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Trotta contro i secondary ticket

Trotta contro i secondary ticket

30 Marzo 2019, 03:30

L'organizzatore dei concerti di Springsteen in Italia

Francesco Monaco

E' allo «Streeat», il Food Truck Festival che in questo weekend ha piantato le tende davanti al Museo del Prosciutto di Langhirano (vedi servizio a pagina 32), che avviene la trasformazione di Claudio Trotta. Lo storico promoter milanese fondatore della Barley Arts (per intenderci è lui che da 30 anni porta in Italia Bruce Springsteen e che l'anno scorso ha riempito l'autodromo di Imola con gli AC/DC) diventa D-Trot e dalla consolle della sua postazione si diverte a «sparare» musica per 10 ore consecutive, moltiplicate per i tre giorni della kermesse, che si conclude stasera. E che musica: da tutto il mondo e di tutti i mondi perchè la conoscenza musicale di Claudio Trotta è davvero sconfinata e travalica volentieri generi ed etichette. «Credo che questa passione sia un dono - osserva compiaciuto - ed è una fortuna averla. Anche se a volte passo per uno snob».

Scontato chiedergli perchè «Streeat» sia a Langhirano e non a Parma (dove peraltro una manifestazione simile è in programma a fine mese), vista la sua capacità di radunare decine di migliaia di persone in grandi piazze come Genova, Firenze, Padova o Bari.

«Perché qui ci hanno cercato e voluto: il Comune di Langhirano è stato molto collaborativo e ci stiamo trovando bene. Invece, dall'amministrazione di Parma ci siamo sentiti presi per i fondelli (in realtà usa un altro termine ndr): ci hanno tenuto in ballo per mesi, in quella piazza no, in quell'altra forse... meno male che dovevano rappresentare il nuovo. Una cosa è certa: noi, come Barley, su Parma ci mettiamo una croce sopra. Almeno finchè ci sarà questa amministrazione non proporremo altri eventi, né mostre, né concerti».

Se questa era l'intro, figurarsi il refrain: perché «Bruce Springsteen is coming to town» (leggi Milano e Roma) e c'è tanto da dire. Cominciando proprio da lui.

«Volete sapere che persona è il Boss? Semplicemente straordinario nella sua normalità, con i suoi pregi e i suoi difetti. E' un grande artista, un performer unico e un uomo curioso. Come tutti sanno è molto legato all'Italia, ma anche all'Irlanda e ad altri Paesi europei. L'Europa, e non solo per le origini dei suoi genitori, ce l'ha dentro e vi ha trovato maggiori affinità culturali rispetto all'America, se si eccettuano ovviamente alcune aree come il suo New Jersey o New York. Di sicuro non è uno che si atteggia a star: canta e suona 4 ore a sera quindi è ovvio che poi debba avere la sua privacy, ma non è un segreto che anche nei momenti più impensabili si rapporti ai fan in modo diretto e spontaneo».

L'annunciato tour di luglio (3 e 5 a San Siro, 16 al Circo Massimo) stavolta è stato però avvelenato dalle polemiche su tempi e modalità di prevendita, benchè proprio quella di Trotta sia stata l'unica voce a levarsi contro la pratica del cosiddetto «secondary ticket», una sorta di bagarinaggio online legalizzato.

«Premettiamo due cose: questo tour europeo è stato confermato tardi rispetto ai canoni consueti, ed è stato annunciato in modo anomalo, con date uscite poco alla volta: prima Lisbona, poi le mie, poi Dublino... e questo ha oggettivamente spiazzato i fan che, per dirla con Elio, sono abitudinari. Poi io stesso, che amo vivere ciò che succede in tempo reale insieme a chi mi segue su facebook, posso aver contribuito a creare un'aspettativa superiore al solito. Ma detto ciò, non è difficile capire che il prato di San Siro è il luogo più ambito dal popolo di Bruce. E benchè mi sia premurato di riservare una quota di biglietti anche per la prevendita fisica, a fronte di 7/8mila biglietti disponibili per il prato c'era una domanda 10 volte superiore: ovvio che molti siano rimasti a bocca asciutta»

Qualcuno però li ha pagati un occhio della testa su altri siti, dove nel frattempo erano magicamente ricomparsi i biglietti subito esauriti su quelli abituali...

«Ed è stato proprio in quel momento che molti fan hanno toccato con mano il fenomeno che io conosco già da tempo e che cerco di combattere: il secondary ticket appunto, un sistema tutt'altro che etico grazie al quale i ticket brokers guadagnano soldi approfittando di portali che rendono possibili queste operazioni. Comunque ci tengo a dire che nel caso del tour del Boss solo il 3-4% dei biglietti ha preso quella strada... Che poi qualcuno abbia dato la colpa a me, fa parte del gioco: ma chi mi conosce sa come lavoro».

Quella della Barley sembra la lotta di Davide contro Golia.

«Ho presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Milano, ho scritto personalmente a questi portali, ho cercato di coinvolgere Assomusica, che se n'è lavata le mani, e altri promoter. Molti dei quali, però, non hanno interesse a condividere la mia battaglia. Per alcuni di loro il secondary ticket è addirittura una risorsa... Il che non deve stupire: il maggior organizzatore di eventi a livello mondiale è anche proprietario di Ticketmaster, di importanti festival, di agenzie americane e inglesi, di vari database degli artisti e anche di cinque di questi portali: il che, tradotto in soldoni, significa che il mio principale concorrente, poichè controlla tutta la filiera, può guadagnare anche sui concerti organizzati da me...».

Il rischio qual è?

«Che questi eventi diventino un lusso per pochi. Per carità, i problemi e le priorità nella vita sono altri, ma siccome - e per fortuna - siamo ancora in tanti ad amare la musica dal vivo, mi piace far notare che qualche baluardo dell'etica c'è ancora. Compreso il sottoscritto». Che saluta, sale in consolle e diventa D-Trot.

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