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Il rammarico di Baraye

16 Febbraio 2016, 07:25

Paolo Grossi

Ieri sera, prima di entrare in trasmissione come ospite a Bar Sport, negli studi di Tv Parma, Yves Baraye si è fermato in redazione alla Gazzetta di Parma, per spiegare il prima e il dopo dell'esultanza di domenica.

«Ho pensato a quel modo di festeggiare il gol solo sabato, prima di andare in ritiro con la squadra. Ho messo il passamontagna nella borsa e poi l'ho portato al campo. Non l'avevo detto a nessuno perché volevo che fosse una sorpresa per tutti. Ho sbagliato, lo dico subito, perché non conoscevo il regolamento che lo vietava. In tv ho visto a volte all'estero fare cose del genere e nessuno ha mai parlato di provvedimenti disciplinari».

Così quando l'arbitro l'ha cacciata, le sarà crollato il mondo addosso...

«Io non ho neanche visto l'arbitro estrarre il cartellino giallo perché sono stato circondato dai compagni che mi festeggiavano. Poi ho visto con stupore il rosso e stavo andando a chiedere perché quando Benassi e qualcun altro mi hanno frenato, dicendo che non ci si può coprire il viso esultando».

Ma non le dava fastidio portare quel fagotto nel calzoncini?

«Sì, in effetti era un po' fastidioso, e speravo di fare gol rapidamente. Dio m'ha aiutato ed è andata proprio così».

Dopo aver preso il rosso che cos'ha pensato?

«Sono andato nello spogliatoio e ho controllato il cronometro. Ho visto che erano passati solo 22 minuti e ho temuto di aver compromesso la partita. Mi dispiaceva molto aver lasciato in difficoltà i miei compagni. Sono sicuro che se non mi fossi fatto espellere la partita, in undici contro undici, l'avremmo vinta senza problemi».

Non sarebbe andata così se non fosse arrivata poco prima quell'ammonizione per simulazione.

«Ma quello per me era rigore, o caso mai, se non vuoi proprio fischiarlo, niente, ma non certo una simulazione. Io ho messo il corpo tra la palla e l'avversario e sono stato toccato da dietro. Non c'è simulazione».

A fine gara i compagni come hanno commentato?

«Sono andato nello spogliatoio per scusarmi con tutti, e devo dire che non me l'hanno fatta pesare troppo. Ciccio Corapi a dire la verità mi ha preso un po' in giro, mentre Lucarelli mi ha detto che se lo avesse saputo prima mi avrebbe avvisato che la cosa non
era consentita dal regolamento».

E lei che cosa pensa di questa norma, adesso che l'ha conosciuta a sue spese?

«Penso che non sia una bella cosa negare, a chi gioca a calcio, la possibilità di festeggiare un gol in modo allegro. Non ho fatto perdere del tempo, non ho offeso gli avversari o i loro tifosi, ho solo fatto divertire i nostri supporter. Credo non ci fosse niente di male».

Ora si aspetta una squalifica di un turno?

«Direi di sì, è stata una somma di ammonizioni, andrà così».

Peccato, perché ha segnato alla Ribelle il suo 17esimo gol in campionato. E' vero che Pera e Nocciolini sono a quota 20, ma hanno tirato rispettivamente 7 e 6 rigori. Lei neppure uno, ed è quindi il top scorer del girone D.

«Sono contento della mia media realizzativa, anche perché da ragazzo, quando giocavo in Senegal, e poi nelle giovanili del Marsiglia, vivevo per il gol, ne facevo tanti, e mi sono fatto conoscere per quello. Poi arrivato in Italia, le esigenze del gioco di squadra mi hanno un po' «spuntato», mentre adesso, quest'anno, sto ritrovando il gusto del gol. Mi spiace saltare il Forlì, una gara importante. Ma mi rifarò».

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