Un anno di Roberto D'Aversa al Parma: l'anno scorso, oggi, il tecnico fu presentato alla stampa ed ai tifosi insieme al suo staff. Il riassunto di un anno di lavoro parla di una promozione in serie B e (per alcuni tifosi soprattutto) due derby vinti (certamente indimenticabile quello del 19 dicembre scorso, al Mapei Stadium). Un anno dopo Roberto D'Aversa e il Parma si godono il primo posto in classifica, pur in coabitazione, in B. E in un anno c'è tanto calcio da raccontare.
UN ANNO DI CALCIO
«Quei giorni sono stati particolari. Avevo ricevuto anche la proposta di un club di B. Ricordo una lunga telefonata con Marco Ferrari che cercava di dissuadermi dall'incontrare quel club, ma era un impegno che avevo preso e cerco sempre di essere corretto. E il giorno ero a Parma a incontrare la proprietà. C'erano tutti tranne Barilla e Dallara. E trovammo l'accordo. Un contratto di sei mesi più un anno. Per cercare di arrivare ai play-off e magari in B. O per preparare l'anno successivo. E se avessimo vinto il campionato si sarebbe prolungato automaticamente di un anno (sino al 2019 ndr). C'era un po' di scetticismo. Era inevitabile, anche se sin dal primo giorno ho trovato una squadra che mi seguiva in tutto e per tutto. Dal punto di vista tattico, dell'impostazione del lavoro ma anche della vita quotidiana. E iniziammo con una serie di risultati importanti. E alla mia terza partita c'era il derby: tutti mi chiedevano di vincere quella partita. I ragazzi sono stati bravi a farlo. E da lì siamo partiti forte, con una serie di risultati incredibili. Addirittura pensando di poter vincere il campionato direttamente. Sino alla partita con il Venezia: la ricordiamo tutti, avanti 2-0 poco prima della fine del primo tempo, è bastato un episodio negativo per cambiare il corso della gara. E se l'avessimo vinta, forse il campionato si vinceva. E invece è girato tutto a favore del Venezia che alla fine ha vinto meritatamente».
DERBY E PROMOZIONE
«Nel periodo in cui ero fermo, andavo spesso al Mapei a vedere il Sassuolo. E quella sera, del derby, vedere lo stadio, così pieno, mi sembrava di vivere una partita di A. E per come i ragazzi hanno giocato quella partita, resta un momento che sarà indimenticabile per tutti noi. Lo stadio, la nostra curva, la nostra gente... E la partita. Altrettanto importante per me è stato il derby di ritorno ma soprattutto la finale, in un altro grande stadio e ancora una volta con tanta nostra gente. E aver raggiunto la promozione proprio lì, con un anno d'anticipo sulla programmazione, è stato altrettanto importante. Per me riportare il Parma dove merita è l'obbiettivo principale. In questa vittoria c'è tutto il Parma. La proprietà che mi ha sempre dato sicurezza, anche nei giorni delle tre sconfitte consecutive, il direttore sportivo che è intervenuto sul mercato, il mio staff che ha lavorato ancor più duramente, i giocatori, tutti... A Firenze la partita l'abbiamo vinta arrivando col pullman, tra la nostra gente».
IL PARMA DI OGGI
«Siamo partiti bene poi c'è stato un calo inevitabile, anche per i cambiamenti fatti. Adesso ci siamo sistemati e posso dire che stiamo facendo un percorso importante, non scontato. Ora la classifica ci fa sorridere ed il merito è dei ragazzi, soprattutto di chi non gioca. I tifosi ma anche i giornalisti giudicano giustamente quello che si vede in partita, che però è il frutto di un lavoro lungo una settimana. L'intensità degli allenamenti vale una grande partita».
UN ANNO A PARMA
«Qui si mangia molto bene. Meno male che da quest'anno con me ho tutta la famiglia, così vado un po' meno al ristorante. La città l'anno scorso l'ho vissuta subito intensamente, è a portata d'uomo. Ci piace. A gennaio non potevo portare subito la famiglia, tra l'altro i bambini andavano a scuola. Poi i primi due mesi ho lavorato tantissimo, dormivo anche a Collecchio. Cambia poco a dir la verità. Però per me la famiglia è importante, mi dà serenità e rendo meglio anche al lavoro. Ora siamo sempre qui a Parma, viviamo qui. Anche per questo lavoro per il Parma, per il futuro del club. Il mio sogno è quello di crescere con il Parma. Conosco il potenziale della società e l'ambizione della piazza. Non mi piace apparire ma mi piace far crescere il gruppo. Perché penso che se riesco in questo, allora si otterranno grandi risultati».
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