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Scarpa: «Ecco il mio progetto per la Parma del futuro»

Scarpa: «Ecco il mio progetto per la Parma del futuro»

07 Marzo 2017, 07:01

«Con Pizzarotti città meno attrattiva e sicura. Sono mancati coesione sociale e ascolto»

Katia Golini

Sorride Paolo Scarpa. Ha appena superato le “forche caudine” delle primarie. Sorride anche per questo. Ma non solo. Ha in mente un progetto per Parma che «guarda al futuro, senza dimenticare il passato». Che «punta sulle eccellenze, senza lasciare indietro nessuno».

Una schiacciante vittoria alle primarie. Se l'aspettava?
«Non ero certo il favorito, ma ho percepito nel corso di questa lunga campagna un entusiasmo crescente e una voglia di riscatto che aspettava solo l'occasione di esprimersi. Questo entusiasmo lo abbiamo sentito tra la gente, nelle strade, e lì ho cominciato a capire che la vittoria era possibile, alle primarie e dopo».

Cosa ha significato questo successo dal suo punto di vista personale?
«Una vittoria elettorale non deve mai essere un fatto personale, ma collettivo. Può sembrare strano, ma ieri non ho festeggiato tanto per me stesso, quanto per le persone che hanno lavorato gomito a gomito con me».

E dal punto di vista politico? Lei non è iscritto al Partito democratico, poteva andare in tutt'altro modo.
«Questo è il grande successo delle primarie aperte del 5 marzo: non si è votato sulla base dell'appartenenza, ma per un progetto di città. Un progetto ambizioso, che guarda al futuro, all'Europa, alle vocazioni economiche e culturali di Parma e che non lascia indietro nessuno. E un progetto che si fonda sui valori condivisi dell'equità sociale, della centralità della persona, della fiducia nella democrazia. Quanto a me, mi sono sempre definito un candidato indipendente, che possiede forti valori democratici e crede nel ruolo imprescindibile dei partiti. Non ho tessere, ma sono orgoglioso che insieme a me in questa avventura vi siano amici di grande qualità personale e morale, impegnate nel Pd e nei movimenti».

«Unire per vincere» è lo slogan della sua campagna. Pensa di riuscire a compattare l'elettorato dem intorno alla sua candidatura?
«Da adesso alle amministrative il mio impegno sarà rivolto a conquistare, con buone idee e progetti, il voto degli elettori di Parma, di tutti. Quanto all'elettorato del Pd, quando Nicola Dall'Olio ha deciso di fare il suo passo di lato e appoggiare la mia candidatura, il primo segnale di unità lo abbiamo dato, forte e chiaro. Le primarie si fanno anche per questo, per scegliere il candidato che meglio rappresenta un'idea di buona politica e di buona amministrazione, attenta ai bisogni delle persone, in uno spirito di condivisione».

Si aspetta che Costi e Alimadhi la aiuteranno?
«Siamo stati tutti e tre tra la gente in questi mesi di campagna elettorale per le primarie e sono assolutamente fiducioso che l'esperienza acquisita venga messa a disposizione di un unico progetto, per il bene di Parma».

Ora si apre la fase più difficile, la campagna elettorale vera e propria. Tra i candidati in campo chi considera più temibile?
«Lo dico con grande preoccupazione: l'avversario più temibile per me è oggi l'antipolitica, unita alla sfiducia che attraversa la nostra società e che non ha lasciato immune Parma. E' un atteggiamento che deriva da un disagio reale, che attraversa tutte le componenti sociali della nostra comunità, colpendo duramente soprattutto chi è più in difficoltà e che si traduce in forme di disinteresse verso ogni proposta. E' questo che temo, più di qualsiasi candidato avversario».

Lei è sempre stato critico verso l'amministrazione Pizzarotti. Qual è l'errore più grave che ha commesso il sindaco?
«Nulla di personale, sia chiaro, ma in questi anni di amministrazione Pizzarotti, Parma è diventata una città meno attrattiva, meno sicura, meno coesa, in cui ci riconosciamo a fatica. Parma appare segnata da disagio, disillusione, rassegnazione, a fronte di una calma piatta dell'amministrazione, la cui inerzia ha favorito il degenerarsi di fenomeni negativi. Ed è un peccato, per una città che è bella ed è ricca, ricca di persone, valori, volontariato, associazioni, imprese. Troppi cittadini e famiglie in difficoltà si sentono non compresi nelle loro difficoltà. E' inoltre mancato l'ascolto della città, che rappresenta forse il limite maggiore di questa esperienza amministrativa. Il sindaco troppo spesso ha preferito chiudersi nella bolla del dibattito sui social media piuttosto che scendere tra la gente. Inoltre, sulle grandi questioni strategiche è stato colpevolmente assente. Penso alla sicurezza, alla sanità, all'ospedale, alla triste vicenda Tep, penso a una strategia di sviluppo. Infine, “last but not least”, non dimentichiamo che questa giunta vinse le elezioni sulla base di promesse elettorali che ha totalmente disatteso, a partire dal termovalorizzatore».

Può riconoscergli un merito?
«Gli riconosco buona volontà e onestà personale per cui non ho alcuna ragione di dubitare. Ha inoltre dimostrato una certa sensibilità ai temi dell'integrazione. Tengo a ricordare che fui uno dei pochi a criticare, con un articolo sulla Gazzetta, le accuse penali senza senso relative alla denuncia sul caso Regio, che, come previsto, si sono risolte poi in una bolla di sapone».

Pensa che Pizzarotti sia un candidato più forte o più debole, dopo l'uscita da M5S?
«Pizzarotti ha giocato abilmente sull'uscita dal Movimento di Grillo, costruendosi un'immagine di civico, che, per assurdo, è di "antipolitica dell'antipolitica". E' mia convinzione che Federico Pizzarotti, come sindaco, sia molto più apprezzato dal sistema mediatico nazionale che dai cittadini di Parma».

Si aspetta che Grillo troverà un candidato del Movimento?
«Non lo so, non sono addentro alle cose del Movimento, che mi sembra una sorta di setta imperscrutabile, governata dietro le quinte dalla Casaleggio Associati e dalla figura iconica di Beppe Grillo. La trasparenza è un'altra cosa».


«Parma città europea». «Parma città solidale e sostenibile». Cosa vuol dire?
«Dobbiamo lavorare per fare di Parma un modello di sostenibilità e coesione sociale, puntando sulla sua dimensione europea, universitaria e di città della cultura».

Può spiegare meglio?
«In un sistema politico moderno il sindaco deve proporsi come riferimento di una cabina di regia che attivi tutte le energie positive del territorio, anche quelle private. Vogliamo Parma città dell'ambiente, agendo sul sistema pubblico e privato. Dovremo, per esempio, agevolare le pratiche burocratiche, stimolando progetti di zona (strade, piccoli quartieri), che premino chi è disposto ad investire. La città verde dovrà essere la città della mobilità dolce, delle tante piste ciclabili protette, di un rispetto per il verde pubblico e la sua manutenzione, nella rivalutazione delle aree agricole».

E per un progetto di sviluppo?
«Credo fortemente a Parma "città europea", in cui Efsa, grandi e medie imprese, filiere agroalimentari, Università, Stazione sperimentale conserve, agricoltura, contribuiscono con il Comune alla nascita di un centro di consulenza europea a Parma, capace di stimolare progetti innovativi e attirare finanziamenti anche dell'Ue. Una sede potrebbe essere il Ponte Nord».

Cosa farà sul fronte della raccolta differenziata?
«E' un sistema che deve essere cambiato, ma non stravolto. Così com'è ora è un fallimento, ma non vogliamo perdere di vista gli obiettivi della differenziata. Pensiamo a un modello flessibile, tarato su tipologie diverse di immobile e che eviti il deposito di sacchetti di immondizia nelle strade. Non escludo l'introduzione di cassonetti della differenziata con badge condominiali o personali, sicuramente meno costosi delle attuali, poche, eco-station».

E sulla sicurezza?
«La sicurezza è un diritto, dobbiamo riprendere il controllo sociale delle strade e dei luoghi pubblici. E' un'emergenza. Ma non dimentichiamo che, dietro alle forme di spaccio di droga e di furti nelle case, ci sono le mafie, c'è un'illegalità che dobbiamo combattere agli alti livelli. Abbiamo avanzato alcune proposte, che vedono la polizia municipale agire in coordinamento con le altre forze dell'ordine. Vogliamo introdurre la figura del vigile di prossimità, che tornerà a girare nelle strade, parteciperà alla vita del quartiere intercettando le situazioni di degrado e di pericolo. Pensiamo anche alla creazione di un sistema di segnalazione attivo 24 ore su 24 in contatto diretto con il Comune».

Cultura, un altro pilastro delle parole chiave in campagna elettorale. Quali idee per il rilancio?
«Non dobbiamo andare a cercare lontano ciò che abbiamo già e che va solo valorizzato. Al Regio qualcosa si è mosso, ma serve un Festival Verdi che nasca da un grande progetto scientifico e culturale capace di parlare al mondo, sul modello dei grandi festival europei. Centro studi verdiani e Conservatorio devono collaborare con il Teatro per costituire un comitato scientifico di livello internazionale che sappia produrre una offerta musicale caratterizzante. La Pilotta deve diventare un magnete culturale di valenza europea. Insomma, c’è tanto da lavorare».

Quali sono le prime cose in assoluto di cui Parma ha bisogno?
«Ha bisogno di credere in se stessa e nella sua dimensione culturale, nella capacità di guardare contemporaneamente agli ultimi e alle grandi sfide che il futuro ci mette di fronte».


Ferrovie, aeroporto, Ti-Bre: quali progetti?
«Per Parma città europea occorrono collegamenti infrastrutturali all'alta velocità ferroviaria ed è necessario completare la Pontremolese. Parma non può essere isolata dal mondo. L'aeroporto è una grande scommessa: investire o morire. Per farlo vivere serve un serio progetto di riconversione come già concordato con la Regione Emilia Romagna, previa attentissima valutazione ambientale. In ogni caso Parma deve essere collegata alle grandi reti internazionali. La Ti-Bre? Non lo ritengo un progetto strategico prioritario. Tuttavia non sono un talebano del “no”, anche se rilevo seri problemi ambientali legati alla sua realizzazione».

Presenterà la sua squadra prima del voto? Ha già in mente qualche nome tra chi le è stato vicino in questi mesi e l'ha sostenuta fin dall'inizio?
«No, confesso, non ho ancora pensato ai nomi, ma sono convinto che dovremo valorizzare le migliori competenze e le intelligenze di questa città, sia dentro sia fuori dalla politica. Vorrei una significativa presenza giovanile e femminile nella squadra di governo».

Si profila una sfida elettorale tra candidati civici. Le sembra un bene o un male per la città?
«E' un'evoluzione della politica moderna, in cui il ruolo dei partiti è in crisi, come è in crisi la stessa democrazia. Ma io credo alla funzione dei partiti e sono orgoglioso di essere il candidato anche di un partito come il Pd».


Come pensa di convincere i parmigiani a votarla?
«La nostra proposta politica parla a tutti i cittadini. Indipendentemente dalle preferenze politiche. Il nostro è un progetto di futuro della città».

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