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Boom di accessi al Pronto soccorso: è caos

Boom di accessi al Pronto soccorso: è caos

31 Gennaio 2017, 11:42

Chiara Pozzati

Questa volta l’emergenza è «il» Pronto soccorso. Intasato, sovraffollato, disseminato di barelle e pazienti in attesa. Medici e infermieri lavorano senza sosta, direttori generali e primari cercano soluzioni, ma la situazione è annosa nonostante gli sforzi di tutti.

Ieri è stato un altro lunedì nero, con oltre 300 accessi in via Abbeveratoia. Ma sono state anche 40 le persone ricoverate. Va detto che da un mese a questa parte il Maggiore viaggia su oltre 300 ingressi giornalieri, un vero e proprio «assalto» dovuto ai mali di stagione, ma non solo. Hanno un certo peso l’acuirsi delle patologie croniche, soprattutto negli anziani e nei bambini, e gli incidenti.

A fare da Cicerone nel reparto dell’emergenza è Maria Pia Foschi, ex infermiera, ieri al capezzale del compagno Vittorio. «È un girone infernale – spiega lui –. Qui mancano i letti. Nonostante i dipendenti siano angeli, la situazione è davvero delicata. Siamo su barelle talmente vicine le une alle altre che le infermiere faticano a passare. Per farmi un elettrocardiogramma hanno dovuto spostare quattro persone. Avrei dovuto stare dentro cinque ore, ma sono qui da un giorno. I camici bianchi, nonostante facciano i salti mortali, non riescono a star dietro a tutti». E c’è un’ala più riservata dove Maria Pia ha scattato foto eloquenti sul maxi-afflusso. «I parenti non sanno dove stare: siamo a oltre venti barelle in una stessa area. I familiari delle persone allettate non sanno nemmeno dove appoggiare le giacca. Per non parlare delle sedie: se sei tanto fortunato da riuscire a trovarne una, non puoi neppure andare in bagno se non vuoi che qualcun altro la prenda».

Insomma, un sovraffollamento che ha creato un effetto a imbuto, «ma il problema qui non è il male di stagione, è il taglio dei posti letto dovuto allo scarseggiare dei fondi dedicati alla sanità», sbotta l’ex infermiera. «Questa situazione non è giusta per le persone ammalate, ma neppure per i dipendenti dell’ospedale. Medici e infermieri fanno turni massacranti, nonostante l’impegno non riescono a occuparsi di tutti».

Una situazione non certo sottovalutata dal Maggiore, che l’ha già «radiografata» – com’è stato comunicato ufficialmente – per scendere in campo. Anche ieri sono stati ricoverati quaranta pazienti «e sono stati attivati dalla direzione sanitaria 16 nuovi posti letto che si aggiungono ai 480 letti internistici già presenti». «Importanti sono anche le misure adottate sul fronte degli organici, con l’aumento del personale assistenziale in turno, l’assunzione, recentemente deliberata, di 7 infermieri, l’indizione del concorso a tempo indeterminato per implementare l’organico medico», ci ha spiegato l’ospedale proprio nel weekend. E, come preannunciato, «ha preso il via una collaborazione con la Croce rossa e l’Assistenza pubblica per ridurre le attese dei pazienti nel percorso di dimissione verso il proprio domicilio».

Ma rimane fondamentale anche un altro aspetto: troppo spesso l’assistenza territoriale – medici di base e pediatri – viene dimenticata. Mentre invece rimane tra le cure fondamentali per un ospedale preso d’assalto ormai quotidianamente.

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