Aveva chiesto lui di parlare e alla fine ha parlato per ore. L'interrogatorio fiume di Samuele Turco nel carcere di via Burla è cominciato alle 10 ed è andato avanti per l'intera giornata. Ieri sera, poco prima che il giornale andasse in stampa, il catanese accusato dell'orripilante duplice omicidio di Santo Stefano aveva ancora davanti il pm Emanuela Podda, gli investigatori della Squadra mobile e il suo legale, Laura Ferraboschi.
Cos'ha rivelato agli inquirenti? Ha confessato di avere ucciso Kelly e Gabriela? Ha cercato di alleggerire la posizione del figlio Alessio addossandosi tutta la responsabilità del massacro?
L'interrogatorio è finito molto tardi, «irraggiungibili» per tutto il giorno gli inquirenti. Proprio la durata del faccia a faccia fa supporre che Turco, dopo settimane di silenzio ostinato, abbia deciso di collaborare con gli inquirenti. E d'altra parte era stato il presunto colpevole nei giorni scorsi a chiedere di essere ascoltato in carcere. Lui che - dopo aver recitato per giorni la parte dell'innamorato inconsolabile per la morte di Gabriela - anche la sera in cui i poliziotti lo andarono a prelevare al Diagnosi e cura per arrestarlo aveva negato fino all'ultimo ogni responsabilità. Un muro che non s'era scalfito nemmeno dopo il crollo del figlio Alessio, che aveva accompagnato gli inquirenti a recuperare il coltello e altri oggetti rubati a Manici e a Gabriela Altamirano. Muto ancora davanti al gip: nell'interrogatorio di garanzia s'era avvalso della facoltà di non rispondere. Ora questo nuovo colpo di scena, arrivato a ridosso degli ultimi sopralluoghi degli investigatori, che non si sono mai fermati e hanno continuato a raccogliere elementi preziosi per «puntellare» l'inchiesta. r.c.
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