Chiara Pozzati
Tania Lamberti spinge la carrozzina in piazzale Maestri. Il suo piccolo, un fagottino di due mesi, dorme placidamente. Lei rimane sul chi va là: «La verità è che abbiamo ancora paura della legionella. Quando è scoppiata l’epidemia ero incinta, ma oggi l’acqua in casa rimane off-limits. Quando devo fare il bagnetto a mio figlio utilizzo le bottiglie che compro al supermercato».
Il rebus sulla fonte del contagio non è ancora stato sciolto, ma nel Cittadella, epicentro del focolaio dei mesi scorsi, dubbi, amarezze e sospetti continuano ad affollare la mente di molti. «Penso che non vogliano dirci la causa del contagio – sospira Mirella Guatteri, insospettabili 74 anni -. Ma non capisco perché non farlo. In fin dei conti dopo il caos che c’è stato, ci sentiamo presi in giro per l’ennesima volta. Anche se, va detto, solo i dati ufficiali possono darci il responso di quello che è stato. Certo attualmente non siamo soddisfatti».
Scettica anche Giuseppina Arena che alle domande del cronista risponde asciutta: «Che cosa hanno risolto finora? Niente, ma a Parma sono tanti i problemi in sospeso». E dopo la frase sibillina torna sulla sua strada con un sorriso amaro. Ma c’è anche chi punta il dito contro la «latitanza» del Comune: «Temo che il Palazzo di piazza Garibaldi abbia sottovalutato la partita della legionellosi. Ho notato poco interesse da parte dell’amministrazione, specialmente nei primi tempi» - tono pacato, Rosaria Paganini torna alle prime fasi della diffusione. E conclude: «Il Comune non è sceso in campo subito, mentre la questione ha sollevato dubbi e angosce anche nel resto della città. Io per esempio abito a Fognano, ma temevo che il morbo potesse diffondersi anche là. Credo che il Comune sia stato latitante, l’abbiamo visto ad esempio sulla delicatissima questione disabili».
Anche Alessandra Lorieri, che frequenta piazzale Maestri puntualmente per motivi medici, non è del tutto convinta che sia venuta a galla tutto: «La legionella rimane un grande problema, ma dietro temo ci siano grandi business, perciò difficilmente si arriverà alla verità».
Più morbido Enrico Alessandrini: «Mia madre abita qui in piazzale Maestri e certo sarebbe bello sapere com’è andata, ma viviamo in un Paese particolare e di dubbi purtroppo ne ho tanti». Ma a chiudere il cerchio sono Lamberto Lombardi e Ugo Castellani, due istituzioni in piazzale Maestri. I due edicolanti hanno pareri diversi: «Non sono riusciti a individuare la causa del contagio? Vuol dire che non l’han cercata bene» va dritto al sodo il primo. Mentre Castellani mette i puntini sulle “i”: «Volete sapere cosa ne pensa la gente del quartiere? Semplice: si divide. Da un lato c’è chi rimane convinto che la vera fonte dell’epidemia non verrà mai svelata per interessi vari. Dall’altro c’è chi crede nelle oggettive difficoltà di ricerche in questo campo».
Ma su una questione vuole spazzare via dubbi: «Il fatto che la Città di Parma sia stata completamente “scagionata” è stato un vero sollievo per tutti. Specialmente alla luce di notizie diffamatorie diffuse da riviste scandalistiche che hanno provocato pesanti danni al quartiere».
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