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Basta diete. Ora piacciono le curve

Basta diete. Ora piacciono le curve

29 Marzo 2019, 08:00

Mangiate! Le curve sono tornate. «Curvy» è tra i nuovi 250 neologismi dell’ultimo Zingarelli. La giunonica Paola Torrente, ha mancato la corona di Miss Italia per un soffio. Ma i social parlano, ancora, solo di lei. Della sua taglia 46, della voglia di vedere bellezza: ma tanta. Le ultime sfilate per la nuova stagione hanno portato in passerella linee dalle curve morbide. Ben oltre la taglia 40. Skinny contro curvy. Sul piatto della bilancia oggi le donne si dividono. Soprattutto si sono stufate. Dopo la stagione delle maggiorate, è arrivata l’onda lunga della fame, delle diete. Una schiavitù durata anche troppo. Canoni impossibili da mantenere, se non a costo di saltare i pasti. Le donne, ora, vogliono vivere dentro corpi più veri, più femminili. Finita la supremazia della magrezza? Non proprio. Perfino Barbie, però, ha arrotondato le forme, e il calendario Pirelli, dopo i 90 chili di Candice Huffine, sta per uscire, firmato da Peter Lindbergh, padre delle super top model, con un «The Cal» di attrici, vestite e intorno ai 40 anni. «Gli studi di genere dimostrano che il cinema ha proposto, nel corso della sua storia, donne vittime di uno sguardo maschile. Scavando nelle pieghe di questa storia, è interessante notare, però, come il cinema ha raccontato il corpo femminile in una varietà di forme sorprendente, rispecchiandone la varietà e la ricchezza. Non soltanto il corpo della diva, ma quello di tutte le donne. Per buona parte della sua storia, poi, fino agli anni ‘70, non ha conosciuto la chirurgia estetica, quindi ha avuto icone di una bellezza rara, ma vera, senza i ritocchi del bisturi o gli artifici del digitale», dice Michele Guerra docente di cinema, fotografia e televisione del nostro ateneo. Proprio i media, le modelle, le attrici hanno proposto una magrezza esasperata, cui vanno aggiunte curve dal chirurgo estetico, in un’esasperata ricerca di eterna giovinezza, possibile solo ad un certo ceto. Modelli sul viale del tramonto? Si sta affermando una maggioranza di donne, contro l’oligarchia di quelle poche che se lo possono permettere? Forse. Sicuramente oggi le donne avvertono la stanchezza di dover essere madri, mogli, figlie, di dover faticare più degli uomini per far carriera e, in più, con 800 calorie al giorno. «Il filosofo Byung-Chul Han ci definisce proprio “società della stanchezza”. Tutti sottoposti ad un meccanismo perfomativo. Il corpo delle donne è diventato parte dell’ingranaggio per l’affermazione sociale, deve esprimere produttività, salute, assomigliare a quello di eterne adolescenti. Un’icona sociale da cui parte un messaggio di successo, di status, l’espressione della padronanza di sé. Quello che si percepisce, nelle donne di oggi, è una stanchezza profonda nei confronti di una vita vissuta tra competizione e sacrificio. Masse crescenti di donne stanno mettendo in discussione i modelli sociali del passato e del presente, forse una rinuncia alla competitività, ma anche un allargamento di visione. Nelle grandi città, dove le ondate migratorie hanno portato all’avvicinamento di donne dai modelli culturali differenti, gli studi sociologici raccontano di come le straniere siano colpite da questa stanchezza importante, dalle vite al limite, cui le italiane si costringono. Con il tempo, i modelli saranno sempre più plurali, e questo non può che comportare un cambiamento», dice Vincenza Pellegrino docente di sociologia della globalizzazione dell’Università di Parma. Il neurologo Fulvio Arnone, supervisore nei programmi di riabilitazione dei disturbi alimentari nell’Ospedale di Monticelli osserva il fenomeno dal punto di vista patologico. «Spesso i pazienti arrivano dallo specialista dopo anni di malattia. Oggi c’è più coscienza, meno stigma verso anoressia e bulimia. I pazienti anoressici hanno necessità di controllare il corpo, vogliono dimagrire, ma soprattutto governare le loro pulsioni. La magrezza ne è solo un sintomo evidente. E l’età di maggior incidenza è l’adolescenza. Età in cui si sta diffondendo anche da noi una nuova abitudine: la drunkoressia. Ragazze che riducono drasticamente i pasti pur di poter bere alcolici e mantenere così un fisico asciutto. Il problema di fondo è sempre quello dell’insicurezza, della mancata accettazione di sé e del proprio corpo. Al Maria Luigia arrivano pazienti da tutt’Italia e i posti disponibili sono costantemente occupati, 365 giorni l’anno». Le curve son tornate, o sarà un bene che tornino. Curve di donne, né grasse, né magre, ma semplicemente felici.

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