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I ladri fanno «sparire» la cassaforte

I ladri fanno «sparire» la cassaforte

10 Luglio 2016, 10:08

Laura Frugoni

Non è purtroppo la prima volta che i ladri si vanno a infilare in una struttura ospedaliera.

Ma chi è riuscito a entrare, l'altra notte, nel polambulatorio dell'Hospital Piccole Figlie di via Rismondo non era il solito balordo che va a frugare nei cassetti e mal che vada s'accontenta di una manciata di monete arraffate dai distributori di caffè e merendine.

Cercavano soldi, ovviamente, e li hanno trovati: custoditi in una massiccia cassaforte e qui arriva l'alone di mistero. La cassaforte del poliambulatorio non è stata aperta o forzata in loco, come di solito fanno i «colleghi» armati di flessibile. In questo caso hanno preferito un'altra tecnica: l'hanno fatta letteralmente sparire. E dev'essere stata un'impresa tutt'altro che agevole, visto che si tratta di un forziere di cento chili e il percorso per portarlo fuori è irto di ostacoli.

Ladri nerboruti, a quanto pare, e pure fortunati: il tesoretto su cui hanno messo le mani l'altra notte era più ricco del solito: circa 5.500 euro, ovvero l'incasso di un paio di giorni di ticket e prestazioni, che non erano ancora stati versati in banca.

Il furto è stato scoperto all'alba quando sono arrivate le donne delle pulizie. Troppo tardi: a quell'ora i ladri erano già nel loro letto a riprendersi dalle fatiche della scorribanda notturna.

Nessuno li ha sentiti, nessuno li ha disturbati durante il capillare «tour» all'interno dei poliambulatori, e già questo appare piuttosto strano. Via Rismondo è incastonata nel popoloso cuore dell'Oltretorrente: il poliambulatorio delle Piccole Figlie occupa infatti l'ala che fu del Romanini - storica struttura cittadina di assistenza agli anziani - il cancello dell'ingresso si trova praticamente all'angolo con via della Salute. Da fuori pare inespugnabile e comunque la mattina dopo il furto non presentava segni di effrazione.

Segno che i ladri non sono entrati (e probabilmente nemmeno usciti) da lì.

Un segno del loro passaggio comunque l'hanno lasciato: un buco nella recinzione che separa il giardino della casa di riposo Gulli dall'area cortilizia della casa di cura. Sono entrati dal Gulli, allora? Nemmeno lì sarebbero stati trovati ingressi aperti o forzati ed ecco servito il secondo mistero.

Raggiunto il cortile interno della casa di cura si sono arrampicati su per un pluviale fino a raggiungere una finestra e a quel punto erano dentro, pronti ad aprire tutte le porte, a mettere il naso in ogni ambulatorio finché non hanno trovato quello che cercavano. La cassaforte, che si trovava in un ufficio al secondo piano della struttura. Non c'è stato bisogno di smurarla, perché non era ancorata alla parete. Quando il poliambulatorio s'era trasferito nei locali di via Rismondo - dopo la «batosta» dell'alluvione - il lavoro era stato giudicato troppo oneroso, e comunque vista la stazza e la pesantezza del forziere si era pensato che il livello di sicurezza fosse sufficiente.

Purtroppo, ormai, tocca ricredersi spesso: i ladri, che certamente dovevano essere un bel gruppetto (da solo non ci sarebbe riuscito neanche Maciste) non si sono lasciati spaventare dalla mole della cassaforte. Per trascinarla fino all'ascensore hanno fatto come quando si devono spostare i mobili più pesanti: l'hanno fatta «scivolare» lungo camici e teli recuperati dagli ambulatori e appoggiati sul pavimento. In qualche modo sono riusciti ad arrivare fin in strada con quell'ingombrante carico, decisi ad aprirlo con tutta calma una volta raggiunto un posto tranquillo. Indaga la polizia. Dalla direzione delle Piccole Figlie preferiscono non commentare il raid: s'immagina l'amarezza. Unica consolazione: non hanno fatto altri danni, che è già un regalo, di questi tempi.

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