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Addio a Pietro Cagnin, l'imprenditore che amava l'arte

Addio a Pietro Cagnin, l'imprenditore che amava l'arte

29 Novembre 2017, 11:56

Stefania Provinciali

E’ scomparso all’età di 90 anni Pietro Cagnin, appassionato collezionista d’arte e uomo di intensa umanità. La sua vita è come un romanzo, pieno di imprevisti, di colpi di scena ma anche di grandi certezze. Una storia emblematica, nata nella Parma del dopoguerra, quando il padre Vittorio vi si trasferisce dalla provincia padovana. I figli sono otto e Pietro, secondogenito, già a 13 anni lavora presso la «Grotta Mafalda» storica osteria parmigiana. Coi 14 anni arriva il libretto di lavoro e Pietro va a fare il «garzone» presso il fabbro Italo Canepari, in via Reggio.

Bombardata l’officina trova lavoro da un altro fabbro, Ferdinando Bertozzi. Sarà la fine della guerra a portalo alle Officine Luciani dove resta dieci anni prima di mettersi in proprio, in una cantina di borgo Santa Caterina nel cuore della città. Il suo animo imprenditoriale ha il sopravvento e con Emilio Guarnieri, futuro socio, inizia la sua avventura con una saldatrice a noleggio e un bagaglio di esperienza. Ha trent’anni, una grande passione per il lavoro che ben presto amplia, in un capannone in affitto dove si dedica alla costruzione di caldaie.

Ma Pietro Cagnin non è stato solo un gran lavoratore; è stato anche un collezionista appassionato e proprio in quegli anni, in cui l’Officina Cagnin e Guarnieri muoveva i primi passi, la luce della passione si era fatta sentire con l’acquisto di due quadri di paesaggio ad un’asta: uno fiammingo ed uno inglese.

Non c’erano soldi ma quella piccola «impresa» è rimasta testimonianza di un piacere che lo porterà ad Ozzano Taro, nello studio di Amos Nattini dove il pittore, dopo anni di celebrità, l’adesione al movimento partigiano e la cattura da parte della Gestapo, si era ritirato in un ex convento benedettino.

Nattini, in quel periodo, viveva in solitudine e si dedicava a dipingere il lavoro e la gente operosa, quel genere di persone a cui lo stesso Pietro apparteneva. Pietro dal canto suo già aveva ammirato il suo lavoro d’artista presso il vecchio datore di lavoro alle Officine Luciani. Si ricordava di quel pittore che visitava l’azienda; si ricorda dell’opera voluta da Oreste Luciani come simbolo dell’attività: il Fabbro parmense, fatto di forza espressiva e colore, di un martello che batte sull’incudine e di un fuoco rosso vivo.

Davanti ai ricordi Pietro Cagnin si fa coraggio e va a bussare alla porta del convento di Ozzano. L’incontro tra i due pare sia stato eccezionale nella sua semplicità: due uomini dagli stessi valori e dallo stesso amore per l’arte diventano amici e Pietro inizia a collezionare le opere di Amos Nattini, che sapevano di terra e di certezze, di valori e di buona pittura, «figlie» di una «mano» che pochi anni prima aveva toccato le alte vette del successo.

Se la vita da imprenditore avrà per Pietro Cagnin vicende alterne, si svolgerà comunque sempre di pari passo con quella del collezionista. Affronta con grande dignità soci arroganti che lo depauperano, tuttavia la collezione deve essere venduta per fare quadrare i conti.

Ma la vita insegna e il figlio Giampaolo, anch’egli imprenditore, che a sua volta ha combattuto con successi e difficoltà, dopo aver avviato una impresa oggi consolidata ha cominciato a cercare in giro per l’Italia i quadri dispersi, li ha acquistati e donati al padre che ha potuto per un lungo periodo ricominciare ad ammirarli nella sua casa-museo dove le opere d’arte fanno parte della vita, quella passata e quella presente.

La vita di Pietro Cagnin si è svolta così, in parallelo a quella della sua collezione, ha lavorato e ricominciato, ha tenuto salda un’amicizia con il coraggio della sincerità, ha mantenuto saldi i valori dell’onestà e del lavoro anche dopo le traversie, ricominciando. E’ possibile immaginarlo negli ultimi anni nella grande casa di Parma ricordare l’incontro con il pittore della Divina Commedia, il pittore di D’annunzio, il pittore dei contadini e della brava gente.

Forse ripensando alla sua vita ,ma certamente felice di averla vissuta insieme alla inseparabile moglie Annamaria con pienezza di affetti ed arte.

© Riproduzione riservata

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