Ha un nome soave, quella suora. Che evoca dolcezza. Ma quando Paolo (il nome è di fantasia) sente pronunciarlo, fa un smorfia e sentenzia: «Non mi piace». I ricordi restano, anche in un bambino che ha sempre voglia di giocare, divertirsi e scoprire le novità della vita. Le ferite sulla pelle se ne sono andate abbastanza presto, rimane la «punizione» di quel giorno. Aveva 5 anni e mezzo il 5 febbraio 2014, quando la sua maestra, suora educatrice in una scuola materna privata della provincia, lo avrebbe sollevato da terra prendendolo per le orecchie, lacerandogli così la parte posteriore di tutte e due i padiglioni auricolari. Il referto del Pronto soccorso, dove poi il bambino viene medicato, parla di ferita «retroauricolare bilaterale». E il pm Fabrizio Pensa, che ha coordinato l'inchiesta portata avanti dai carabinieri, ha citato direttamente a giudizio la suora, 48 anni, per lesioni volontarie aggravate perché commesse nei confronti di un minore all'interno di un istituto di istruzione.
Quella mattina litigano per un gioco, Paolo e un altro bambino: tutti e due lo vogliono, nessuno vuole cedere. E sicuramente urlano, si spintonano, forse vola pure qualche calcio. «Ma a quel punto la suora, così mi ha riferito mio figlio poco dopo esserlo andato a prendere - spiega il padre -, lo ha preso per le orecchie alzandolo da terra, e lui ha sentito le unghie della suora che lo ferivano. Guardi, io non ho alcuna difficoltà ad ammettere che il bambino è molto vivace, ma è chiaro che non si può calmare in quel modo». Insomma, per dividere i due piccoli, la maestra non avrebbe trovato altra soluzione che sollevare di peso Paolo. E poi? La religiosa chiama la madre del piccolo, chiedendole scusa perché è capitata "una brutta cosa". Ma non le dice cosa è successo, non dà altre spiegazioni.
La mamma non può lasciare il lavoro, ma il padre si precipita subito alla scuola materna. Quando arriva, tutta la classe di Paolo è nel corridoio. Dentro all'aula, invece, la suora in lacrime, che ripete "è successa una brutta cosa", e il bambino con un orecchio insanguinato. «In quel momento non ho chiesto nulla, ero solo preoccupato per mio figlio - racconta il padre -: aveva un forte dolore, così l'ho caricato in macchina, e ho notato che anche l'altro orecchio sanguinava». In Pronto soccorso vengono messi al bambino alcuni punti di sutura, e dopo la medicazione il padre può riportarlo a casa. Il giorno dopo la famiglia si precipita dai carabinieri: racconta tutto ciò che è accaduto poche ore prima all'asilo, pur non formalizzando una denuncia. Ma bastano quei 21 giorni di prognosi sul referto dei medici dell'ospedale per far sì che si possa procedere d'ufficio.
Così, l'indagine prende il via. Molte le persone sentite, tra cui anche i genitori e i nonni del bambino. Fino alla chiusura del cerchio, con la citazione diretta a giudizio della suora, la procedura prevista per i reati fino a quattro anni di pena. La famiglia di Paolo, assistita dall'avvocato Gianluca Bergamaschi, non si costituirà parte civile: nel frattempo ha ricevuto un piccolo risarcimento dall'assicurazione della scuola.
Il bambino non ha più fatto ritorno in quella materna e ha frequentato gli ultimi mesi in un altro asilo. Mentre la suora («mi risulta si sia assentata solo per un breve periodo dopo il fatto», sottolinea il padre) tuttora insegna in quell'istituto. E ora deciderà di affrontare un processo ordinario a porte aperte, sceglierà il rito abbreviato (che prevede un terzo di sconto di pena), o patteggerà? Il suo difensore, Mario Bonati, al momento non rilascia dichiarazioni sul caso per conto della sua assistita. L'appuntamento in aula è per il 12 dicembre.
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