Sandro Piovani
Unisce qualità e quantità. Ma soprattutto non si risparmia mai, dote questa molto apprezzata dai tifosi di ogni latitudine, ancor di più da quelli del Parma. Che (lentamente ma inesorabilmente) hanno imparato a conoscerlo. E mercoledì, nell'ultima gara dell'anno, Manuel Scavone li ha anche stupiti giocando per tutta la ripresa e qualche minuto del primo tempo come terzino sinistro. «Merito» si fa per dire di capitan Lucarelli che, espulso, gli ha anche passato la fascia. Per Scavone non solo una prestazione da incorniciare: terzino sinistro e, per la prima volta, capitano del Parma. E lui sorride, in quel di Collecchio dove gli allenamenti proseguono anche oggi. Poi le meritate vacanze, tutti liberi sino al 7 gennaio prossimo compreso. «Torno a casa - spiega Scavone -, ho un bambino piccolo e riposarsi non è così scontato» continua sorridendo e pregustando già questa pausa. «Poi andremo qualche giorno nelle montagne vicine». Una passione che Scavone non può godersi sino in fondo. «Beh, certo, non posso mica sciare». Questo per far capire la serietà di un giocatore che in montagna c'è nato. E che rinuncia, nel nome della professionalità, ad una delle sue grandi passioni. E ripenserà probabilmente alla gara con lo Spezia, a quella giornata da terzino sinistro e capitano. «Capitano mi è capitato in altre squadre. Terzino mai direi. A volte ho giocato centrale per qualche minuto, ma per così tanti minuti direi di no, mai. Al di la del ruolo, la mia caratteristica è quella di mettermi a disposizione delle esigenze che ha la squadra. Lo faccio volentieri e spero di aver dato una mano ai miei compagni. E riguardo al capitano è stato un onore indossare la fascia per un tempo. Spero di averla onorata».
Tu eri proprio dietro Lucarelli: come hai visto l'episodio dell'espulsione?
«Lui voleva cercare di colpire di testa e, forse spinto, gli è venuto istintivo alzare il braccio e colpire la palla. E' accaduto anche a me. Dinamiche istintive che in campo succedono».
Da questo episodio è uscita però una sorta di rabbia del Parma. E praticamente non avete più corso rischi.
«Abbiamo dimostrato di essere una squadra. Ci siamo compattati, abbiamo concesso poco o nulla e abbiamo provato anche alcune ripartenze pericolose. Credo che dopo l'espulsione abbiamo dimostrato quanto ci teniamo a stare là, stringendo i denti davanti a queste difficoltà».
Ma D'Aversa cosa le ha detto nell'intervallo a proposito del nuovo ruolo di terzino sinistro?
«Beh l'avevo fatto per qualche minuto nel primo tempo. E mi ha detto di continuare così. Lui mi conosce bene e sa che mi adeguo alle situazioni e per questo l'ho fatto volentieri».
Lei è un po' il manifesto del Parma che non ha paura di lottare.
«Ale è il nostro simbolo. Mi piace questa stima che hanno i tifosi nei miei confronti per il mio modo di affrontare il calcio. Non mollare mai e mettermi al servizio della mia squadra sono un po' i miei modi di intendere il calcio».
Il paradosso del calcio. Prima si diceva che il Parma non sapeva pareggiare e così il 2017 si è chiuso con quattro “X”...
«Questo è il risultato finale, ma sono quattro pareggi diversi. Siamo tornati da Terni con molto rammarico, perché eravamo in vantaggio e potevamo chiuderla con alcune occasioni importanti che abbiamo avuto, potevamo e dovevamo sfruttarle meglio. Contro il Cesena è stata una partita dove loro si sono chiusi e non siamo riusciti a sbloccare la partita anche se ci abbiamo provato in tutti i modi. Bari è stata una gara particolare, contro una squadra forte anche se poi le occasioni più clamorose le abbiamo avute noi. E contro lo Spezia siamo rimasti in dieci e abbiamo comunque portato a casa un punto importante perché sono una squadra ben organizzata che mi ha fatto una buona impressione».
Empoli e Spezia le squadre che hanno impressionato di più contro il Parma in questo girone d'andata. E' d'accordo?
«Lo Spezia aveva preparato molto bene la gara, abbiamo fatto un po' di fatica all'inizio a sviluppare il nostro gioco ma mi sarebbe piaciuto giocarla nel secondo tempo in parità numerica per vedere se loro sarebbero riusciti a mantenere quel ritmo usato nel primo tempo. Forse avremmo fatto qualcosa in più».
E' vero che con il girone di ritorno inizia un altro campionato, una cosa completamente diversa?
«Sì perché tante squadre si rafforzeranno. I punti inizieranno a pesare e le squadre che devono salvarsi giocheranno con la bava alla bocca. E quando iniziano a pesare i punti la palla a volte brucia. Ma sono convinto che se giochiamo come sappiamo, allora possiamo giocarcela. Che non significa andare in serie A ma almeno togliersi le giuste soddisfazioni. Noi volevamo stare attaccati alle prime e l'obbiettivo è stato raggiunto. Per poi giocarci tutto nel girone di ritorno».
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