Gian Luca Zurlini
Il suo nome è stato sinonimo di chirurgo per almeno due generazioni di parmigiani. E per questo il pensionamento di Luigi Roncoroni, responsabile fino a pochi giorni fa della Chirurgia generale del Maggiore fa sicuramente notizia e per questo ha accettato di fare un bliancio con la «Gazzetta» della sua lunga avventura professionale.
Come sono stati gli inizi?
Mi sono iscritto a Medicina nel 1965 e durante gli studi ho giocato a pallavolo in serie A vincendo anche lo scudetto nel 1969. Poi nel '73 sono diventato assistente incaricato e ho lasciato il volley. Mio nonno era neurologo e mio padre internista, ma io ho scelto chirurgia perché mi sembrava una branca più operativa della medicina. Nel 1999 sono diventato professore ordinario, quindi direttore di dipartimento e della scuola di specializzazione che ha formato centinaia di studenti. I miei maestri sono stati Pierangelo Goffrini e Anacleto Peracchia.
Com’è cambiata la chirurgia in tanti anni?
E' cambiata sull’onda dell’evoluzione tecnologica e informatica che ha trasformato tutta la nostra vita. In questa evoluzione la chirurgia ha espresso le sue specificità con l’affermazione della laparoscopia e dei procedimenti mini-invasivi. A Parma questa tendenza generale ha trovato ampia realizzazione. Un altro cambiamento è derivato da un’esigenza di controllo centralistico delle attività, che ha portato a una regolamentazione e riorganizzazione dei processi. Questo fenomeno, se eccessivo, si traduce solo in oneri burocratici. che, specie in chirurgia, non devono prevalere sui valori professionali individuali. Non dimentichiamo che, nel nostro mestiere di medici, il fattore umano e il rapporto fiduciario col paziente saranno sempre determinanti.
Quale situazione lascia alla Clinica Chirurgica?
La Clinica ha in forza oggi sette professori associati, un numero inadeguato di ricercatori (due) cui però si aggiungono molti giovani professionisti con rapporto di lavoro ancora precario ma di ottimo livello professionale. Si aggiungono infine due dirigenti medici ospedalieri di alta qualificazione, numero che ritengo inadeguato. Ci sono poi molti medici in formazione specialistica. E' fondamentale però la presenza di un professore ordinario, Vincenzo Violi, anche lui allievo di Peracchia, che ha diretto per quasi tredici anni la Chirurgia di Fidenza in regime di convenzione Università-Ausl e attualmente dirige la scuola di specializzazione in Chirurgia generale ed è qualificato a subentrarmi alla direzione della Clinica chirurgica per gestire una delicata fase di transizione verso assetti stabili e garantire il consolidamento e l’ulteriore sviluppo della Chirurgia generale universitaria che, ci tengo a sottolinearlo, ha ben 3 professori associati al proprio interno con idoneità a ricoprire il ruolo di professore ordinario.
Che momento sta vivendo il Maggiore?
Dal punto di vista sanitario ritengo che l’Ospedale stia dando risposte più che adeguate alla domanda dell’utenza per la patologia oncologica e quella a elevata complessità. Ritengo invece che si siano accumulati troppi ritardi sulle patologie a media e bassa complessità, per le quali risulta indispensabile ottimizzare le risorse, integrandole con quelle degli ospedali territoriali e col privato accreditato. Nel merito della percezione degli operatori sanitari, e forse dell’utenza, mi pare stiamo invece vivendo un momento critico, una caduta del senso di appartenenza legata in parte a scelte di vertice delle precedenti dirigenze che poco hanno avuto a che fare con le reali esigenze sanitarie, quali, ad esempio, incongruità fra insegnamento universitario e attività ospedaliera e, in parte ,alle recenti, note vicende, sulle quali sarebbe stato opportuno intervenire anticipatamente dall’interno. Se, da parte degli operatori, non si verificasse un’inversione di questa tendenza e un recupero di fiducia, vi potrebbero essere conseguenze in futuro anche sulla qualità dell’assistenza.
Cosa si aspetta dal nuovo Rettore?
Ritengo che Andrei, per la sua esperienza in ambito universitario, per le sue specifiche competenze e per i ruoli ricoperti, sia la persona più qualificata per dare risposta alle aspettative di tutti. Per Medicina, mi aspetto che operi in prima persona per riaffermare il ruolo centrale dell’Università nel quadro della sanità cittadina e provinciale e dei rapporti con le direzioni aziendali e con la Regione. In particolare, ritengo che tale ruolo sia stato troppo trascurato dalle precedenti amministrazioni e penalizzato da scelte regionali non in linea con le esigenze della città.
Cos’ha significato per lei la festa a sorpresa che le hanno organizzato amici, colleghi e allievi?
Devo dire non mi aspettavo di vedere una partecipazione così numerosa, di medici e di personale infermieristico di diverse generazioni. E significativo è stato vedere presenti anche persone con cui forse negli anni passati potevo anche avere avuto qualche contrasto, ma che evidentemente hanno saputo apprezzare la mia chiarezza e linearità di comportamento. E' stato un momento di ricordo affettuoso del passato ma anche una grande gratificazione dell'attività svolta nei tanti anni trascorsi insieme al Maggiore.
Adesso che è arrivato il momento della pensione cosa pensa di fare?
Di dedicarmi a tutto quanto ho fatto con minore intensità in questi anni, sia per la famiglia che per i miei hobby e penso di riprendere un'attività fisica adeguata al fine di mantenermi in forma per "entrare nel loculo" il più tardi possibile.
© Riproduzione riservata
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata