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Aggressioni, è allarme in città

Aggressioni, è allarme in città

13 Febbraio 2017, 10:28

Luca Pelagatti

L'ultimo caso risale giusto a sabato. In via Mazzini: dove un uomo di 44 anni è stato preso a calci e pugni da una baby gang, davannti a decine di persone. La sua «colpa»? Avere sgridato un ragazzo in bici che l'aveva urtato. Follia? Forse. Ma di certo non un caso isolato: solo pochi giorni prima, sempre nella centralissima via Mazzini, un tabaccaio è stato pestato a sangue da tre uomini per aver tentato di difendere una ragazza importunata dal terzetto. la verità è che gli episodi recenti di violenza in centro in pieno giorno si sprecano.

Partiamo da quello in cui le vittime sono alcuni ragazzi di appena 14 anni, usciti di casa per andare a comprare il regalo di compleanno per un compagno di classe e finiti con il cuore in gola spintonati da uno straniero con la faccia dura che sbraitava: «Datemi i soldi». Cose che succedono di notte e nelle strade della periferia più lontana? Per nulla: erano le 18.30 del sabato. E più in centro di cosi non si può: erano in strada Università, a due passi da via Mazzini.

Si parla molto di sicurezza in questo periodo ed episodi come questi, ovviamente, fanno crescere la paura. Anche perché molto spesso degli autori delle aggressioni non si trova traccia. Se non nella memoria degli sfortunati che hanno avuto la mala sorte di incrociarne la strada. Lo sa bene il ragazzino, anche qui parliamo di un quattordicenne, rapinato a mezzogiorno e mezzo in via San Leonardo mentre tornava da scuola qualche mese fa. L'autore del colpo anche lui giovanissimo, pelle olivastra e vago accento straniero: lo ha affrontato con una lama in pugno facendosi consegnare il cellulare. Prima di firmare il colpo con una minaccia raggelante: «Se lo dici a qualcuno ti trovo e ti uccido». Per fortuna la vittima invece ha parlato, come è giusto che sia. Ma il balordo con il coltello resta libero di colpire ancora.

La stessa conclusione di un'altra brutta storia, che risale al mese scorso, quando un trentenne che stava camminando è stato preso a calci e pugni in via Cairoli da una baby gang. La sua colpa? Quella di avere replicato con una battuta a uno di loro che trovava divertente sporcare i passanti lanciando biscotti. C'è voluto poco: in quattro lo hanno buttato a terra e se non fosse stato per un passante che è intervenuto, chissà come sarebbe potuta finire. Ma anche così la vittima è dovuta andare a farsi medicare all'ospedale.

Centro e periferia, mattino e pomeriggio: episodi come questi ormai accadono ovunque e in qualunque momento. E, fatto che crea ulteriore allarme, non sono neppure riferibili al bisogno di qualche disperato di arraffare soldi facili. No, ormai si prendono botte o si viene assaliti anche senza neppure capire perché. Proprio quello che è accaduto il mese scorso a due ragazze che percorrevano via Sidoli in auto, verso le 20 di un sabato sera. «E quel gruppo di giovani ha tentato di aprire la portiera e di salire sulla mia auto – hanno raccontato le ragazze alla Gazzetta –. Andavo piano e si sono buttati in mezzo alla strada con le mani alzate, costringendomi a fermarmi». È stata questione di un attimo, ma la studentessa al volante è riuscita comunque a evitare il blocco sterzando di colpo. Ma come lei stessa ha ricordato, è stata «anche fortunata».

Già, buona sorte e prontezza di spirito. Per riuscire a vincere quando la strada si trasforma in una trappola servono entrambi. La riprova arriva nel racconto, tra gli altri, del commerciante aggredito da un gruppo di stranieri mentre percorreva via Venezia in bici. «Stavo tornando a casa quando me li sono trovati davanti. Erano fermi sul marciapiede, forse erano pusher e forse pensavano volessi comprare droga. Non era così e mi hanno inseguito e cercato di bloccare». Lui, robusto e coraggioso, se l'è cavata affrontandoli. Ma come ha ammesso ricostruendo l'accaduto, fino a quando non è stato al sicuro dietro la porta di casa, ha avuto le gambe molli. La stessa paura che molti raccontano di provare anche solo a uscire. E visto il numero dei casi di aggressioni, non si può dare loro torto.

Basta infatti ascoltare il racconto dello studente fuori sede di La Spezia, che si è visto l'auto circondata da spacciatori in viale Pasini mentre tornava a casa. Evidentemente la serata era stata fiacca e i pusher hanno pensato di integrare gli incassi provando a rapinarlo. E solo il provvidenziale blocco delle portiere ha evitato guai peggiori. Quelli, per capirci, che sono toccati a un 16enne picchiato e rapinato da un ragazzino di solo un anno più grande. Il bottino? Un iphone «pagato» con un calcio allo stomaco. E, almeno in questo caso, con l'arresto, visto che il baby rapinatore è stato pizzicato pochi minuti dopo.

Lo stesso finale, per fortuna, di un'altra aggressione ai danni di un giovane che stava ritirando soldi al bancomat. La vittima si era insospettita vedendosi fissato da uno sconosciuto di colore e non aveva prelevato nulla. Precauzione inutile: il rapinatore – perché questo era il tipo che lo stava fissando – lo ha comunque aggredito minacciandolo con una pistola e rifilandogli una grandinata di calci e pugni. Per il rapinato otto giorni di prognosi, per il bandito un arresto: si tratta di un nigeriano entrato in Italia come richiedente asilo, ma ben presto riconvertito alla rapine in banche e negozi. Perché questa è forse la chiave di questa emergenza: si inizia con i cellulari per strada e si passa poi ai registratori di cassa e alle filiali di banca. Si smette solo quando alla fine arriva lo scatto delle manette.

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