Chiara Pozzati
Cyber-truffatori scatenati: è boom di raggiri online. Abbiamo già affrontato l’odioso tema dei professionisti dell’imbroglio che si accaniscono sugli anziani, ma occorre accendere i riflettori e mettere in guardia anche sulle fregature cocenti rifilate tramite il pc. Il dato è inquietante: nel primo semestre di quest’anno sono già 120 le denunce arrivate al Comando provinciale dei carabinieri, 20 al mese. Mentre nell’arco di tutto il 2015 sono state 160, oltre 13 al mese. In altre parole, in questi primi sei mesi abbiamo già superato abbondantemente la metà dei reati di questo tipo che si sono consumati lo scorso anno. Un triste primato che colpisce migliaia di parmigiani. Andiamo con ordine: nel primo semestre 2015 le denunce arrivate (ma la stima reale anche in questo caso sfugge) sono state 81, contro le 120 dicevamo che hanno intasato le scrivanie da gennaio a giugno scorso. Mentre nel secondo semestre, sempre del 2015, sono state 79. Sono davvero tanti i pericoli che si nascondono oltre lo schermo del pc. Ma c’è un fenomeno, specialmente di questi tempi, che rischia di provocare dolore ai vacanzieri: quello delle case di villeggiatura fantasma. E in particolare su questo fronte l’Arma lancia un appello. Occorre fare molta attenzione, infatti, durante l’estate: il basso prezzo d’affitto è un campanello d’allarme. E’ quasi un male di stagione quello delle case per le vacanze miraggio. Alloggi da sogno, infatti, compaiono on line qualche settimana prima dell’esodo estivo, ma vengono rilanciati durante i mesi caldi. Last minute imperdibili, annunci che fanno gola anche ai viaggiatori più “scafati”. Offrono il massimo comfort a prezzi stracciati. Nei racconti di chi ha denunciato le truffe si riflette sempre lo stesso copione. Trovata la casa, hanno consegnato una caparra di qualche centinaia di euro ma poi non hanno più avuto notizie dell’alloggio, tantomeno dei proprietari “smaterializzati” all’istante. È andata ancora peggio a chi si è accorto della truffa una volta arrivato alla meta agognata. C’è chi non ha trovato nemmeno il palazzo in questione e chi invece ha scoperto che il presunto nido in affitto era già abitato da proprietari che non hanno mai avuto intenzione di cederlo.
Come proteggersi?
Come proteggersi dalle trappole delle case “fantasma” e dai truffatori tutt’altro che invisibili? Intanto occhio all’autenticità delle foto della casa, gli imbroglioni matricolati, ad esempio, le rubano da altri siti. Se il telefono fornito è un fisso è più difficile che si tratti di una truffa. Altro indizio è il prezzo: se incredibilmente basso rispetto al mercato immobiliare e al periodo di vacanza, c’è qualcosa che non torna. Per evitare raggiri è opportuno avere la certezza di conoscere l’interlocutore magari lanciando qui e là “trappole” come domande da farsi a più riprese, per avere la certezza che non cada in errore. Nel caso la struttura disponga di un sito fidatevi maggiormente, ed effettuate controlli per i siti che si appoggiano a piattaforme gratuite o blog. Quest’ultimi possono infatti essere realizzati da chiunque, senza particolari sforzi e soprattutto gratis. Quando si prende un contatto con il gestore è d’aiuto fare domande sulla location che ospita la struttura. Chiedere della vicinanza di servizi come ristoranti o negozi facendosi fornire i nomi che si possono verificare in un secondo momento. Se si hanno ulteriori dubbi è possibile anche contattare l’ufficio Turistico del Comune della città al quale le strutture ricettive devono obbligatoriamente comunicare la loro attività.
Il campanello trilla all’ora di pranzo. Il corriere lascia nelle mani dell’anziana un pacco enorme con la scritta “Urgentissimo” a caratteri cubitali. Lì per lì Rosa (il nome è fittizio), colta alla sprovvista, non solo firma per la consegna ma sborsa anche 49 euro per il contenuto misterioso. Dentro casa si ritrova davanti un flacone di pillole omeopatiche arrivate direttamente da Budapest. Naturalmente mai richieste. Eppure – stando al bollettino brandito dal corriere – la 66enne parmigiana aveva effettuato l’ordine tramite Facebook. Non solo: a garanzia dell’ordine, oltre al nome e cognome dell’anziana, c’era anche un numero di cellulare. Inesistente. «Peccato che mia madre non abbia idea di come si accenda un computer, nemmeno lo possiede. Figuriamoci un social network». Lo sfogo amaro è quello della figlia che decide di raccontarci questa odiosa truffa con una richiesta: «E’ turbata e ancora molto arrabbiata con se stessa, per questo preferisco parlare al posto suo. Il mio obiettivo è mettere in guardia il prossimo». L’episodio risale ai giorni scorsi, madre e figlia hanno sporto denuncia e si sono presentate agli sportelli di Federconsumatori. «Una botta pesante per l’autostima, ma non solo», prosegue la figlia che ha deciso di scavare a fondo nella vicenda. «Lei pensava che si trattasse di un pacco ordinato dalla nipote che studia qui e fa base da lei, o da me. Si è lasciata trarre in inganno dalla scritta urgentissimo e ha pagato». Firmando la sua “condanna”. A svelarci il retroscena del raggiro è Daniela Bertolone di Federconsumatori: «Parliamo di un presunto farmaco – difficile capire fino in fondo di cosa si tratti visto che l’etichetta è illeggibile – proveniente da un’azienda di Budapest. Il fatto è che, nel caso in cui si tenti di rimandare indietro il contenuto, si rischia di pagare il doppio». Funziona più o meno così: «Se tu rimandi indietro il tutto a carico del mittente che risulta irreperibile, il corriere è tenuto a chiedere il rimborso al destinatario – prosegue la Bertolone -. A cui verranno accollate le spese di spedizione, quelle di giacenza e quelle del ritorno». Allora che fare? «Di base occorre molta cautela. Soprattutto non firmare nulla o accettare il pacco. Nel caso di dubbio chiamare le forze dell’ordine in diretta. Naturalmente i nostri uffici sono pronti a intervenire o offrire consulenze». Ch.Poz.
Ventidue napoletani. Nessun legame tra loro, eccetto il pallino della vacanza a sbafo. Già, con voli per Ibiza, traghetti, passaggi in treno a spese delle vittime. L’ultimo duro colpo agli imbroglioni della truffa online l’ha inferto la Compagnia carabinieri di Parma, non più tardi dello scorso aprile. Una grandinata di denunce e lo smantellamento di un giro d’affari a molti zeri, frutto di una complicata indagine iniziata nel 2014 quando una donna di Parma si è presentata in caserma dopo aver subito la clonazione della carta di credito. La vittima si era accorta dell’accaduto una quindicina di giorni dopo quando l’estratto conto le ha gelato il sangue: con la sua carta erano stati spesi la bellezza di oltre undicimila euro. Da lì i carabinieri hanno seguito passo a passo i movimenti bancari (di cui la diretta interessata era totalmente all’oscuro) per incastrare i truffatori online. E la sorpresa è arrivata poco dopo: i soldi infatti, per la gran parte erano stati utilizzati per pagare biglietti aerei, biglietti del treno, persino passaggi in traghetto tra Ancona e la Croazia oltre a qualche più banale ricarica telefonica. Le tracce hanno portato i militari di Parma nel capoluogo campano. E la bussola dei segugi ha puntato dritto verso una fauna davvero variegata. C’è la coppia di amici che ha deciso di trascorrere le ferie estive a Ibiza e quindi si è comprata il biglietto da Fiumicino a Barcellona e da lì all’isola spagnola. Ma c’è anche la famigliola insospettabile: papà, mamma e due pargoli. Quest’ultimi sarebbero partiti per un periodo di svago sulle spiagge di Palma di Maiorca. S’intende senza pagare il viaggio, saldato con la carta di credito della incolpevole signora parmigiana. Una ciurma di vacanzieri sanguisuga, un’agenzia di viaggio distorta che, probabilmente grazie a una persona che si era occupata di clonare la carta, ha permesso ad una piccola folla di passare un’estate di puro divertimento. Ma gli è andata male, già perché i 22 “pataccari” di professione - per la gran parte di pregiudicati, di età compresa tra i 44 e i 22 anni – sono stati beffati dalla loro stessa ingordigia e si sono buscati una denuncia cadauno. Il reato contestato a tutti è quello di truffa informatica ed è curioso pensare quali mille fantasiose spiegazioni potranno inventarsi per giustificare quei biglietti a loro nome pagati da una carta di credito clonata dall’altra parte d’Italia. Ch.Poz.
Furti d’identità, vincite (fasulle) a fantomatiche lotterie, accessi violati nelle memorie dei nostri server. Riscatti volanti per ottenere di nuovo l’accesso a documenti importanti. Pacchi che ci piombano a casa ordinati a nostro nome e che arrivano dall’altra parte del mondo. Contratti estorti tramite Facebook, o posta elettronica. Mail virali che vengono sparate dal nostro indirizzo a quello di tutta la mailing list. Fino al riciclo dei nostri dati personali per creare dei cloni virtuali che agiscono a nostra insaputa. Sono tante le frodi informatiche e le truffe in cui rischiano d’incappare gli internauti, ma anche chi non ha neppure un pc. Una vera e propria catena di Sant’Antonio che pesa come un macigno. Dalle frodi bancarie, al pagamento di poche centinaia di euro (che considerando il numero delle vittime diventano cifre da capogiro), dalle violazioni dei nostri dati sensibili agli abbonamenti “sanguisuga” che rischiamo di sottoscrivere con un click. Abbiamo raccolto i casi più diffusi proprio per tentare di mettere in guardia. «Complimenti, hai vinto 50.000 euro!», tra i raggiri più diffusi le fantomatiche lotterie (a cui non si è mai partecipato) e i premi sorteggiati. Mai cliccare sui banner e compilare i moduli coi dati personali.Il rischio è di rimanere invischiati in qualche abbonamento o di stipulare chissà quale contratto. Se poi va peggio qualcuno andrà a spillare soldi dal conto corrente della vittima. Più insidiose sono le schermate (alcune realizzate davvero ad arte) che riproducono quelle degli istituti finanziari. Anche in questo caso è bene ricordare sempre che la banca non effettua mai richieste di dati sensibili, se non in maniera diretta e riservata, difficilmente tramite via mail e senza un precedente contatto. Occhio anche agli acquisti online, spesso vere e proprie occasioni, per i pirati informatici pronti a scomparire nel mare magnum della rete dopo aver ottenuto la caparra. Anche in questo caso ci sono alcuni piccoli stratagemmi da tenere presenti per tutelarsi. Ad esempio verificare sempre che sul sito sia riportato un indirizzo fisico e telefonico attraverso cui sia possibile contattare l’azienda. Assicurarsi sempre che i siti utilizzino protocolli di sicurezza per la protezione dei dati e che la pagina in cui vengano inseriti i dati sia criptata con la dicitura “https” in corrispondenza dell’indirizzo della pagina. Utilizzare sempre, se possibile, carte prepagate non direttamente collegabili al conto corrente. C.Poz.
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