×
×
☰ MENU

Jella, i tempi dell'estradizione

Jella, i tempi dell'estradizione

20 Maggio 2017, 11:53

Laura Frugoni

Il suo vecchio nome va cancellato: fasullo, anche se doveva pur essere il preferito tra i vari alias presi in prestito nella sua esistenza criminal-randagia.

Un altro colpo di scena emerge dalle ultime battute di questa estenuante caccia all'uomo: l'assassino di Alessia Della Pia - finalmente incarcerato a Tunisi dopo 18 mesi di latitanza - non si chiama Mohamed Jella, eppure con quel nome era stato arrestato e schedato, più di una volta. Mentre abbandonava l'Italia, s'è ripreso l'identità originale e questo spiega anche come sia riuscito a diventare un fantasma già nei giorni immediatamente successivi all'omicidio. Non essere più Mohamed Jella gli ha reso tutto più facile: la fuga prima, la tranquilla latitanza nel suo Paese poi. Come dobbiamo chiamarlo d'ora in poi? I carabinieri ieri hanno diffuso soltanto le iniziali: M.A.J., 30 anni (la data di nascita non è cambiata).

Sulla cattura di lunedì scorso emerge qualche altro particolare: il fuggitivo viveva nella casa dei genitori, in un quartiere residenziale della capitale. Lì è andata a prenderlo la polizia tunisina, dopo che dagli investigatori italiani - attraverso l'interpol - era arrivata la «dritta» precisa sull'indirizzo.

I militari del Nucleo investigativo sapevano da tempo che si trovava a Tunisi, lo «monitoravano» anche attraverso la sua intensa attività sui social (ha diversi profili su Facebook, ognuno con uno pseudonimo diverso). Quando finalmente sono arrivati ai dati anagrafici originali, hanno scoperto che c'era un errore nell'indirizzo di residenza e questo ha allungato ulteriormente i tempi.

L'assassino di Alessia ora è in una cella del carcere di Tunisi: resta da capire quanto tempo dovrà passare prima che venga trasferito in Italia. Tra il nostro Paese e la Tunisia esiste una Convenzione per l'estradizione che risale agli anni Sessanta. Nella migliore delle ipotesi potrebbe volerci soltanto qualche settimana, ma in situazioni così delicate entrano in gioco inevitabilmente le implicazioni politiche e le relazioni tra i governi. Bisognerà insomma vedere quanto il nostro Paese «premerà» per riavere il tunisino, accusato di omicidio volontario con l'aggravante della crudeltà.

Anche i tempi del processo, per ora, sono un'incognita: il fatto che non sia più latitante comporta che abbia diritto ad essere presente. Se così non fosse, potrebbe scattare una sospensione già alla prima udienza.

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI