Lucia Brighenti
Ogni giorno, nel mondo, muoiono due Violette. Non è un appello umanitario, ma l’esito di una statistica sulle opere più rappresentate al mondo. Pubblicata da «La Stampa», in base ai dati raccolti sul sito di Operabase, la hit-parade vede Verdi, neanche a dirlo, al primo posto con 16.265 recite nelle ultime cinque stagioni, seguito da Mozart e Puccini, che si fermano a qualcosa più di 11.000 recite. Anche l’opera più rappresentata è di Verdi: Traviata, appunto, andata in scena 4.190 volte in cinque anni, in media due volte al giorno (per l'esattezza 2,29).
«Il primato di Verdi è un dato scontato che però fa sempre piacere perché, al di là dell’aspetto numerico, testimonia un primato di passione e amore per la sua musica all’interno della comunità internazionale. – commenta Anna Maria Meo, direttore generale del Teatro Regio – Fa piacere in particolare a noi che abbiamo l’onore e l’onore di celebrarlo degnamente».
Paola Sanguinetti, soprano parmigiano che ha cantato in Traviata, Bohème, Tosca e Nozze di Figaro, tutti titoli nella top ten della classifica, interpreta così il loro successo: «Tutte le opere che occupano i primi dieci posti hanno a mio parere una caratteristica comune: parlano di vicende umane personali e di sentimenti. Mancano invece i grandi affreschi storici e le vicende politiche che appassionavano tanto il pubblico in epoca risorgimentale. Traviata è un’opera moderna, una storia borghese, Bohème parla della fine della gioventù. Questi temi appartengono a tutti. Detto questo, spezzo una lancia in favore di titoli spesso dimenticati ma che sono validissimi: bisognerebbe incentivare il pubblico a conoscere nuove opere, per evitare di appiattirsi sempre sugli stessi repertori». Da questo punto di vista Paola Sanguinetti fa la sua parte, cantando titoli come Tabarro, Suor Angelica (che da alcuni anni porta in varie città con il soprano Adriana Cicogna e alcune allieve del Conservatorio di Parma), Adriana Lecouvreur.
Angelo Cattaneo, membro del Club dei 27, si dice «orgoglioso di portare il nome di Traviata, con cui sono entrato nel gruppo di appassionati verdiani nel 2010, sette anni fa. Credo che in quest’opera siano condensati tutti i sentimenti: l’amore, l’odio, il rispetto, l’amicizia, la solidarietà e, quello che forse conta più di tutti, il sacrificio fatto per amore. A volte per amore bisogna saper lasciare andare, perché le persone non si possiedono: questo è un valore di cui oggi c’è bisogno. Inoltre, ovviamente, è un’opera che conquista con le sue arie popolari».
Anche Silvia Biagini, nelle Verdissime.com, porta il nome di Violetta da tre anni: «Mi sento onorata di rappresentare un personaggio così bello, generoso, capace di amare e tragico. – osserva – Nonostante sia una cortigiana, Violetta è una donna pura, grazie alla nobiltà dei suoi sentimenti e alle lacrime che versa. Alla fine deve morire, schiacciata dall’onore del suo amato, e in questo modo Verdi la rende una martire».
La classifica mette in evidenza anche un altro aspetto: quello delle opere meno rappresentate. Tra queste ce ne sono anche alcune di Verdi. Un titolo su tutti, Alzira, di cui lo stesso Verdi ebbe a dire «è proprio brutta». Nella stagione 2015-2016 è stata rappresentata una sola volta in tutto il mondo. Chi ne porta il nome, però, ne conosce i limiti ma sa riconoscerne anche pregi. Giovanni Conti, entrato nel Club dei 27 nel 1991 come Alzira, osserva: «Capisco che sia un titolo poco rappresentato, perché non è al livello di altri e risale ai cosiddetti anni di galera. A Verdi erano morti da poco due figli e la moglie, era in ristrettezze economiche non indifferenti e si era anche ammalato, cosa che gli aveva impedito di seguire da vicino la stesura del libretto di Cammarano. Insomma, tante coincidenze fecero sì che non nascesse un’opera eccezionale. Tuttavia vi si possono trovare spunti per opere successive, è una sorta di bozza, come tante opere giovanili: ci sono anticipazioni di Aida, di Trovatore, del Ballo in maschera...». Ancora più convinta nel sostenere i pregi di Alzira, Isa Rabacchi, che porta il nome dell’eroina peruviana nelle Verdissime.com: «È vero che Alzira è stata definita brutta dallo stesso Verdi, ma va tenuto conto che è una delle prime opere, scritta quando il Maestro sperimentava se stesso. Se al primo ascolto risulta un’opera difficile da capire, riascoltandola più volte si scoprono pagine bellissime, in cui c’è una grandissima dolcezza oppure tutta la veemenza e la forza di Verdi, anche se ancora in erba. La definirei quindi un’opera minore ma non brutta, e da scoprire per capire da dove nascono i capolavori che amiamo tanto».
I NUMERI DI PARMA
Facendo un po’ di ricerche sul sito di Operabase e nell’archivio del Teatro Regio, si può fare qualche statistica anche da un punto di vista più parmigiano: nella classifica delle città italiane, Parma è al tredicesimo posto in Italia per rappresentazioni operistiche nel 2015-16 (con 39 alzate di sipario), dopo Venezia, Roma, Milano, Firenze, Napoli, Torino, Verona, Palermo, Bologna, Cagliari, Trieste, Genova. Nel mondo, Parma è al 161esimo posto. Posizionamenti che sono i migliori negli ultimi cinque anni: nel 2014-15, con 19 rappresentazioni, Parma risultava 287esima nel mondo e 17esima in Italia.
Anna Maria Meo commenta così questi dati: «Ovviamente Parma non può competere dal punto di vista numerico con teatri di repertorio che privilegiano la quantità di recite. Questo modello non sarebbe possibile con il nostro bacino di utenza e per un teatro di tradizione come il nostro, che non ha masse stabili. La nostra progettualità privilegia invece la scelta di far conoscere opere meno note e di offrire una lettura autorevole di Verdi, grazie all’istituzione del Comitato scientifico e all’impiego di edizioni critiche. L’avanzamento di Parma, così significativo, ci fa ovviamente piacere. Nel 2014 il Festival Verdi aveva avuto un solo titolo a Parma e uno a Busseto, mentre il Festival Verdi del 2017, per il secondo anno, avrà quattro opere e sottolineo che sono tutte nuove produzioni. Quest’anno, stiamo inoltre valutando la possibilità di aumentare il numero delle recite rispetto a quelle già programmate, vista la grande richiesta. La strada intrapresa lascia quindi presagire che la classifica, tra due anni, darà risultati ancora più significativi anche se, ribadisco, il nostro obiettivo non è una crescita numerica ma far diventare Parma punto di riferimento per l’esecuzione verdiana».
Se si guarda ai titoli andati in scena negli ultimi dieci anni nel Teatro Regio, Verdi viene ovviamente al primo posto (con ventiquattro titoli), seguito da Puccini e Rossini (quattro opere ciascuno), Mozart e Donizetti (due titoli). Le opere di Verdi più rappresentate sono state Rigoletto (andata in scena quattro volte tra Parma e Busseto) e Trovatore (tre volte), ma quattro sono state anche le repliche di Messa da Requiem (due volte al Regio, una in Cattedrale e una nel Teatro Farnese). Tra i titoli verdiani sono invece mancati, negli ultimi dieci anni, Ernani, Alzira, Macbeth, Jérusalem (che, come si sa, andrà in scena nel Festival Verdi 2017) e Aroldo: «Non proprio tutti questi titoli, ma la maggior parte di essi sono in programmazione nel medio periodo: - assicura Anna Maria Meo - l’ordine in cui verranno messi in scena dipende dalla disponibilità dell’edizione critica e, nel caso questa manchi, dalla ragionevole possibilità di crearla in accordo con la Casa Editrice Ricordi, che fa parte del comitato scientifico». L.B.
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