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Il camionista: «Così ho evitato una tragedia»

Il camionista: «Così ho evitato una tragedia»

21 Luglio 2017, 10:43

Mara Varoli

«Se avessi fatto del male a qualcuno, non avrei più dormito la notte. Tremo ancora al pensiero». Libera le parole ora che l'aritmia è passata. Sergio Basili, 57 anni di Basilicagoiano, può davvero ringraziare il cielo per essere ancora vivo e per essere riuscito ad evitare una strage. C'era lui venerdì scorso alla guida del camion, che nella discesa del centro di Scurano ha perso i freni, andandosi a schiantare contro il muro di un magazzino. Lui dice che è stata fortuna, o meglio che «è andata di lusso», in realtà è stato proprio grazie a Sergio che il camion nella sua folle corsa non ha travolto delle persone: «Certo, 40 anni di esperienza sono serviti a qualcosa», aggiunge poi. Sergio Basili guida gli autocarri dal giugno del '73. Camion grossi e piccoli, come quello di venerdì scorso. Piccoli si fa per dire, perché in questo caso si trattava di una «bestia» da 90 quintali che trasportava un escavatore da 25. «In questo periodo lavoro con un contratto a chiamata - racconta -. E venerdì mattina sono partito da Tizzano alle 7,20 per raggiungere Scurano, dove si sta facendo un intervento per cambiare le tubazioni del gas. Sono arrivato tranquillamente a Scurano un po' prima delle 8. Passato, il cartello del paese ho imboccato la discesa che porta in centro. Una discesa bella ripida, del 10%. Ho abbassato la marcia e al primo quarto della strada, alla prima lunga frenata, improvvisamente ho perso il pedale: non c'era più aria e non frenava più. Ero spaventato, ma non in panico. Subito ho provato ad alzare il freno a mano, ma anche quello non ha funzionato. E pensavo: "Come faccio adesso a fermarmi?"». Con il cuore in gola ma con le mani incollate al volante. Sergio Basili su un camion in discesa, senza freni, avrebbe anche potuto aprire la portiera e saltare fuori per salvarsi la vita. Ma il camion dove sarebbe finito? Dove si sarebbe schiantato a tutta velocità su una strada che porta nella piazza del paese? Più i secondi passavano e quanto prima bisognava trovare la soluzione giusta. Sergio non si è fatto prendere dal panico, a sangue freddo ha ragionato fino all'ultimo: «Prima ho pensato di prendere il borghetto, a destra della strada principale - continua -, ma se poi in piazza c'erano delle persone le avrei travolte: in quella piazza, infatti, c'è la tabaccheria e a lato c'è pure un forno. Per cui, ho scartato subito questa ipotesi». Il camion intanto prendeva velocità, dai 20 all'ora con cui Basili ha intrapreso la discesa, in seconda, era arrivato quasi ai 50 all'ora: «Davanti a me ho visto che c'era un muro e una punto nera parcheggiata - sottolinea -, ma poi ho pensato che non sarebbe stata una buona idea finire la corsa contro la macchina, perché magari c'era qualcuno dentro. Così ho guidato il camion verso un muro ad angolo, in modo mirato, affinché potesse restarmi uno spazio vitale in cabina. Chiaramente era la soluzione più pericolosa per me, ma avrei evitato di far male a qualcuno». Il camion si è così schiantato ai 60 all'ora contro il muro ad angolo, fortunatamente il muro di un magazzino dismesso. «Se invece avessi centrato l'altro muro sarebbe stata una tragedia - confessa Basili -. Poco dopo ho scoperto che dietro a quel muro c'è una cucina e in quel momento all'interno c'era una intera famiglia che faceva colazione. Mamma mia. Così sono riuscito a finire contro il magazzino: ho sfondato il muro di un paio di metri e il camion si è fermato. La cabina si è disintegrata e io sono rimasto al posto di guida: nell'impatto, il parabrezza si è staccato e mi è arrivato in faccia. Molte persone sono venute a soccorrermi, ma in particolare devo ringraziare due signori che mi hanno aiutato ad uscire dal camion e a liberare la gamba incastrata. Non solo, anche la signora del forno mi ha portato le salviette per asciugare il sangue». Sergio ha 40 giorni di prognosi, ferite alla gamba, al ginocchio, alla mano destra, un lungo taglio in testa e una lesione intestinale, perché il volante gli ha schiacciato la pancia. E dopo quasi una settimana di ospedale, ieri è stato dimesso dalla medicina d'urgenza, dov'era ricoverato. «Quando sono uscito dal camion, mi sono seduto su una panchina - prosegue -. Mi sono girato e ho guardato il camion: ero contento. Ero riuscito a portare il camion dove volevo e a schivare tutto quello che potevo. L'ambulanza di Scurano è arrivata subito, così come l'automedica di Langhirano. Certo, avevo una forte aritmia, ma sono stato fortunato. Insomma, posso ancora raccontarla». «Era una maschera di sangue - interviene la moglie Luciana -. Quando l'ho visto all'ospedale aveva i vetri conficcati ovunque, persino negli occhi, e io li ho tolti con una pinzetta». Proprio a lei, Sergio ha rivolto l'ultimo pensiero prima dello schianto, perché non poteva sapere come sarebbe andata a finire: «Sì, ho detto - conclude Basili -: "Ciao Luciana"».

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