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Detective a Parma: ecco chi ha "licenza di spiare"

Detective a Parma: ecco chi ha "licenza di spiare"

30 Marzo 2019, 12:47

Laura Frugoni

«Noi investigatori privati siamo dei professionisti che risolvono i problemi delle persone perbene e delle aziende serie. Per questo prendiamo le distanze da chi in questi anni a Parma ha abbindolato un sacco di gente».

Già: la storia (recente) a cui si riferisce Dario D'Amico - il detective parmigiano con l'agenda zeppa di clienti, denunciato dai carabinieri perché da anni spiava la gente senza uno straccio di licenza - non è di quelle che danno lustro alla categoria. Ma se a uno come D'Amico, titolare della Rds Europe di viale Milazzo, sta comprensibilmente a cuore che l'opinione pubblica non faccia di tutta l'erba un fascio, ben venga la sua difesa d'ufficio se serve a chiarire dubbi e dissipare equivoci su una figura che - diciamolo pure - in Italia è spesso avvolta da un cono d'ombra e quasi sempre confinata al pruriginoso terreno delle scappatelle coniugali.

Come si fa a scegliere un investigatore privato? Che armi servono per capire se hai di fronte un borderline (che usa sistemi fuorilegge) o un professionista inattaccabile? E poi: ha senso ancora un Sherlock Holmes in carne ed ossa in un mondo in cui siamo tutti iper-connessi e geo-localizzati e l'inseparabile spia digitale (leggi smartphone) ce la portiamo in borsetta?

«Molta gente pensa di poter risolvere da sola faccende anche molto delicate - parte dall'ultima domanda D'Amico - Vedono Criminal Minds in tv e si sentono investigatori. Ma se mi piace Doctor House non è che il giorno dopo penso di poter curare la gente».

Come accerto l'affidabilità di un'agenzia?

«Intanto dev'essere un'agenzia vera, a cui la prefettura ha rilasciato una licenza. L'investigatore privato dev'essere in possesso di una laurea e avere lavorato cinque anni in un istituto di investigazioni. Abbiamo l'obbligo di compilare e tenere aggiornato il “registro di polizia”, in cui sono annotate le generalità dei clienti e le varie indicazioni prescritte dal regolamento».

Su quale normativa bisogna fare affidamento?

«Il decreto ministeriale 269 del 2010 ha riorganizzato la nostra disciplina a livello giuridico. Diciamo che ha fatto un po' da spartiacque tra il passato in cui chiunque poteva improvvisarsi investigatore e gli ultimi anni in cui ha preso forma un'immagine moderna, più dinamica e brillante. L'investigatore privato è un professionista in possesso di una preparazione giuridica; può essere laureato in giurisprudenza o scienze politiche, psicologia».

Lei il foglio di carta ce l'ha?

«Si mi sono laureato in criminologia all'Università di Miami in Florida».

La clientela più assidua?

«Dipende da come ti specializzi. A noi, ad esempio, si rivolgono molte aziende. Magari hanno la necessità di verificare la fedeltà di un dipendente, controllare se c'è un abuso dei permessi della 104, o delle assenze per malattia».

I famosi furbetti del cartellino. Può anche una pubblica amministrazione mettere un detective privato alle costole dei dipendenti?

«Sì, da non molto c'è questa possibilità anche se molti ancora non lo sanno. Anche tra le aziende c'è parecchia disinformazione: grazie alle prove che raccoglie un investigatore privato si possono risolvere casi di spionaggio industriale, risparmiando anche molti soldi. Ma gli ambiti in cui lavoriamo sono vari: dallo stalking al bullismo. Collaboriamo con le forze dell'ordine. Si rivolgono a noi anche genitori in ansia per i figli: vogliono sapere se fanno uso di droghe, se frequentano cattive compagnie».

Arriviamo al caso più classico: il traditore da smascherare. Sono più gli uomini o le donne a chiedere aiuto allo 007?

«Direi metà e metà. Spesso vogliono sapere se il coniuge tradisce per motivi economici. Anche oggi mi ha chiamato una signora: il marito non vuole più passarle gli alimenti, dice che ha perso il lavoro, lei non gli crede».

Quante storie di sesso e bugie avrà collezionato.

«Ah, ne ho viste davvero di tutti i colori: gente che vive tranquillamente dividendosi tra due famiglie. Ma non dico di sì a tutti: ho rifiutato molti lavori. Se l'incarico “moralmente” non mi piace non lo prendo. Di recente è venuta da me una signora: voleva che spiassi la moglie del suo amante, per dimostrare che anche lei aveva qualcosa da nascondere... Le ho detto arrivederci».

E' più arduo stanare il Casanova o la fedifraga?

«L'uomo che tradisce è più pollo: quando lo prendi in castagna rimane un po' sorpreso. La donna si muove meglio, è più furba. Quando viene scoperta, passa subito all'attacco. Cerca di ribaltare la situazione: se ti tradisco è tutta colpa tua».

C'è anche il vostro tariffario che scoraggia. Quanto si deve sborsare per arrivare alla sospirata prova?

«Dipende. In certi casi lavoriamo a ore, in altri facciamo dei forfait. Per le infedeltà coniugali una sola volta - come prova da fare valere in tribunale - non basta».

Azzardiamo una media: quanto spendo per sapere se ho le corna?

«Ho appena chiuso una pratica da tremila euro».

La gente confida all'investigatore particolari intimi, risvolti privatissimi. Che rapporto si stabilisce con il cliente?

«Nel primo incontro raccontano le loro storie, si sfogano, spesso tra le lacrime. Poi si entra in confidenza, diventa quasi un'amicizia. Il nostro codice deontologico ci impone una riservatezza totale. Quello che uno dice all'investigatore è come se lo raccontasse in un confessionale».

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