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Tre ragazzi con la scabbia alle superiori

Tre ragazzi con la scabbia alle superiori

26 Febbraio 2017, 13:16

Mara Varoli

Dopo i pidocchi è arrivata la scabbia. Tre casi per la precisione, in tre ragazzi che frequentano le scuole superiori della città. E anche se l'Ausl conferma che «Non c'è nulla di straordinario», quando si parla di malattie di questo tipo tutti alzano la testa. E la domanda è sempre la stessa: «Ma è contagiosa?».

La preoccupazione sale nel momento in cui si assicura che per certe patologie non sono previsti interventi di massa, come possono essere le vaccinazioni, anche perché non esistono. A maggior ragione quando le persone malate si trovano all'interno di un istituto scolastico, il timore del possibile contagio arriva alle stelle. Ma l'Ausl tranquillizza, ricordando che è l'azienda stessa a contattare direttamente le famiglie degli studenti a rischio. Per cui, «niente nuova, buona nuova». Ma cosa è la scabbia? Già il nome fa venire il prurito: è una malattia antica che negli ultimi anni ha visto aumentare il numero delle persone che hanno accusato questa specifica sintomatologia. E cioè eruzione cutanea e prurito. Per sapere di cosa parliamo basta fare un click su Wikipedia: «La scabbia è un'infestazione contagiosa della pelle. Si verifica tra gli esseri umani e in altri animali. È stata classificata dalla Organizzazione Mondiale della Sanità come una patologia legata all'acqua. È causata dall'acaro Sarcoptes scabiei, un parassita molto piccolo e di solito non direttamente visibile, che si inocula sotto la pelle del soggetto colpito provocando un intenso prurito allergico». Una malattia che si trasmette dal contatto diretto pelle-pelle.

La «bomba» è scoppiata da una telefonata alla «Gazzetta»: «Pronto, parlo con un giornalista? Sono un genitore di una ragazza che frequenta un istituto superiore della città. Mia figlia oggi è tornata a casa dicendo che a scuola c'è la scabbia. O meglio che in una classe c'è un ragazzo malato e che si stava verificando il possibile contagio. Sono molto preoccupato, anche perché in famiglia abbiamo persone immunodepresse e non so cosa potrebbe capitare con un contagio. Così mi sono recato in presidenza per chiedere spiegazioni e dopo avermi confermato che il problema a scuola esiste veramente, mi hanno assicurato che la situazione è sotto controllo dell'Ausl e che sarà l'azienda sanitaria a organizzare i dovuti interventi».

Esattamente come accade con i pidocchi. E qui ormai siamo esperti da anni. Un problema quello degli insetti che «occupano» il capo dei bambini ancora molto diffuso nelle elementari e medie di Parma. L'Ausl avverte la presidenza che all'interno della scuola sono stati riscontrati dei casi di infestazione da pidocchio, dopodiché viene distribuito il foglio a tutte le famiglie con le indicazioni per la cura, fino alla visita pediatrica che attesta che l'insetto è debellato, che il bambino è «guarito» ed è pronto per ritornare in classe. E per la scabbia?

PARLA L'INFETTIVOLOGO CALZETTI

Carlo Calzetti, infettivologo dell'ospedale Maggiore, spiega che la scabbia «è una malattia parassitaria dovuta all'acaro, che scava i cunicoli sotto la cute. I luoghi più caratteristici del corpo - spiega Calzetti - in cui si individuano questi cunicoli sono le mani: in particolare, fra le dita. E il contagio è diretto: può avvenire attraverso il contatto con la pelle ma anche con lenzuola, coperte e indumenti vari». Ma qual è la causa scatenante della scabbia? «Solitamente la catena parte dalle scarse condizioni igieniche dell'ambiente - ricorda -: ambienti non puliti, generalmente chiusi da tempo e con polvere. Per cui il primo caso si ammala per le condizioni ambientali, mentre gli altri casi si contagiano direttamente tramite il contatto della pelle o attraverso gli indumenti. La cura si effettua con pomate, che si spalmano su tutto il corpo: il corpo poi viene avvolto da un lenzuolo per dodici ore. Dopodiché viene fatta la doccia e ripetuto il trattamento. Per la cura vengono utilizzati anche altri farmaci e dopo due giorni di trattamento il paziente può ritornare in collettività». E se il contagiato è immunodepresso? «Nell'immunodepresso può verificarsi la cosiddetta scabbia norvegese, che ha una carica maggiore di acari e manifestazioni crostose - chiarisce -. Un tipo di scabbia che può rimanere a lungo e che è certamente più difficile da trattare». Ma è una malattia così diffusa? «In realtà - conclude Calzetti - non è così frequente, ma non c'è un allarme scabbia. Almeno, nel nostro reparto ne possono capitare due casi in un anno. Solitamente i pazienti con queste malattie vengono ricoverati in dermatologia. Agli infettivi arriva chi ha problemi di dimora per la cura». M.V.

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