Francesco Bandini
Una semicurva in piena campagna, una ruota che perde aderenza sul ciglio della strada, la sterzata improvvisa per cercare di riprendere il controllo, lo schianto spaventoso contro il muro di cinta di una casa. E poi solo il buio e il silenzio, spezzati dalle sirene dei soccorsi, rivelatisi fin da subito inutili. Per Rafael Secondi, 30enne residente a Sala Baganza, argentino di nascita ma naturalizzato italiano, non c'è stato nulla da fare. Troppo gravi le ferite riportate nello schianto dell'altra notte a San Ruffino. Il giovane è morto praticamente sul colpo, stritolato fra le lamiere della propria Fiat Bravo Gt. Lascia la moglie e due figli piccoli.
Il tragico incidente è avvenuto l'altra notte lungo strada Filippo di Borbone, circa un chilometro fuori San Ruffino in direzione di Casale di Felino. Secondo una prima ricostruzione effettuata dalla polizia municipale di Parma, intervenuta sul posto per i rilievi, intorno alle 22.45 la Bravo condotta dal 30enne stava procedendo in direzione di Parma, quando, nell'affrontare una semicurva all'altezza del civico 105, ha iniziato a sbandare. L'ipotesi più probabile è che una ruota sia finita fuori dalla carreggiata, dalla parte destra, dove non è presente la banchina e c'è un dislivello di una decina di centimetri. Il conducente, per evitare di finire fuori strada, avrebbe sterzato bruscamente, ma a quel punto non sarebbe più riuscito a mantenere il controllo del mezzo, che prima è finito fuori strada dalla parte opposta e infine si è schiantato contro un palo dell'elettricità in cemento armato, posto proprio a ridosso del muro di cinta di una casa. Il veicolo si è praticamente accartocciato attorno al pilastro, abbattendo anche il muro in mattoni, letteralmente crollato per una lunghezza di circa otto metri. Un urto spaventoso, che ha distrutto l'auto e non ha lasciato scampo al conducente, che stava viaggiando da solo.
Subito sono accorsi gli abitanti della casa contro il cui muretto si è schiantata l'auto, che hanno chiamato i soccorsi. Per liberare l'uomo intrappolato fra le lamiere sono dovuti intervenire i vigili del fuoco con i divaricatori idraulici. Ma, una volta estratto dall'abitacolo, per il 30enne salese non c'è stato nulla da fare: i soccorritori del 118 hanno tentato di rianimarlo, ma ormai era già morto. Per la rimozione del corpo si è dovuto attendere l'arrivo del magistrato di turno. Ieri mattina, a testimoniare l'ennesima vita spezzata lungo quella strada e l'ennesimo incidente annunciato su un'arteria da tempo nota per la sua pericolosità, c'erano i segni tracciati sull'asfalto dai vigili urbani e quel muro abbattuto dalla violenza di un schianto che si è portato via un giovane papà.
La protesta degli abitanti: strada pericolosa
Chi abita lungo via Filippo di Borbone, la provinciale che collega Casale di Felino con San Ruffino, è esasperato da uno stillicidio di incidenti – alcuni dei quali mortali – che va avanti da anni e che ultimamente sta facendo registrare un sensibile incremento.
«Non sappiamo più come fare, siamo disperati», spiega Massimo Fochi, che abita nella casa il cui muro di cinta è stato abbattuto l'altra notte dall'auto condotta dal 30enne salese morto sul colpo. «Abbiamo paura a uscire di casa, questa strada ormai è diventata una pista da Formula 1. Ma quello che ci preoccupa di più è l'escalation di incidenti che si sta verificando». Negli ultimi due anni, spiega, il muro di cinta di casa sua è stato abbattuto per ben quattro volte da auto impazzite all'uscita di quella semicurva maledetta che ha davanti a casa. Ma gli incidenti senza conseguenze gravi sono in realtà molti di più, almeno una decina solo nell'ultimo anno, fa i conti Fochi.
Mentre parla, le auto sfrecciano a velocità ben superiori al limite di 70 chilometri orari previsto in quel tratto, facendo il pelo a coraggiosi ciclisti che si avventurano lungo la provinciale. Una macchina azzarda perfino un sorpasso criminale a velocità folle, proprio mentre sta sopraggiungendo un altro veicolo, che evita per un soffio. «Lo vede? Qui è sempre così. La strada è provinciale: perché la Provincia non fa qualcosa? Perché non mettono dei dissuasori, o dei segnalatori luminosi, o un autovelox?».
I morti in via Filippo di Borbone, solo negli ultimi anni, sono stati almeno cinque: oltre a quello dell'altra notte, il più recente
è il caso di Silvia Ubaldi, la barista 34enne di Carignano deceduta nell'aprile del 2014 dopo che la sua auto si è scontrata con un altro veicolo. Qualche anno prima era toccato a due uomini in bicicletta: in due distinti incidenti, erano morti un poliziotto 39enne e un altro ciclista, quest'ultimo falciato da un'auto pirata poi svanita nel nulla. E prima ancora una donna era deceduta dopo essere finita con la propria vettura contro un palo. f.ban.
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da BCC Rivarolo Mantovano
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata