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Donna ferita: solo lei può dire cosa è successo

16 Ottobre 2016, 12:48

«Aspettiamo che la signora si svegli», ripetono gli investigatori.

Lei però ancora dorme: sprofondata nel sonno del coma indotto dai farmaci. E le domande restano in gola. In Rianimazione le ore e i giorni passano lenti, lei non sa che nel mondo fuori il suo caso è diventato un rompicapo, una specie di giallo su cui ci si continua ad arrovellare.

Lei è la donna di 56 anni di origini moldave soccorsa all'alba di mercoledì nell'androne della sua casa di vicolo San Moderanno, a due passi da piazza Duomo: raccolta da un'ambulanza del 118, ferita al volto e alla testa (ha riportato un profondo trama cranico-facciale commotivo). I primi ad arrivare erano stati i vigili urbani, ma è bastata un'occhiata a quel vicolo, a quella donna sanguinante per intuire che non poteva essere stato il «solito» investimento - di quelli che purtroppo raccontiamo tutti i giorni - a ridurla così. In pieno centro, in un borgo così angusto con due curve a gomito, dove le auto sono costrette a passare una alla volta, in un unico senso e - soprattutto - ad andare piano. Davvero difficile da credere.

E difatti la ricostruzione venuta fuori con il passare delle ore - dopo che nel vicolo sono arrivati anche i carabinieri della scientifica a cercare tracce - è apparsa decisamente più complessa. Ma i dubbi sono ancora lì.

La ricostruzione ritenuta per ora più verosimile è quella fornita ai carabinieri dai due uomini che si trovavano insieme alla donna in quegli istanti drammatici e dopo l'incidente hanno chiamato il 118. Chi sono quei due uomini? Non conoscenti occasionali. Entrambi ultrassessantenni, non abitano a Parma: in cittù erano venuti apposta per passare una serata con una vecchia amica e avevano passato la notte a casa sua, nell'appartamento al piano terra di vicolo San Moderanno. Alla mattina presto erano usciti di casa, per recuperare l'auto parcheggiata proprio davanti alla casa. Uno s'è messo al volante e ha messo in moto, mentre l'altro era ancora in piedi nel borgo, davanti alla casa.

Sempre secondo il racconto dei due amici, in quel momento sarebbe arrivata la donna che si è aggrappata alla macchina già in movimento. Perché quel gesto? Per costringere l'uomo al volante a fermarsi, voleva salire in auto? Quel gesto disperato è arrivato al culmine di un litigio?

L'unica cosa certa, per ora, è la drammatica caduta della 56enne, faccia a terra sui cubetti di porfido. Non ci sarebbero altri testimoni che possano confermare o smentire la versione dei due amici. Eliminare una volta per tutte il dubbio che quella drammatica caduta non sia stata del tutto accidentale (ad esempio che qualcuno abbia cercato di spingerla via, facendola sbilanciare e rovinare a terra). Non è stata picchiata: le lesioni sarebbero compatibili con il trascinamento. Dunque è stato «solo» un incidente? Nessuno ha cercato di farle del male in quel vicolo? Solo lei potrà dire sì o no, e finalmente dissipare ogni dubbio. r.c.

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