Georgia Azzali
Soffriva di ulcera, Alessandro Petrillo. Nessuna patologia maligna, come già aveva spiegato nei giorni scorsi l'Ausl. Un'ulcera, però, che si era fatta sempre più aggressiva, recidivante. Tanto da convincere i medici dell'ospedale di Vaio che solo un intervento avrebbe potuto risolvere il problema. Ma dopo la prima operazione Petrillo è finito sotto i ferri varie volte. Complicanze che si sono sommate, fino a diventare ingestibili. E' morto a soli 33 anni, una settimana fa, dopo quasi due mesi di ricovero. Ma quella brutta ulcera andava operata? E - soprattutto - i vari interventi, a partire dal primo, sono stati eseguiti correttamente? La procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Le prime risposte potrebbero arrivare già giovedì, quando sarà eseguita l'autopsia, salvo cambiamenti dell'ultimo momento. Il pm Fabrizio Pensa si affiderà a Lorenzo Marinelli, medico legale dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara. Ma proprio in vista dell'autopsia partiranno i primi avvisi di garanzia, così i professionisti coinvolti nell'inchiesta potranno (se vorranno) scegliere propri consulenti di parte. Stessa possibilità per i familiari di Petrillo, che subito dopo la sua morte hanno chiesto «verità» presentandosi davanti ai carabinieri di Fidenza per fare denuncia.
Attorno al tavolo operatorio si sono alternate varie figure, perché Petrillo ha subito diversi interventi, sebbene di complessità diversa. Ed è molto probabile che, almeno nella fase iniziale, tutti i chirurghi che si sono succeduti siano iscritti nel registro degli indagati. Non è escluso, poi, che possano essere coinvolti altri medici che hanno seguito il giovane durante il ricovero in ospedale.
Atletico, forte: così appariva nelle foto del suo profilo Facebook. Già in passato Alessandro aveva dovuto fare i conti con quei problemi gastrici, ma i sintomi erano evidentemente peggiorati alla fine dell'estate, tanto da convincerlo ad andare al Pronto soccorso di Vaio, il 5 settembre. Dopo la visita era tornato a casa, ma aveva già l'appuntamento in ospedale per il giorno successivo, perché bisognava vederci chiaro su quei disturbi continui e fastidiosissimi che lo perseguitavano.
Un esame diagnostico che convince i medici a ricoverare Petrillo in Chirurgia lo stesso giorno. Ma Alessandro non viene operato d'urgenza, perché evidentemente si ritiene che non ci sia un immediato pericolo di vita dovuto a quell'ulcera. Il suo diventa di fatto un intervento programmato: per una settimana, infatti, viene sottoposto a una serie di ulteriori accertamenti clinico-strumentali. E il 15 settembre entra in sala operatoria. Dovrebbe essere l'intervento «risolutivo», ma dopo qualche giorno la situazione si complica. Una serie di conseguenze tanto inattese quanto sempre più maledettamente gravi. Alessandro non riesce a riprendersi, nonostante i medici tentino di salvargli la vita. Le sue condizioni diventano talmente critiche che a un certo punto dalla Chirurgia viene spostato in Rianimazione. E chi gli sta vicino comincia ad avere sempre più timori e perplessità. Perché non ci sono segnali di miglioramento: il fisico di Alessandro si consuma giorno dopo giorno. Ma i familiari non vogliono smettere di combattere, di tentare ogni strada, così chiedono ai medici di chiamare anche un professionista esterno per una consulenza.
Forse è troppo tardi. O forse non sarebbe stato possibile agire anche prima, perché tutto il possibile era stato fatto. Tanti gli interrogativi ancora senza risposta. E i dubbi - comprensibili - di una famiglia che ha visto morire un giovane uomo dopo un intervento per un'ulcera.
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