Chiara Pozzati
Dodici giorni di buio, ma ieri ha finalmente aperto gli occhi. Tania (il nome è di fantasia), la 56enne di origini moldave, protagonista suo malgrado del giallo di vicolo San Moderanno, è stata trasferita in Neurochirurgia nella tarda serata di domenica. I medici hanno decretato lo stop ai farmaci che l’hanno tenuta in coma per quasi due settimane.
Ieri mattina due carabinieri del Nucleo Investigativo sono approdati al quarto piano del Maggiore e hanno varcato le soglie di un reparto off-limits un po’ per tutti. Figuriamoci per i cronisti. Impossibile afferrare perfino i brandelli di una conversazione top secret. Non si sa neppure fino a che punto la donna sia in grado di far luce su quel maledetto mercoledì mattina, o sulla notte precedente.
La speranza è che la 56enne possa dipanare quel mistero, impresso nelle cicatrici e nei lividi sul suo corpo. Mistero che ruota attorno a tre persone. Lei e i due ultrasettantenni italiani con cui avrebbe trascorso la notte al civico 6 del vicolo all’ombra del Battistero. Torniamo a quello che sappiamo finora. Uno dei due uomini, pare abbia una relazione amorosa con Tania, l’altro sarebbe un conoscente del compagno. Le loro versioni, in parte fumose, ma comunque ritenute concordanti, sono state passate al microscopio dagli investigatori di via delle Fonderie. E il sostituto procuratore Daniela Nunno ha aperto un fascicolo per lesioni volontarie gravi.
A mettere a fuoco i contorni di questa storia potrebbe essere proprio lei, Tania. L’unica voce che ancora mancava all’appello e che forse potrebbe finalmente ricomporre il puzzle della vicenda. Su cui pesano ancora molti dubbi. Non è chiaro, ad esempio, fra chi sia scattata la lite che avrebbe innescato il gesto della 56enne. I due uomini avrebbero raccontato di aver lasciato la casa poco dopo le 6,30 di mercoledì 12 ottobre. Uno sarebbe salito sull’auto, parcheggiata proprio sotto casa, e avrebbe avviato il motore. Ma mentre l’altro stava per chiudere la portiera, la donna sarebbe piombata nella viuzza striminzita, aggrappandosi alla macchina per cercare di bloccarla. Finendo rovinosamente sull’asfalto. Una versione che potrebbe reggere, ma subito dopo cosa è accaduto? E ancora: perché i due avrebbero spostato Tania, riportandola all’interno dell’appartamento? Un tentativo maldestro di soccorrerla o la speranza di racimolare tempo prezioso per valutare le mosse successive?
Mentre i dubbi vorticosi si assiepano, tutto tace al quarto piano del Monoblocco dove Tania riposa. Mentre gli uomini dell’Investigativo coordinati dal pm Nunno stanno scavando a fondo, Tania è in ospedale. Sveglia, cosciente. Nessuno in quasi due settimane è venuto a farle visita. Nessuno della comunità moldava pare conoscere questa signora, che con la forza della sua voce potrebbe finalmente fare luce su quello che è accaduto quella mattina.
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