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Assunzioni nelle partecipate, la procura farà ricorso

Assunzioni nelle partecipate, la procura farà ricorso

01 Aprile 2017, 11:05

Georgia Azzali

Le assunzioni nelle società comunali Stt, Alfa e Spip? Illegittime. Fatte senza alcuna selezione e trasparenza. La procura ne è convinta e non ha alcuna intenzione di alzare bandiera bianca: il pm Paola Dal Monte impugnerà sia i quattro «non luogo a procedere» che le due assoluzioni firmati mercoledì scorso dal gup Alessandro Conti. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 30 giorni, poi verranno presentati i ricorsi. Per i «non luogo a procedere», l'unica impugnazione prevista dalla legge è quella in Cassazione, mentre contro le assoluzioni è ovviamente possibile fare appello, ma non è escluso che anche in questi casi la procura decida di fare ricorso immediato alla Suprema corte: la cosiddetta «revisio per saltum», che consente di saltare un grado di giudizio.

Insomma, qualunque strada deciderà di scegliere la procura, per Barbara Piermarioli, ex ad di Stt, per Massimiliano Vento, liquidatore di Spip e Alfa, e per Federico Faccini, Giuseppe Capotorto, Francesca Capelli e Chiara Casalini (le persone assunte tra il 2007 e il 2012) la vicenda giudiziaria non è chiusa. Andrea Costa, invece, ex numero uno di Stt e Alfa, è stato rinviato a giudizio dal gup Conti, mentre la posizione di Nando Calestani (per anni a capo di Spip), era stata stralciata nei mesi scorsi.

Concorso in abuso d'ufficio: questa l'accusa contestata a tutti, manager delle società e dipendenti. In attesa del deposito delle motivazioni della sentenza, si possono solo fare ipotesi su ciò che ha spinto il gup ad assolvere Capotorto e Capelli (che avevano scelto il rito abbreviato) e a dichiarare il «non luogo a procedere» per gli altri quattro. E' assai probabile che il giudice abbia ritenuto assente l'elemento psicologico del reato, quantomeno per quanto riguarda le due assoluzioni, che sono state pronunciate con la formula «perché il fatto non costituisce reato». Tradotto: non ci sarebbe stato dolo da parte degli imputati, quindi nessun abuso d'ufficio.

Di tutt'altra idea, la procura, che invece resta assolutamente convinta del reato, perché per tutte le posizioni ci sarebbe sia il dolo che l'elemento oggettivo del fatto contestato. In particolare, secondo l'accusa, Calestani avrebbe assunto illegittimamente nel 2007 Capotorto come responsabile del progetto Apea, poi licenziato nel 2011 dal liquidatore di Spip, Matteo Rossini. Ma nel maggio 2012 Capotorto rientra in Spip grazie a una «scrittura privata» fatta dalla Piermarioli e da Vento, «nonostante - si legge nei capi d'imputazione - lo stesso fosse stato licenziato in data 28/10/2011 e il licenziamento fosse stato confermato e ritenuto legittimo dal giudice del lavoro sia in primo grado che in grado d'appello». Non solo. Quattro giorni dopo, il suo contratto viene ceduto a Stt, e Capotorto diventa responsabile dell'ufficio amministrativo. E se gli anni in Spip sono costati alla società un esborso di 342.902 euro, la riassunzione successiva avrebbe pesato complessivamente per 46.317 euro sulle casse dell'azienda. Di questi, inoltre, 6.600 euro netti sarebbero stati riconosciuti a Capotorto affinché rinunciasse a far causa a Spip e Stt per un presunto danno dovuto al precedente licenziamento, nonostante - rileva la procura - la società Tecnofin, incaricata da Stt di ristrutturare l'organizzazione interna del personale, avesse messo nero su bianco: «Capotorto non sembra possedere caratteristiche specifiche attinenti i profili individuati per Stt».

Licenziamento e riassunzione anche per Francesca Capelli: assunta nel 2010 da Costa in Stt come coordinatrice nuovi progetti, «in assenza di un curriculum formativo e professionale, di una selezione pubblica e di un contratto di lavoro debitamente sottoscritto», si legge nelle accuse, nel dicembre 2011 viene licenziata dal nuovo presidente, Massimo Varazzani. Ma nel marzo 2012 anche lei viene reintegrata nella holding Stt con una scrittura privata.

Al centro dell'attenzione degli inquirenti anche i contratti di Chiara Casalini: è Costa a farla entrare in Alfa nell'aprile del 2009, poi nel maggio 2012 la Casalini passa in Stt come addetta all'ufficio legale. Grazie alla Piermarioli e a Vento, il suo contratto sarebbe stato ceduto da Alfa, in liquidazione, alla società in bonis «garantendo alla dipendente il mantenimento del posto di lavoro», si legge nei capi d'imputazione. La Casalini diventa responsabile segreteria generale e ufficio legale: una promozione, con tanto di aumento, possibile grazie a un verbale di conciliazione, firmato dalla Piermarioli e da Vento, in cui la Casalini rinuncia ad esercitare eventuali azioni legali, ma che avrebbe fatto uscire dalla società fondi per 46.351 euro. E tra le assunzioni sotto accusa, anche quella di Faccini in Stt: un contratto tramite una società interinale, fatto dalla Piermarioli nel maggio 2012, violando, secondo gli inquirenti, la normativa prevista. Ma la partita tra accusa e difesa continua.

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