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La rivolta dei residenti contro l'openshop di via Bixio: «Va chiuso»

La rivolta dei residenti contro l'openshop di via Bixio: «Va chiuso»

05 Ottobre 2017, 11:39

Chiara Pozzati

Sessanta firme per un esposto «apprezzato per la particolare attualità». Così il questore, Pier Riccardo Piovesana, ha scritto al Comune dopo le testimonianze dei cittadini «detective», esasperati da un contesto insostenibile. Il tema rimane rovente: spaccio, degrado e sbandati di ogni genere che gravitano attorno all'«Openshop24» di via Bixio. Un market senza orologio, con distributori di snack e bibite, diventato calamita di una fauna preoccupante.

Il dentro-fuori di gruppi loschi è una realtà quotidiana. La richiesta di Piovesana, che risale ormai al 20 luglio, è nitida: «Valutare l’opportunità dell’adozione di un provvedimento di cessazione dell’attività in oggetto ovvero di contingentamento degli orari di esercizio».

«Peccato che da allora non sia cambiato nulla. Ma cosa aspetta la giunta? Nemmeno la parola del questore basta più? Da anni viviamo in trincea. Di fronte alle nostre vetrine si vende droga a qualunque ora, si beve, scattano risse, si orina contro il muro. E guai a provare a ribellarsi, quello che otteniamo sono sputi, un fuoco incrociato di insulti, risate sguaiate». Chi parla ha il fiato corto e gli occhi cerchiati dallo stress, «perché ci ho rimesso in salute».

Ma questa è sola una delle voci di un coro dolente di negozianti e abitanti esasperati, spaventati, incattiviti. Un coro che si fa di giorno in giorno più incalzante. Siamo a un pugno di metri dal monumento a Corridoni «assediato costantemente da perdigiorno, ubriachi per la maggior parte del tempo», dove i cronisti spesso e volentieri hanno messo piede. Delinquenza di strada all’arrembaggio, degrado e spaccio dilaganti: una clima di violenza e di paura che assomiglia molto a quello di alcuni feudi della microcriminalità. Una situazione ormai nota, tanto che lo scorso giugno proprio la questura aveva messo in moto una serie di servizi mirati. Un tour de force per scavare a fondo. Al di là della raffica di controlli e di bici rubate recuperate, gli agenti (in alcuni casi avevano partecipato anche i vigili urbani) avevano voluto toccare con mano quanto accadeva.

Un repulisti a cui avevamo dedicato un titolone nonché un servizio on the road, perché chiamati dagli stessi residenti e commercianti. «Se potessimo, faremmo un monumento alla polizia. Dopo mesi di buio finalmente vediamo la luce oltre il tunnel. La situazione è molto migliorata e la presenza delle divise ci fa ben sperare per il futuro»: queste erano state le ultime dichiarazioni rilasciate ai taccuini.

Peccato che la situazione sia (ri)precipitata in pochi mesi. «Prendete una mattina o un pomeriggio a caso e tornate a farvi un giro da queste parti», ecco l’invito rivolto ai giornalisti direttamente da chi vive questa convivenza forzata. Ma a far deflagrare il caso è proprio l’ultimo atto: «La voce inascoltata del questore - si sfogano i commercianti -. Abbiamo chiesto spiegazioni all’amministrazione e i provvedimenti tuttora rimangono un miraggio».

Da parte sua, il Comune assicura che «sono ancora in corso ulteriori accertamenti da parte della Municipale». «Come se non bastassero gli interventi delle Volanti a inizio estate a cui, peraltro, hanno partecipato anche alcuni agenti di via del Taglio», ribattono secchi i dirimpettai dell’attività.

Per ora non sono stati sufficienti nemmeno le fotografie scattate da chi popola questo spicchio d’Oltretorrente che ritraggono gli assembramenti quotidiani di fronte all’esercizio commerciale.

Conclusione: nulla di fatto, solo un’altra comunicazione nel cassetto. Peccato.

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