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Villa Alba, un'operatrice era pregiudicata

Villa Alba, un'operatrice era pregiudicata

30 Marzo 2019, 13:26

Le case famiglia di Parma: "Ci costituiremo parte civile"

Georgia Azzali

Ombre che riemergono dal passato. Pezzi di una vita precedente che riaffiorano. E così si scopre che Concetta Elia, una delle tre donne di Villa Alba, ha due precedenti penali sulle spalle. Condanne lievi e di molti anni fa: la prima, nel '93, per assegni a vuoto; l'altra, nel '97, per oltraggio a pubblico ufficiale. Nulla di particolarmente grave (il primo reato è stato anche depenalizzato nel frattempo), ma resta il fatto che la Elia lavorava in quella casa famiglia. Certo, la titolare - e rappresentante legale - della struttura per anziani di via Emilia Ovest era la figlia, Maria Teresa Neri, però la madre collaborava nella gestione, così come l'altra sorella, Caterina. Tutte e tre finite l'altro giorno ai domiciliari, con l'accusa di maltrattamenti, dopo l'inchiesta portata avanti dalla Squadra mobile della polizia e coordinata dal pm Fabrizio Pensa.

Reati sepolti dal tempo, quelli di Concetta Elia. Ma quelle macchie di vent'anni fa, ora non possono non far pensare. Non tanto alla persona che, dopo aver pagato la sua pena, aveva tutti i diritti di rifarsi una vita, ma a un sistema di controlli che fa acqua da tutte le parti. Perché forse non c'è alcuna norma che le avrebbe potuto impedire di lavorare in una casa famiglia, tuttavia i requisiti (anche morali) di chi fa servizio in quelle strutture restano un grande punto interrogativo.

Domande che rimbalzano nella mente dei familiari di quegli anziani schiaffeggiati, offesi e umiliati. E riecheggiano anche nella testa degli investigatori. Che mercoledì mattina, quando sono entrati a Villa Alba, hanno trovato una delle anziane coperte di vomito. Aveva rimesso durante la notte, ma nessuno fino a quel momento si era preoccupato di cambiarla e pulire a terra, vicino al suo letto.

Ma durante la perquisizione nella struttura sono spuntati anche diversi rotoli di adesivo. Banali nastri per imballaggio, se non fosse che tutto quello scotch potrebbe far pensare, per gli inquirenti, ai rumori registrati durante le intercettazioni ambientali. Quella sorta di scricchiolio che si sente quando un nastro viene srotolato. Perché, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, alcuni pazienti sarebbero stati a volte legati con quelle strisce di adesivo.

«C'è qualcuno per favore che mi viene a liberare? - dice una delle anziane immobilizzata a letto -. Non sono mica una ladra. Venite, per favore, non sono una ladra». Una delle implorazioni captate dalle cimici. Che dallo scorso novembre hanno registrato lamenti, rumori di percosse. E parole. Violente e brutali nei confronti di quegli anziani. Insultati, minacciati e sbeffeggiati. Come quella donna che una delle operatrici dileggia facendole il verso del cane.

Anime in pena. In cui cresce la paura. E in alcuni casi, secondo gli inquirenti, completamente soggiogate dalle operatrici. Difficile andare in bagno senza il «permesso», ma anche spostarsi in altre stanze della casa famiglia. E agli ordini bisognava obbedire. Così, un anziano rivela alla sorella di non poter aprire la porta della cucina, perché quello gli è stato detto.

Sono fragili e pieni di paura, gli ospiti di Villa Alba. Ne hanno trovati sei, mercoledì mattina, durante il blitz. Tutte persone autosufficienti o con patologie non gravemente invalidanti. Questo prevede la legge per la casa famiglia. Eppure, l'altro giorno, quando i poliziotti e il pm hanno fatto il loro ingresso nel centro, tra i pazienti c'era anche chi era attaccato al respiratore.

A gestire quel centro, da 1.800 euro al mese per ogni ospite, c'erano le due sorelle e la madre. Maria Teresa Neri, 31 anni, operatrice socio-sanitaria, è la titolare ufficiale della struttura. La sorella, Caterina, 35, stava frequentando un corso al Maggiore per diventare operatrice, ma nel frattempo faceva anche incetta di garze, cerotti, guanti e traverse per i letti, tanto da finire sotto inchiesta anche per furto. Poi, c'era la madre, Concetta Elia, 58 anni, con quel passato non del tutto immacolato.

Ma l'inchiesta non è finita. Sono scattati gli arresti, perché si doveva mettere fine a quel racconto di sofferenza registrato dalle cimici. Però si va avanti, ascoltando testimoni, come l'ex dipendente sentita ieri in questura, e - soprattutto - valutando la posizione anche di altre persone. Per ora, comunque, solo le tre donne sono indagate. E Villa Alba è chiusa. Madre e figlie sono bloccate tra le mura di casa. Gli anziani sono stati trasferiti altrove. Qualcuno con il suo pesante bagaglio di dolore.

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