Luca Pelagatti
E' come negli incubi, quando l'angoscia prende la gola e la voce non ne vuole sapere di salire.
«Solo che in questo caso era tutto vero. Mi sono svegliato e quell'uomo era li, in casa mia».
In quei momenti non c'è tempo di pensare, di riflettere su cosa fare. «Io istintivamente mi sono lanciato su di lui, ho cercato di spingerlo fuori per difendere la mia compagna, per proteggere la casa».
E' successo alle 4 di venerdì mattina in una palazzina di via Europa e ancora adesso Marco (il nome è di fantasia su richiesta dell'interessato) fatica a ricostruire la precisa successione dei fatti. «Ogni tanto ho come dei flash, dei lampi in cui rivivo quegli istanti».
Ma la storia, in ogni caso, è molto chiara e l'evidenza più grande è addosso a Marco, quel gesso che gli avvolge il braccio, che copre un taglio provocato in quel parapiglia e, soprattutto, protegge i punti di sutura dati dai medici per ricucire un nervo lesionato. «La prognosi? Ventun giorni». Perché dagli incubi ci si sveglia e passa tutto. Nella nostra realtà amara serve la convalescenza. E i punti intanto, morsicano la pelle.
«Era notte fonda quando la mia compagna mi ha svegliato - spiega Marco. - Si sentivano dei rumori provenire dalla porta di ingresso come se qualcuno stesse facendo scattare la serratura. Mi sono precipitato in corridoio e verso l'ingresso e per quanto fosse buio l'ho visto». Si, perché il ladro era già dentro. Dopo aver forzato un finestrino sopra la porta d'ingresso il bandito si era calato all'interno. E quei rumori erano provocati dal ladro che stava cercando di fare entrare i complici.
«Ma che ci fossero due uomini fuori non lo potevo sapere. In quel momento ho visto solamente quel tale, capelli rasati e fisico tarchiato, che era dentro casa. E ho solo pensato a cacciarlo».
Il pensiero era tutto per la compagna nella stanza a fianco ma capire come muoversi, nel buio con l'adrenalina che pompa, non è facile. «In un primo istante ha cercato di risalire dal finestrino che aveva forzato ma io con il mio arrivo glielo ho impedito. Allora ne è nata una specie di zuffa con io che provavo a spingerlo». Ma la porta, bloccata con alcuni chiavistelli, sembrava murata.
«Non so quanto sia durata quella situazione. Ad un certo punto però i complici all'esterno hanno fatto forza sul battente e la finestrella sopra la porta, che era stata forzata per entrare si è staccata ed è finita a terra. Andando in mille pezzi». E' stato come uno scoppio e i frammenti di cristallo sono volati ovunque, penetrando nel braccio di Marco. «Un pezzo di vetro mi è penetrato sotto il mignolo mentre un altro mi ha lesionato un nervo in un altro punto della mano».
Dopo una simile staffilata è difficile lottare e il bandito ne ha approfittato per aprire la porta e scappare. Mentre il padrone di casa, scosso, ha urlato alla compagna di avvisare la polizia.
«Poi ho avuto come un mancamento, un giramento alla testa e mi sono dovuto stendere a terra con il sangue che usciva». Ed è così che lo hanno trovato poco dopo i poliziotti delle volanti che hanno richiesto anche l'intervento di una ambulanza del 118 che ha trasportato Marco al Maggiore. «Sono rimasto fino a mattina mentre mi medicavano e riducevano i segni delle ferite». Lui al pronto soccorso, la sua compagna a casa a provare a rimettere insieme qualche dettaglio utile per una indagine che, si è capito da subito, non sarebbe stata per nulla facile. «Nella mattina di ieri è venuta anche la Scientifica e durante il giorno siamo stati a lungo in questura per ricostruire l'accaduto».
Poi è venuto il momento di ritornare a casa. E fare i conti con la paura.
«Adesso è questo che fa più male, rivivere con la mente quello che è accaduto, pensare cosa avrebbe potuto succedere se io non fossi stato in casa e la mia compagna fosse stata sola. E, soprattutto, riflettere sul fatto che questi delinquenti agiscono senza scrupoli, senza neppure preoccuparsi della presenza delle persone in casa. E se fossero stati armati? Forse avevano qualcosa per stordirci?».
Ipotesi del giorno dopo, supposizioni che non avranno probabilmente mai risposta. Le sole certezze sono quel braccio ferito e quella finestrella spaccata da cui comincia ad filtrare il primo fresco della sera.
«Ora mi chiedo cosa avrei dovuto fare? E soprattutto mi chiedo: se li avessero presi sarebbero stati messi in prigione o, dopo una manciata di ore, sarebbero tornati di nuovi liberi? In ogni caso il problema adesso è un altro: sono ancora li fuori. E se ci penso fa paura». Per Marco che li ha visti. E per tutti noi che rischiamo, prima o poi, di trovarceli davanti.
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da BCC Rivarolo Mantovano
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata