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Un Manifesto per rilanciare Parma

Un Manifesto per rilanciare Parma

09 Marzo 2016, 12:33

Filiberto Molossi

Parma riaccende i motori: e fa squadra per rilanciare il marchio, ahimè scolorito, di quella che era una piccola capitale. E per ripartire, per tornare bella e solidale, innovativa e attraente, la «terra del buon vivere, del gusto e dell'impegno» chiede a tutti, nessuno escluso, di metterci la faccia. E' il «Manifesto per Parma», ma la si potrebbe anche definire la giornata dell'orgoglio parmigiano, quella che è andata in scena ieri al Ridotto del Regio: prove (concrete) di futuro, dove l'entusiasmo e la volontà di non rassegnarsi al declino rappresentano il carburante per un nuovo, atteso, decollo.

Si chiama «Parma, io ci sto!» ed è il progetto che tramite quattro grandi settori, o, come li hanno chiamati, «petali» - Agroalimentare, Cultura, Turismo e tempo libero e Formazione e innovazione - si propone di fare rifiorire una città che negli ultimi anni ha perso smalto. Un «Manifesto» di idee e azioni presentate ieri dai promotori Alessandro Chiesi, Guido Barilla, Paolo Andrei e Andrea Pontremoli, a cento rappresentanti ideali della Parma che «non si arrende»: intellettuali, sportivi, scienziati, studenti, professionisti, manager...

«Vogliamo che il nostro territorio - ha detto loro Chiesi (primo ispiratore di un'iniziativa a cui ha cominciato a pensare già nel 2014) dopo che un video accompagnato dalla voce di Mario Biondi ha introdotto l'incontro - ritrovi slancio: questo è un progetto per rilanciare in maniera corale la città, un progetto che si apre a tutti quelli che ne vogliono fare parte. Negli ultimi 10-15 anni questa città ha perso la bussola: penso alle vicende del Parma calcio, all'alta velocità, al caso Parmalat, alle vicissitudini della passata amministrazione. Viviamo un periodo di appannamento, di rallentamento». Per ritornare ai vertici «dobbiamo imparare a fare squadra, avere una strategia e una visione comune». «Mettersi insieme - ha aggiunto Pontremoli, che ha moderato gli interventi - per costruire un qualcosa che possa avere senso per i nostri figli: solo con questa logica riusciremo a fare la differenza, a dire “non ci sto al declino”».

«Non è il progetto di 4 industriali e di una certa parte della città - ha precisato Barilla -: o questo diventa il progetto di tutti o non se ne fa nulla. Abbiamo l'occasione per fare qualcosa in più per la nostra comunità». A lui il compito di illustrare l'area dell'Agroalimentare: «All'estero ci conoscono solo per due cose: il prosciutto e il Parma calcio. Il Parmigiano ce l'ha scippato col Parmesan qualcuno più furbo di noi». E allora occorre reagire. Le prime azioni? «Riempire di contenuti il riconoscimento Unesco come città creativa della gastronomia; lavorare sul concetto del brand Parma; realizzare nel nostro ateneo il dipartimento di Scienze degli alimenti». Vuole invece rianimare i luoghi d'arte e reinterpretare la lirica anche in chiave moderna il «petalo» Arte e cultura: nel focus di Andrei «un percorso storico culturale per il centro storico, un Festival Verdi capace di mobilitare la città e l'intero territorio, l'ampliamento dell'archivio dello Csac».

La ricerca è invece il campo dove - secondo Chiesi - «nasce la possibilità di fare la differenza: dobbiamo formare le persone che possono fare grande il nostro territorio, supportando l'innovazione nei settori di punta del territorio e alimentando l'osmosi tra formazione e attività produttive». Infine il turismo, dove Parma - parola di Pontremoli - non è messa male: ma ci sono troppi visitatori per caso, gente che si ferma magari solo una notte». Cosa manca? «Un percorso dei castelli ad esempio: i nostri non hanno nulla da invidiare a quelli della Loira. Ma purtroppo noi siamo i primi a conoscere poco le eccellenze del nostro territorio. Di cui invece dobbiamo diventare i primi ambasciatori: per tirare - e non spingere - verso il futuro la nostra città».

La macchina è partita, il movimento è stato acceso: ieri le prime 100 firme sul manifesto, a cui seguirà il 17 l'incontro coi sindaci del territorio e il 21 con le aziende. Infine, ad aprile o maggio, un evento per condividere il progetto con tutta la città.

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