×
×
☰ MENU

Disagio mentale: aumentano i piccoli pazienti

Disagio mentale: aumentano i piccoli pazienti

di Monica Tiezzi

07 Ottobre 2017, 06:01

Il report dell'Ausl

Bambini poco concentrati, iperattivi, con difficoltà nel linguaggio e nella scrittura, spesso disorientati. Sono questi i problemi che a volte portano i genitori a chiedere aiuto. Un dato fedelmente registrato dall'Ausl di Parma. Sono il 3% dei frequentanti delle scuole dell'obbligo i bambini con disturbi psicologici e dell'apprendimento. La neuropsichiatria dell'infanzia e adolescenza ha visto negli ultimi quattro anni un aumento degli utenti dal 61,2 per mille all'85,7. In numeri assoluti, 3.726 bambini e adolescenti l'anno scorso. Erano 3.130 nel 2013.

È uno dei dati salienti del report 2016 del dipartimento Salute mentale-dipendenze patologiche dell'Ausl. Se restano stabili i numeri degli adulti in cura nei centri di salute mentale e quelli seguiti per dipendenze patologiche (droghe, farmaci, alcol e gioco), è il disagio dei bambini ad interrogare medici, specialisti e genitori.

Una premessa importante: non è detto che oggi ci si ammali di più. «C'è più attenzione e sensibilità verso i bambini e i loro disagi e una maggiore propensione ad indagarne le cause - dice Pietro Pellegrini, direttore del Dipartimento salute mentale e dipendenze patologiche - Questo fa emergere patologie che prima restavano non diagnosticate».

La fascia predominante dei bambini (in prevalenza maschi) seguiti dall'Ausl va dai 6 ai 10 anni. «È il periodo della scolarizzazione, che mette in luce disturbi specifici dello sviluppo, come quelli del linguaggio e dell'apprendimento, disgrafia e dislessia. Rappresentano il 37.6% del totale», spiega Pellegrini. Al secondo posto, per numerosità, i disturbi dello sviluppo psichico, come autismo, sindromi ipercinetiche e problemi della condotta e della sfera emozionale (25.8% del totale). Seguono patologie neurologiche, malformative e neurosensoriali.

Molto della genesi dei disturbi dei più piccoli resta oscura, come ammettono anche gli specialisti. «Servono approfondimenti e riconsiderazioni diagnostiche, molti fattori sono ancora sconosciuti - dice Pellegrini - Sembrano avere un ruolo l'innalzamento dell'età delle gravidanze e l'esposizione a inquinanti. C'è una predisposizione biologica e genetica, come per l'autismo. E anche il contesto ambientale, con famiglie sempre più frammentate e bambini che spesso assistono a violenze domestiche, ha senz'altro un'influenza». Ma tutto - sembra di capire - resta nel campo delle ipotesi, delle variabili da considerare.

Un punto fermo invece c'è, ed è il genere. «Ci sono disturbi più frequenti nei maschi che nelle femmine, e il dato si ritrova anche nell'infanzia e adolescenza, in un rapporto di sei a quattro. Le donne soffrono di più di disturbi alimentari, gli uomini di più di autismo, in media tre/ quattro volte più delle donne, e più di dipendenze patologiche. Solo con l'età, e la minore protezione ormonale femminile, le differenze fra i due sessi diventano più sfumate», dice Pellegrini.

La quota prevalente di utenti adulti in carico nei centri di salute mentale (23.4% e 21.9%) si colloca rispettivamente nella fascia d’età 50-59 e 40-49 anni. Gli over 60 sono il 30.5%. Le patologie principali sono disturbi psicotici (la metà del totale), a seguire disturbi della personalità e condotta, disturbi neurotici e di adattamento.

Se molte situazioni hanno richiesto un trattamento intensivo (192) o ricoveri in residenze (138), in 490 casi i pazienti hanno avviato un progetto di inserimento lavorativo o percorsi di accompagnamento cogestiti con il Servizio inserimento lavorativo disabili-Agenzia per il Lavoro di Parma, sfociati in 18 assunzioni a tempo indeterminato.

Per quanto riguarda l'area delle dipendenze patologiche, resta la droga il «demone» più combattuto dagli adulti. Il maggior numero di utenti, considerando anche alcol e gioco, è quella tra i 41 e i 50 anni (34.5%). I minorenni rappresentano l’1.1% dell’area dipendenze, quasi esclusivamente da droghe e farmaci. Hanno un’età più elevata i pazienti in trattamento per alcol e gioco d’azzardo.

«A fronte di bisogni in aumento e in costante cambiamento - dice Elena Saccenti, direttrice dell'Ausl - anche le risposte non possono che essere complesse, flessibili e in grado, per quanto possibile, di prevenire».

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI