Laura Frugoni
Le mitiche Fender Stratocaster? Neanche degnate di uno sguardo. Nella lista con le ordinazioni in tasca ai ladri c'erano le tastiere elettroniche tuttofare. Solo top di gamma, ovvero Yamaha e Korg: roba da professionisti, mica da ragazzetti patiti del karaoke indoor.
Sono andati a prenderle in un posto dove erano sicuri di poter contare su un'ottima prima scelta: il Music Center Davoli di via Tartini. Ne hanno rubate una decina e già che c'erano si son presi anche qualche rullante da batteria (solo i più belli), l'intero registratore di cassa (con dentro 1.250 euro) e un computer Macintosh. Un bottino da ventimila euro come minimo, senza contare i danni.
Anche questa è una banda del buco: sono riusciti a bucare una delle grandi vetrine anti-sfondamento affacciate sulla strada a forza di colpirla con due mazzette da muratore. Le mazzette le hanno mollate in loco, ormai inservibili: batti e ribatti, si sono rotti i manici. Prima, avevano provveduto a smontare una porzione del cancello.
Devono avere fatto un bel fracasso, anche perché appena uno dei ladri è riuscito a passare attraverso quel pertugio orlato di schegge, è scattato l'allarme. «E' collegato con il mio telefono, erano le 3,20», spiega Simona Davoli, legale amministratore della ditta di famiglia, che l'altra notte si è precipitata con il batticuore in via Tartini. «Il primo a precipitarsi è stato il metronotte dell'Ivri: quando è arrivato c'era qui davanti il testimone che aveva lanciato l'allarme. Poi i carabinieri: sono tornati anche stamattina».
Ha visto qualcosa il testimone? «Che caricavano gli strumenti su un'auto grossa e scura, forse una Jeep». Al Center Davoli c'è anche una telecamera che sorveglia l'interno dei locali: nel video si vede entrare un uomo solo incappucciato - probabilmente il più magro, capace di infilarsi tra quella ragnatela acuminata senza ferirsi (non sono state trovate tracce di sangue), ma di sicuro non era solo. «Sicuramente erano prima venuti a scegliere quel che volevano», chiosa Simona Davoli, che non perde la cortesia neanche nell'atmosfera precaria del dopo-furto. Bisogna aspettare che vengano a montare la vetrina nuova, la cassa non c'è più... Il negozio è chiuso, però c'è comunque un via vai di gente indaffarata. Per i parmigiani che amano la musica Davoli resta un nome e un luogo mitico, pieno di ricordi (per tanti anni in via Dante, taglio del nastro nel 1965 con Little Tony), per i ladri un posto qualsiasi da saccheggiare. Facce strane se n'erano viste? «Mah, noi lavoriamo con tanta gente. Anche molti stranieri». Ad esempio? «Tutta l'Africa suona: gli africani vogliono soprattutto amplificatori, e delle migliori marche. I clienti dell'Est vanno più sul genere elettronico». Tipo le tastiere? Simona sorride e non raccoglie. Mentre ci accompagna fuori lo sguardo vola dagli strumenti alle pareti con le foto storiche: ci sono i Beatles, c'è Patty Pravo, perfino Papa Wojtyla che parla a un microfono. Microfono Davoli, of course.
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