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Le colpe degli uomini e quelle dei terremoti

di Filiberto Molossi

29 Agosto 2017, 11:24

I terremoti non hanno mai ucciso nessuno. Sul serio: non ricordo a memoria un sisma che abbia fatto vittime. Quando la terra trema fa paura, ma non morti. I morti li fanno le case che crollano, i palazzi costruiti come castelli di sabbia, gli asili e le scuole tirate su un tanto al chilo. Le speculazioni selvagge, sì anche quelle: e le costruzioni abusive (sempre tollerate), i piani regolatori improvvisati o del tutto assenti, gli edifici che spuntano come funghi là dove non dovrebbero, senza rispettare alcuna norma. Nemmeno quella del buon senso. Perché in fondo, parliamoci chiaro: qui da noi un condono non si nega a nessuno. Così, anche solo per educazione. E' una macabra specialità italiana, molto nostra: piangere sul latte (e sul sangue) versato. Correre ai ripari quando ormai è troppo tardi, affrettarsi a chiudere il recinto quando i buoi sono scappati da un pezzo. In questo momento tocca a Ischia, domani chissà. Perché è una filosofia che infetta tutto il Paese, o almeno buona parte di esso: quella dell'«io speriamo che me la cavo» o, peggio, del «Dio ce la mandi buona». Parole e sentimenti che si traducono in un patto non scritto tra pubblico e privato, nel continuo aggiramento per il proprio tornaconto personale delle regole (Serve una stanza in più per il figlio? Un terrazzo dove prendere il sole? Nuove strutture per i turisti? Prego, accomodatevi), nell'interpretazione sempre troppo libera e superficiale di leggi in realtà sistematicamente disattese, violate, calpestate. Fa comodo a tutti, va bene così. Almeno fino a quando non arriva lui, il terremoto: che, invece, non guarda in faccia nessuno. I sei sindaci dei Comuni in cui è divisa l'isola campana non ci stanno: e chiariscono con forza e rabbia che le presunte connessioni tra il sisma dell'altro giorno e i fenomeni legati all'abusivismo edilizio «sono inesistenti». Non c'è nessuna relazione, spiegano. Avranno ragione loro, senza dubbio. Resta però da spiegare come possa un terremoto di magnitudo 4 (mille volte meno forte di quello che distrusse Amatrice) provocare un disastro del genere: perché per i geologi non è normale morire per un sisma così. Anzi, peggio: «E' allucinante». Pare che solo per il Comune di Ischia siano state presentate 7.235 domande di condono in 30 anni, più della metà delle quali risultano, all'anno scorso, ancora da evadere: ma nessuno adesso ne parla volentieri. Anzi, è un attimo essere accusati di sciacallaggio. E allora parliamo d'altro: parliamo di un Paese (non solo Ischia, non solo la Campania) dove a volte (troppe) fa comodo costruire case ed edifici con materiale scadente, con tecniche approssimative e, soprattutto, senza alcun accorgimento antisismico. Gli esperti degli altri Paesi – come i giapponesi che con l'Italia condividono una terra che non smette di tremare – dicono che non abbiamo la cultura della prevenzione. E' vero: tra le tante cose ci manca pure quella. Lo Stato spende più di tre miliardi l'anno per riparare i danni dei terremoti: sono soldi nostri. E se imparassimo a investirli diversamente? A mettere in sicurezza più edifici possibili e a demolire quelli abusivi? Così: per smetterla finalmente di avere paura se non delle scosse almeno dell'indifferenza e della rassegnazione.

fmolossi@gazzettadiparma.net

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