Carla Giazzi
Una passione per il teatro, quella di Nelita Carboni Rossi. Vissuta dietro le quinte e condivisa con il marito Tito Livio Rossi, regista e direttore artistico, una vita per il palcoscenico, che nel 1987 fondò la Compagnia teatrale del Calandrino.
Un’avventura che li vide fianco a fianco fino alla scomparsa di Rossi, nel 1999. Da quel momento, e fino a qualche anno fa, prese lei in mano la Compagnia. Ora, anche Nelita se ne è andata, dopo una malattia. Oltre che al teatro, ha dedicato parte della sua esistenza al lavoro in Barilla: più di trent’anni trascorsi all’ufficio vendite. Entra in impresa fresca di diploma da segretaria d’azienda e la lascerà solo al momento della pensione, dopo essere diventata segretaria personale di alcuni direttori vendite.
Era anche vicepresidente del circolo dipendenti comunali.
Nata nel 1939 a Orbetello, in provincia di Grosseto, Nelita Carboni Rossi arriva a Parma da bambina.
Nel 1965 il matrimonio, da cui nasce la figlia Ilaria, insegnante al liceo scientifico Ulivi.
Dalla fine degli anni ‘70 a metà dei ‘90, è truccatrice e parrucchiera di scena al Teatro Regio. E, dal 1987, arriva la Compagnia del Calandrino.
«La mamma coadiuvava il papà in tutto - ricorda la figlia Ilaria -: nell’organizzare i corsi annuali di recitazione, nel loro svolgimento, nel mettere in scena gli spettacoli, durante le prove, nelle relazioni tra attori e regista. Quando ha preso il suo posto, si preoccupava di trovare le figure che assolvessero alcuni compiti, visto che lei non era né regista né attrice».
«Il mondo del teatro era molto adatto a lei - prosegue Ilaria -; era una donna curiosa, amava scoprire, soprattutto le persone, fare nuove amicizie, era molto dinamica».
«Tutti i ricordi che ho di lei sono “in corsa”», rimarca Massimo Crescentini, che alle attività del Calandrino partecipò dal 1990 al 1993.
«È stata un’organizzatrice instancabile finché le forze l’hanno sostenuta; svolgeva un’opera encomiabile e febbrile per avvicinare quanti più ragazzi possibile al teatro e alla cultura: sono persone come lei e il marito che costituiscono il tessuto sociale della città e ne sono anima».
È stata nella Compagnia dal 2004 fino a tre anni fa, e grande amica di Nelita fino all’ultimo, Diana Bancale.
«Se sulle prime poteva apparire un po’ "maestrina", era perché amava smisuratamente il teatro. Voleva che lo prendessimo sul serio, anche se lo facevamo a livello amatoriale. Il teatro è disciplina, ci ricordava. Teneva molto anche alla dizione, che lei stessa insegnava nei corsi. Poi, si rivelava dolcissima e sempre presente, e riusciva a portare le rappresentazioni della Compagnia in giro per la provincia e nel reggiano».
I funerali si terranno questa mattina alle 10 nella parrocchia di San Paolo Apostolo in via Grenoble.
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