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Tutta Sala in chiesa per Elisa

Tutta Sala in chiesa per Elisa

18 Settembre 2016, 08:22

Mara Varoli

Il paese intorno a Elisa. Giovani, anziani, autorità e bottegai: un lungo abbraccio di facce pulite, che studiano, lavorano o sono in pensione. Gente genuina e ora provata, che si stringe «a una famiglia che ha dato tanto», dice Marco del Bar della Rocca. Una lunga catena di sguardi ancora increduli che si uniscono a quella mano, che accarezza mamma Franca e sorregge papà Arturo: è la mano di Matteo, il fratello. E' questa l'immagine più toccante nell'ultimo saluto a Elisa Pavarani: l'immagine del bene che soffoca il male. Perché quello che è capitato fa paura, là dove mai penseresti che tanto odio possa entrare nel tuo giardino. E ferirti, più volte, con tanta violenza.

E' sabato mattina, esattamente una settimana dopo la tragedia: il sole scalda il sagrato della chiesa di Sala Baganza e il pensiero vola al bellissimo sorriso della 39enne dagli occhi celesti. All'arrivo del carro funebre, i banchi sono già tutti occupati e la gente è in piedi: solo le prime due file sono libere per far posto alla famiglia e agli adorati zii e cugini. Ma anche ai tanti amici, magari cresciuti insieme o incontrati nell'età più adulta: amici che ci sono stati e che ci saranno, perché Elisa non sia mai sola. Amici chiusi in un dolore profondo, impossibile da elaborare. E che giustamente si infastidiscono per un «clic» di troppo: il dolore è privato.

Il canto di Giulia, accompagnato dall'organo, spezza un silenzio pesante: «Tu quando verrai?». Così il coro di ragazzi segue l'ingresso del feretro, ricoperta di rose bianche e girasoli: gli stessi che vedi nei prati della nostra collina in questa stagione. Gli stessi che c'erano una settimana fa e che continueranno a esserci. Quei fiori che ricordano il sole, di questo triste giorno, e che portano gioia: così, come sapeva fare Elisa.

«La celebrazione era pronta anche all'esterno della chiesa per accogliere la nostra sorella - apre don Giovanni Lommi -. La grande assemblea nel dolore era pronta per questo momento. Ma il Signore asciugherà le lacrime su ogni volto». Con la parola santa dalla morte si passa alla vita, di fronte al mistero, la speranza nella resurrezione guida la comunità tutta, che prega per la famiglia di Elisa, davanti all'altare: dal libro del profeta Isaia e dal Vangelo secondo Giovanni, le letture ricordano la crocefissione e la disperazione di una madre: «Maria non dice una parola - continua il parroco -. Sembra immobile, eppure nel cuore è talmente attiva che i santi parlano di martirio. Stava in piedi Maria davanti alla croce, vedendo morire suo figlio. Nel cuore rivive la sua vita e quel figlio che ha portato in grembo. Pur con quel dolore così lancinante vuole essere presente e questo è già l'anticipo della resurrezione: la vittoria del bene sulla violenza». E qui don Giovanni Lommi nell'omelia pensa alla famiglia e a quanti hanno avuto l'opportunità di amare Elisa: «Nel momento più straziante - continua il parroco -, Maria accoglie la parola di Gesù. E la vita riparte: bisogna voler bene e sostenerci a vicenda. Maria ci indica la via per continuare a spenderci per gli altri. E' la stessa Elisa che ci dice di continuare a vivere nel bene, così il suo sacrificio non è stato invano. Abbiamo celebrato il mistero pasquale: salutiamo la nostra sorella Elisa, perché un giorno l'abbracceremo di nuovo, quando l'amore di Cristo eliminerà per sempre la morte. Che Elisa venga accolta dagli angeli». Sandro, amico di famiglia e gelataio del paese, si fa forte e trova il coraggio per salire a fianco all'altare e leggere al microfono un pensiero: «Cara Elisa, non bastano le parole per descrivere quanto grave sia questa scomparsa per tutti noi - dice commosso -. E' straziante quello che è successo alla nostra Elisa, ma è così e tutti noi dobbiamo cercare di guardare avanti, aggrappandoci al suo ricordo. Che l'applauso ti porti in paradiso». Sala Baganza risponde tutta, quando poi riparte il canto con il «Salve Regina». Un paese in lutto, con le bandiere a mezz'asta e le saracinesche dei negozi abbassate: «E' giusto così - conclude Marco del Bar La Rocca -, perché quella di Elisa è davvero una famiglia che ha dato tanto a tutti noi: una famiglia di lavoratori, di gente onesta e quello che è successo non sembra ancora vero. Cosa si può dire di più?».

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