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Vittorio Gallese: «L'attentatore bloccato in sei minuti»

Vittorio Gallese: «L'attentatore bloccato in sei minuti»

30 Marzo 2019, 02:23

Grande spiegamento di polizia, zona transennata, via vai di agenti della scientifica: è stato sotto il segno del terrore l'arrivo a Londra di Vittorio Gallese, docente di fisiologia all'università di Parma e nel team di Giacomo Rizzolatti che ha scoperto i neuroni specchio. L'ufficio di Gallese è infatti proprio in Russell Square, teatro del raid del diciannovenne. Il professore parmigiano è arrivato a Londra martedì e vi rimarrà fino a fine agosto per insegnare estetica sperimentale all'istituto di filosofia della University of London nell'ambito di una collaborazione fra l'ateneo di Parma e quello della capitale britannica. «Quando è avvenuto il raid, alle 22,30 circa di mercoledì, ero a casa, ma ancora oggi (ieri per chi legge, ndr) la zona è presidiata, come posso osservare dalla finestra del mio studio - spiega Gallese - Come sempre in casi simili, apprezzo l'understatement dei londinesi. Tutto sembra tranquillo a poche ore dai fatti e tanti turisti sono come al solito in fila per entrare al British Museum, proprio di fronte all'edificio dove lavoro». Eppure, spiega Gallese, il clima resta di vigilanza e allerta fra le forze dell'ordine e di inquietudine fra i cittadini, come ha avuto modo di constatare parlando con i colleghi accademici. «Proprio martedì l'Evening Standard ha pubblicato in prima pagina una foto di 600 poliziotti in assetto di guerra spiegando che presidieranno i punti caldi della capitale. “Non è in dubbio se ci saranno attentati, ma quando”, ha detto il capo della polizia. È una dimostrazione di efficienza, così come il fatto che il 19enne autore del raid sia stato immobilizzato nel giro di sei minuti dal momento in cui è scattato l'allarme», spiega Gallese. Il docente parmigiano, infine, apprezza il modo in cui i media inglesi hanno trattato la notizia: «I particolari sull'identità del ragazzo sono stati resi noti diverse ore dopo i fatti, facendo sì che nazionalità, etnia e religione dell'attentatore non portassero l'opinione pubblica a deduzioni errate. Più che mai, in questo momento, i media dovrebbero evitare di diventare cassa di risonanza di azioni che innescano emulazione. Non si deve nascondere nulla, ovviamente, tanto più nell'era dei social, ma è importante smorzare l'enfasi mediatica». m.t.

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