Chiara Pozzati
Un lungo silenzio mandato in frantumi da un pianto incontenibile. Poi il groppo in gola e la preghiera di risentirci. E’ un copione straziante che si ripete al telefono con le amiche e gli ex colleghi. Perché la morte di Patricia Rizzo feroce, gratuita, incomprensibile è uno choc fortissimo. La notizia arriva nel marasma di un venerdì in cui gli occhi del mondo continuano a essere puntati su Bruxelles. «Purtroppo Patricia non è più con noi»: così ha scritto su Facebook Massimo Leonora, il cugino della 48enne, ex funzionaria dell’Authority di viale Piacenza, spegnendo le speranze anche parmigiane.
LO SGOMENTO
Anna Maria Carè, l’amica parmigiana nonché dirimpettaia della donna negli anni in cui ha vissuto in strada Ospizi civili, alle spalle di borgo Romagnosi, declina con garbo l’invito a dire qualcosa. «Purtroppo il fatto che non fosse ricoverata negli ospedali fin dal principio…» si lascia sfuggire tra le lacrime prima di chiudere definitivamente la comunicazione. Così questo «mondo piccolo» che fu anche suo piange Patricia. Ora non c’è spazio per nient’altro. Ira e sgomento contro i terroristi che hanno emesso anche questa sentenza di morte arriveranno, certo, ma non adesso. Adesso gli sguardi sono di pietra, le parole si fanno avare, c’è solo il pianto per un dolore autentico.
La 48enne, nata in Belgio ma originaria di Calascibetta, in provincia di Enna, adorava il figlio 18enne Jonathan e lavorava all’Ercea, l’Agenzia esecutiva del consiglio della ricerca europea. L’avvenuta identificazione della salma è stata confermata ieri sera anche dalla Farnesina.
GLI APPELLI
Fin dalle prime ore del martedì di follia, l’angoscia ha stretto nella morsa parenti e amici di Patricia. Ad alimentare la preoccupazione c’era infatti la consapevolezza che lei viaggiasse ogni giorno sulla linea della metropolitana «maledetta», scelta dai terroristi per l’attentato. Ogni mattina faceva tappa dove l’esplosione ha devastato la stazione di Maalbeek. Gli appelli disperati dei familiari hanno fatto il giro del mondo, gli amici di Parma hanno tenuto il fiato sospeso: «Vogliamo credere nel miracolo» ci aveva raccontato la Carè, insieme a qualche aneddoto su Patricia con cui aveva condiviso tempo e svago.
Proprio la titolare de «l’Artiere», la boutique di borgo Giacomo, ci aveva spiegato che era stata Patricia a scegliere di andare a Bruxelles, nel 2008, ma anche che il rammarico nell’allontanarsi da Parma era stato grande. «Era una donna solare, dolcissima e davvero in gamba. Indimenticabile amica e vicina di casa», aveva concluso la Carè. Anche gli ex colleghi dell’Efsa, ermetici, ma non per questo meno sconvolti, hanno seguito col cuore in gola e minuto per minuto gli aggiornamenti costanti sulle ricerche. Fino allo straziante verdetto di ieri.
L'ALTRA VITTIMA «ITALIANA»
Intanto le notizie ufficiali sono rimbalzate come pallottolieri impazziti per tutta la giornata. «L’Unità di Crisi della Farnesina e l’Ambasciata d’Italia in Belgio sono rimaste in costante contatto con le autorità tedesche, dalle quali hanno avuto conferma del decesso anche della cittadina tedesca di origini italiane Jennifer Scintu Waetzmann. La Farnesina si stringe attorno ai familiari ed esprime i più profondi sentimenti di cordoglio per queste tragiche perdite».
Nata e cresciuta in Germania, ma di origine sarde, tornava spesso ad Ales, un piccolo paese dell’Oristanese di cui erano originari i nonni. Al momento dell’esplosione era al check-in del volo Delta per New York, assieme al marito Alex Waetzmann, ora ricoverato in gravi condizioni in un ospedale di Bruxelles.
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