PARLA LUCA CACIOLI
Luca Cacioli è sempre sorridente, uno di quei toscani che sanno dare il giusto peso alle vicende quotidiane. A partire dal calcio, dalla sfida di domani tra Altovicentino e Parma (stadio dei Fiori, Valdagno ore 14,30). La seconda contro la prima, sette punti di differenza e novanta minuti che potrebbero dare la prima sentenza. Ovvero la stagione riparte (se vincono i padroni di casa) o si chiude (se i crociati pareggiano o meglio ancora vincono). Cacioli sorride. «Siamo carichi il giusto,
credo però che non sia la gara fondamentale. È una gara importante, durante l’anno ci so-
no alcune partite, quattro o cinque, che danno quella svolta in positivo al campionato. Questa potrebbe essere una di quelle».
Nove gol subiti: si può dire che il Parma inizia a vincere dalla difesa?
«Abbiamo iniziato bene il 2016, se non sbaglio anche loro
non hanno preso gol nelle prime tre partite. Hanno preso una ventina di gol ma nelle
ultime partite stanno concedendo poco anche loro. Sarà una partita difficile, sicuramente».
Ma stavolta chi deve assolutamente vincere è proprio l'Altovicentino.
«In effetti noi abbiamo due risultati su tre. Naturalmente andremo lì per vincere la partita. Però siamo in vantaggio di sette punti e credo che sia normale che loro debbano rischiare qualcosina in più di noi per colmare questo gap. Un po’ si scopriranno, fanno anche un 3-5-2 o un 3-4-1-2 quindi sarà difficile per loro ma sarà altrettanto
difficile per noi. Possiamo aspettarli ma abbiamo provato comunque anche altre soluzioni».
Che Altovicentino s'aspetta?
«Hanno buoni attaccanti ma è la squadra nel suo insieme che rispettiamo molto. Rispettiamo senza aver paura. Sono secondi in classifica, stanno facendo un gran campionato, hanno 49 punti, sicuramente hanno un parco di giocatori importanti per la categoria, hanno Falconieri, Odogwu, Rondon in panchina».
Però c'è la sensazione che se il Parma dovesse tornare da Valdagno imbattuto il più sarebbe fatto.
«No, no, ci sono tantissime partite, abbiamo altre partite difficili con squadre altrettanto forti. Per esempio l’Imolese o il Forlì, abbiamo un’altra trasferta a Correggio molto dura. Questa gara è importante e adesso pensiamo a questa ma il campionato non è assolutamente chiuso, a prescindere dal risultato di domenica».
In ogni caso questa settimana come è trascorsa? Soliti allenamenti, solita tensione?
«Questa settimana abbiamo lavorato come sempre, anche se c’è un po’ più di tensione. E' inevitabile. Almeno, per me è così, e credo alla fine che sia anche normale e comprensibile. Tensione giusta, positiva. Però posso dire che la partita l’abbiamo preparata esattamente come le altre volte».
Quindi conferma che questa potrebbe essere comunque la gara della svolta? Come all'esordio, per esempio.
«In effetti anche per me la prima gara di campionato è stata molto importante per noi. Eravamo al debutto in tutti i sensi. Ma anche recuperare in casa con la Sammaurese è stato importante, perché poi prima di tornare in campo (era l'ultima gara del 2015 ndr) bisognava aspettare molto».
E ci saranno tanti tifosi.
«Non avevo dubbi che venissero in tanti. Però non mi aspettavo sinceramente che finissero 800 biglietti in mezzora. Speriamo di dare ai tifosi una grandissima prestazione, maschia, per fare qualcosa di importante anche per loro». Sandro Piovani
PARLA ARMANDO PERNA
Non si può dire che Armando Perna abbia scritto pagine indelebili nella storia del Parma, ma è certamente vero il contrario, perché il difensore palermitano classe 1981 ha debuttato in serie A proprio con la maglia crociata nella stagione 2006-2007, collezionando le sue uniche sei presenze nella massima divisione. Arrivò nel mercato di gennaio, acquistato da Gabriele Zamagna su indicazione di Pioli, che lo aveva già allenato al Modena. Giocò le prime tre gare da titolare, dopodiché successe un po’ di tutto: il Parma fu ceduto a Ghirardi, che poco dopo esonerò Pioli e chiamò Ranieri, il quale si affidò ad altri interpreti per la sua difesa a tre. Così Perna guardò dalla panchina la grande rimonta di quel Parma, trascinato dal tecnico romano e dai gol di Beppe Rossi. A fine stagione tornò al Modena, dove rimase per altri sei anni, mettendo insieme (tra il «prima» e il «dopo» Parma), più di trecento presenze in B con la maglia dei «canarini». Una più che onorevole carriera in cadetteria conclusa un anno e mezzo fa dopo una stagione al Padova, dopodiché ha militato sei mesi nella Correggese in D e altri sei in Lega Pro, tra le fila della Paganese. Quindi l’approdo, nell’estate scorsa, all’Altovicentino, di cui è uno dei pilastri indiscussi.
Che Altovicentino troverà il Parma domenica?
«Una squadra che vuole esprimere la propria idea di gioco, quella che ci ha trasmesso mister Zironelli. Sia noi che il Parma siamo abituati a dover affrontare squadre che si chiudono, mentre stavolta non sarà così. Inoltre, negli ultimi tempi, abbiamo trovato maggior equilibrio. Siamo consapevoli dell’importanza di questa partita: vincere significherebbe riavvicinarci al Parma e poter poi sperare in qualche suo ulteriore passo falso».
In caso di vostra sconfitta invece, crede che da lì in poi si giocherebbe solo per il secondo posto?
«Nel calcio può succedere di tutto, ma per la vittoria del campionato il discorso sarebbe quasi chiuso e noi lotteremmo per il secondo posto, che sarebbe comunque un obiettivo importante, viste le novità circa le possibilità di ripescaggio».
Chi o cosa teme maggiormente dei crociati?
«Inutile fare nomi, perché tutta la squadra ha grandi qualità tecniche. La classifica lo dimostra».
Che ricordo ha della sua esperienza a Parma?
«Un periodo bellissimo, che mi ha regalato l’esordio in A. Probabilmente ci sono arrivato un po’ troppo presto, non ero ancora pronto, ma è inutile ripensarci o avere rimpianti. Sono contento di quel che ho fatto e di Parma non posso che parlar bene».
A Modena, sei anni fa, ebbe come allenatore Gigi Apolloni...
«Una persona ed un tecnico a cui devo tanto: io peccavo un po’ dal punto di vista della concentrazione, mentre lui è bravissimo a tenere alta la soglia dell’attenzione nei suoi giocatori. In questo sono migliorato grazie a lui».
Nella scorsa estate, quando ha saputo che il Parma sarebbe ripartito dalla D, ha pensato ad un possibile ritorno?
«Sì, c’erano stati anche dei contatti, ma non si sono concretizzati, anche perché il Parma ormai era già coperto nel mio ruolo. Mi sarebbe piaciuto, sia per l’entusiasmo che già si stava creando attorno alla squadra, sia perché a Parma sono stato bene e ora mi sono stabilito a Modena, poco distante. Ma sono comunque felice dell’opportunità che mi ha dato l’Altovicentino, una società ambiziosa con un presidente (Rino Dalle Rive, ndr) che ci tiene tantissimo».
Chi è, tra tutti i compagni con cui ha giocato in carriera, quello che l’ha impressionata di più?
«Chiaramente il Beppe Rossi che salvò il Parma era un giocator fantastico, ma quello più forte con cui ho mai giocato è stato Morfeo. Lui pensava la giocata cinque secondi prima di tutti gli altri». Alberto Dallatana
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