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Seguito online: Achille è salvo grazie a Parma

Seguito online: Achille è salvo grazie a Parma

17 Novembre 2016, 10:23

Patrizia Celi

Assistere una neonato prematuro a migliaia di chilometri di distanza ed istruire mamma e papà alle manovre di cura più elementari può sembrare un’impresa epica, ma oggi è realtà grazie a nuove tecnologie, come Skype, che hanno consentito al neonatologo Claudio Cavalli dell’ospedale dei Bambini di Parma “Pietro Barilla” di rimanere in stretto contatto con i genitori di Achille. Il piccolo è nato il 27 luglio nell’ospedale della capitale di un paese dell'Africa occidentale da intrepidi genitori, che mai si sono persi d’animo dinanzi al suo fragile corpicino: dopo 28 settimane di vita intrauterina pesava poco più di 1 chilo e 200 grammi. Nonostante questo, 10 giorni dopo era già fuori dall'incubatrice e, due settimane più tardi, raggiunto il peso di 1.300 grammi, è stato dimesso. Decisioni inimmaginabile negli ospedali occidentali, in cui un bimbo di un tale peso sarebbe rimasto a lungo in incubatrice nelle terapie intensive neonatali.

«La storia di Achille è incredibile, perché ci dimostra come si possa sopravvivere ad una prematurità importante anche in luoghi con poche risorse e senza sviluppare gravi complicazioni» spiega i Cavalli. Semplici (ma corrette ed efficaci) anche le indicazioni fornite dai clinici alla dimissione: alimentazione solo con latte materno, da somministrare con il cucchiaino, e muovere il piccolo con attenzione, perché delicato. Un po’ troppo poco per mamma Paola che si sentiva spaesata e che ha cercato conforto nella sua città, Parma. Attraverso il passaparola è venuta in contatto con Cavalli, che subito ha accolto la richiesta di assistenza remota con grande entusiasmo. Così sono iniziati i dialoghi quotidiani tramite Skype, sempre più intensi e lunghi, perché a mano a mano che i genitori si rassicuravano sui progressi della crescita di Achille, nello specialista aumentava l’interesse per quel sistema di cura caratterizzato da basso livello tecnologico e grande coraggio.

«Ho accettato pensando di trovare una situazione disastrosa, invece mi sono dovuto ricredere, perché l’ospedale, nonostante i minimi mezzi a disposizione, aveva addirittura organizzato un ambulatorio per seguire i bambini dopo la dimissione, un luogo nel quale le mamme potevano incontrarsi e trovare conforto nello scambio reciproco» racconta Cavalli.

Achille intanto da bravo eroe aveva continuato a crescere, anche grazie agli integratori prescritti e fatti pervenire in Africa, fino a raggiungere la condizione adatta, secondo lo specialista, ad intraprendere il viaggio per Parma. Qui, dopo essersi presentato ai familiari e alle persone care, Achille è stato sottoposto ad un vero check-up (superato egregiamente). Ora ripartirà con i suoi genitori, questa volta diretto verso una capitale europea, dove lo conduce il lavoro di papà, in cui potrà continuare il monitoraggio della sua prematurità.

In Italia, i bambini che nascono prematuri sono 38mila, ma di questi, soltanto l’1 per cento nasce con grande anticipo e con un peso inferiore ai 1.500 grammi: si tratta di cuccioli d’uomo così piccoli da poter essere tenuti in una sola mano, come Achille. Eppure per loro c’è grande speranza, anche se vedono la luce - come in questo caso - in luoghi lontani, in cui terapie intensive e tecnologie all’avanguardia sono una rarità.

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