×
×
☰ MENU

Addio a Felisa, il dentista-gentiluomo

Addio a Felisa, il dentista-gentiluomo

14 Ottobre 2017, 11:23

Lorenzo Sartorio

Quando si era bambini, il parroco a catechismo o l’insegnante di religione a scuola, parlavano dell’angelo custode che, fin dal momento della nascita, si fa carico di ognuno per proteggerlo. Una figura dolce, rassicurante ma che nessuno ha mai avuto la ventura di vedere materialmente. Giuseppe Felisa, nota e stimata figura di odontoiatra cittadino, questa fortuna l’ha avuta. Il suo «angelo custode», infatti, che l’ha vegliato sino all’ultimo momento della vita è stata la moglie Liviana che gli è sempre stata a fianco nella professione e non lo ha abbandonato un solo istante anche nella grave malattia che lo ha colpito e che ha avuto ragione del suo pur forte fisico. Sessantaseienne, Felisa (per gli amici «Beppe») era nato a Parma. La mamma Margherita, donna raffinata e gentile, fu per anni impiegata al Distretto Militare che aveva sede invia Padre Onorio, mentre il padre Pietro, originario di Traversetolo, agente della Polizia, fu l’autista del questore. Dopo le elementari alla Pezzani, le medie alla Salimbene e il liceo al Maria Luigia, si iscrisse alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Milano laureandosi brillantemente. Quindi la specializzazione in odontoiatria e, dopo avere lavorato per anni fuori Parma, nel 1984, l’apertura di uno studio dentistico in piazzale Mattarella dove ha curato tantissimi pazienti che amavano e stimavano tantissimo quel dentista così bravo, rassicurante, simpatico e cortese. Un vero gentiluomo, Beppe, una persona speciale, soprattutto, sotto il profilo umano, di una generosità e di un’umanità straordinarie che ha mantenuto fino all’ultimo con quella serenità tipica degli animi forti. Era orgoglioso di esser un «ragazzo della Cittadella» e con entusiasmo aveva aderito, fin dagli inizi, al gruppo «Ragazzi di viale delle Rimembranze», un piccolo club che raduna quegli ex giovani che, alla fine degli anni Cinquanta e poi negli anni Sessanta, si radunavano sulle panchine del viale all’ombra delle fortezza farnesiana. Un gruppo affiatato che raggruppava giovani che risiedevano nel quartiere ma che sfogavano la loro vivacità nei campi della Cittadella, sotto l’occhio vigile del custode del parco Adriano Catelli, per interminabili partite di calcio sotto il solleone estivo o le piogge autunnali. E, poi dopo la partita, sudati ed imbrattati di fango, il rito dell’immancabile granatina alla menta o al cedro nel chiosco. Per non parlare delle incursioni alla «Raquette» per le prime battute con la racchetta seguite dal ritemprante gelato di Carlo alla «Centrale de Latte». Quindi, ancora in sella alla bici, per quei giri alla volta della campagna lungo il Budellungo respirando quella brezza di spensieratezza che sarebbe durata ancora pochi anni per far posto alle grosse responsabilità della vita. Era legatissimo alla famiglia, Beppe: alla moglie Liviana e all’adorato figlio Andrea, ingegnere meccanico. Il tempo libero lo dedicava alla sua passione di sempre: le auto e le moto. Infatti, era un provetto motociclista ed un grande appassionato di motori. Con gli inseparabili amici Roberto, Toni e Giacomo, in sella alle loro moto, effettuarono numerosi tour sia in Italia che all’estero. Come pure amava tantissimo la montagna e le immacolate e sacre cime della Valle d’Aosta dove trascorreva le vacanze estive con la moglie. La sua scomparsa ha destato profonda commozione tra i tanti amici e pazienti che gli volevano un gran bene come il professor Riccardo Volpi, primario della prima Clinica medica del nostro Ospedale e compagno di liceo di Beppe, che lo ricorda così: «Mi insegnò a guidare l’auto e con lui ho trascorso momenti indimenticabili sia sui banchi di scuola, sia dopo in quanto la nostra amicizia è durata nel tempo». «Desidero ringraziare - ha sottolineato la moglie - la Clinica pneumologica del nostro Ospedale, il direttore professor Alfredo Antonio Chetta e tutto il personale medico e paramedico i quali, nel reparto dedicato ai malati di Sla, seguono i pazienti con tanto amore e altrettanta dedizione».

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI