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Un altro cane ucciso da un pitbull

Un altro cane ucciso da un pitbull

11 Gennaio 2017, 09:51

Un altro cagnolino azzannato e ucciso da un pitbull dopo il caso analogo di via Venezia.

E' accaduto a Salso nella mattinata dell’Epifania. A farne le spese, pagando con la vita a causa di un’emorragia dovuta alle lesioni interne riportate, è stato un bassotto di undici mesi, mentre la padrona è finita al pronto soccorso per un morso ricevuto al polso nel tentativo di dividere i due cani.

Il fatto è successo in via Unità dove mamma e figlia stavano portando a spasso la loro cagnolina, Adele, un bassotto a pelo duro di undici mesi, in pratica ancora una cucciolotta. «Dopo essere uscite dal cortile condominiale ci siamo incamminate sul marciapiede per fare una passeggiata con Adele regolarmente al guinzaglio – è la versione della donna, ancora spaventata, che vuole mantenere l’anonimato –. Non abbiamo percorso che pochi passi quando, dal piccolo fazzoletto verde di via Lindori, strada chiusa lunga poche decine di metri laterale di via Unità, ho visto arrivare di corsa un pitbull appartenente ad un residente della zona che si trovava nei pressi insieme ad altri due cani di taglia più piccola. Tutti e tre i cani erano senza guinzaglio. Presa alla sprovvista, non ho avuto tempo di ragionare ma soltanto di urlare a mia figlia di prendere in braccio Adele ma ormai era troppo tardi, con il pitbull che è riuscito ad azzannare il bassotto alla zampa. Ho cercato allora a più riprese di staccare da Adele il pitbull che per tutta risposta mi ha morsicato al polso. C’erano altre persone che hanno visto la scena anche perché urlavo a più non posso nella speranza che il padrone richiamasse il pitbull, ma quando lo ha fatto era ormai troppo tardi. Non potrò dimenticare la scena, con la nostra Adele a guaire in modo straziante. A quel punto – prosegue il racconto la donna – il primo pensiero è stato quello di caricare in macchina la cagnolina e di precipitarci dal veterinario: visto che quello di Salso era chiuso, l’abbiamo portata in una clinica di Parma dove hanno tentato il tutto per tutto per salvarla senza successo a causa dell’emorragia dovuta alle numerose ferite. Si era pensato anche a fare una trasfusione di sangue ed avevamo trovato degli amici disponibili a “prestarci” il loro cane, ma tutto sarebbe stato comunque inutile. Adele è morta alla sera».

Il giorno seguente la donna si è recata al pronto soccorso per farsi medicare ed ora dovrà seguire una profilassi di alcuni giorni per evitare infezioni. «Sono andata dai carabinieri e dai vigili urbani e dell’episodio è stata informata anche l’Usl – sottolinea la donna – tornerò sicuramente dai carabinieri per sporgere querela. Siamo disperati, Adele faceva parte della nostra famiglia. A me è andata bene ma cosa sarebbe successo se invece del cane fosse stata azzannata mia figlia o un altro bambino?». r.c.

I PITBULL DI VIA VENEZIA TRASFERITI IN CANILE

Chiara Pozzati

Aggressione in via Venezia: i due pitbull sono stati trasferiti in canile per dieci giorni. Questo all’indomani del cruento episodio accaduto a Debora, la 36enne parmigiana che ha visto il suo meticcio sbranato a morte dai possenti cani nel cortile condominiale, finendo lei stessa all’Ospedale.

Nel primo pomeriggio di ieri è scattato il sopralluogo dell’Ausl. «E’ stata disposta l’osservazione sanitaria antirabbica per dieci giorni in canile. Tutto questo per escludere la presenza del virus al momento dell’attacco - fa il punto Mauro Cavalca, direttore del Servizio sanità animale -. E’ un’operazione che nel 99% dei casi viene prescritta a domicilio, ma in questa particolare situazione non sussistono le garanzie necessarie. Per questo abbiamo optato per il trasferimento nel canile comunale». Non solo, «in fase di valutazione di aggressività non controllata, abbiamo disposto l’obbligo di conduzione al guinzaglio e con museruola a ogni uscita e il divieto di lasciarli incustoditi in presenza di bimbi o estranei nel contesto familiare. E ancora: l’obbligo dell’assicurazione per la responsabilità civile per danni a terzi e l’obbligo di migliorare le condizioni di sicurezza nel giardino dove venivano custoditi i cani».

Ma cosa accadrà allo scadere dei dieci giorni? «Ancora non siamo in grado di prevederlo - dosa con cura le parole Cavalca -. Certo è che la restituzione degli esemplari ai proprietari è subordinata all’ottemperanza di queste disposizioni». Intanto torna a farsi sentire Debora, la padrona di Sparkey ancora ricoverata al Maggiore: «Non esiste che io debba tornare e vedere quelle due belve in giardino come nulla fosse. Dopo quello che è successo a me e al mio piccolo ho paura di rimettere piede in casa. O traslocano i padroni, o danno via i loro pitbull». Sprazzi di rabbia e angoscia dopo la notte trascorsa in Ortopedia. I due cani hanno fatto a pezzi il suo meticcio e nel disperato tentativo di salvarlo lei è stata azzannata a un braccio. Il referto medico parla chiaro: trenta giorni di prognosi per rimettersi completamente. Ma ci sono ferite per cui occorrerà ben di più.

«Certo è che mi devono operare: il sospetto è che i morsi abbiano provocato una lesione al tendine. Ho perso la sensibilità a un dito: è come se non l’avessi più. In sostanza non è ancora chiara l’entità dei traumi che ho riportato. Ma non sono riuscita a chiudere occhio per quanto è accaduto al mio cane». La voce roca, impastata di sonno e antidolorifici, si spezza oltre la cornetta. «Sparkey non è morto invano: non mi fermerò finché quei due pitbull non se ne andranno - rimarca lapidaria -. Oltre alla battaglia legale, raccoglierò firme nel circondario, mi rivolgerò al Comune. Quegli animali se ne devono andare: sono troppo pericolosi». «Tanto più che non era la prima volta che scorazzavano liberi senza guinzaglio nel cortile di casa - prosegue la donna -. Già in un’altra occasione avevo incontrato uno dei due pitbull senza guinzaglio, ma non avevo il cane e il padrone è uscito subito a riprenderselo».

E torna con il pensiero a Sparkey «un frugolino di appena undici chili - si sfoga -. Era la mia metà, vivevamo in simbiosi. Me l’hanno strappato via sotto gli occhi, con una crudeltà impressionante. Non si meritava una fine del genere». Oggi Debora si sente «morta dentro, oltre che dolorante e ancora sotto choc - ribadisce -. Li devono allontanare e non mi darò pace finché questo non sarà fatto». «Oggi (ieri per chi legge ndr) sono costretta in Ospedale e non mi sono potuta presentare al comando dei vigili per sporgere querela, ma appena ne avrò la possibilità lo farò. Non ho intenzione di fermarmi: voglio giustizia per Sparkey e sicurezza per me».

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