Mara Varoli
Non sempre i «panni sporchi» si lavano per forza in casa propria. A volte è meglio far sapere piuttosto che nascondere.
Così è successo all'istituto comprensivo Sanvitale Fra Salimbene: i ragazzi hanno rotto la porta del bagno e il preside ha postato la foto dei danni su facebook. Un colpo di coda che ha sicuramente lasciato senza parole genitori ma anche studenti, colpevoli o non colpevoli. Ma probabilmente, grazie a quel messaggio, i ragazzi staranno più attenti. E avranno più rispetto verso la «cosa» pubblica. «Usiamo in genere questa pagina per raccontarvi la vita della scuola un po' più da vicino - scrive il preside Pier Paolo Eramo su facebook -. Spesso lodiamo i nostri alunni, il loro impegno, la loro creatività, il loro lavoro. O raccontiamo le uscite, i progetti, le esperienze delle classi. Questa volta invece vi facciamo vedere la porta del bagno dei maschi al terzo piano delle medie. Lo facciamo perché occorre che tutti quelli che guardano si chiedano che cosa hanno fatto loro per preservare il bene comune. Se hanno dato il primo pugno, il primo calcio, se hanno guardato e hanno riso, se si sono incitati a vicenda, oppure hanno disapprovato, in silenzio o a voce alta, ecc. Se hanno provato dispiacere oppure hanno trovato la cosa normale».
E continua il preside: «Ognuno di noi è responsabile di tutto ciò che lo circonda e il bene degli altri dipende da noi. Speriamo che vedere questa immagine serva a capire che chi danneggia una porta (o di proposito fa la pipì fuori dal water o lascia aperta l'acqua dei rubinetti) - così come chi sta a guardare - fa del male prima di tutto a se stesso».
I commenti sulla pagina facebook non si sono fatti attendere. C'è chi ha sintetizzato con un «vergognoso veramente» e chi ha proposto un seminario di etica per i ragazzi. Senza dubbio le porte dei bagni prese a pugni e a calci ci sono sempre state, ma forse un tempo accadeva più raramente. E quando capitava, i colpevoli venivano immediatamente chiusi nel buio ufficio del preside, in attesa di una severa punizione. Che quasi sempre coincideva con la sospensione, senza pensare che a certi ragazzi qualche giorno di vacanza pareva un premio più che una punizione. In tempi più recenti, molti dirigenti hanno optato per una soluzione pratica. E piuttosto educativa: «Adesso la porta l'aggiusti tu». E' capitato di vedere studenti alle prese con chiodi, martello e pennelli per rimettere a posto ciò che avevano rotto. E con la fatica, la «lezione» si impara più velocemente. «Chi rompe paga, questo è scontato - dice il preside Eramo -. Ma in questo caso è difficile individuare il colpevole anche perché sicuramente sono più di uno. E non si tratta di vandali: queste cose accadono durante la ricreazione tra i tira e molla di più soggetti. Ho chiesto quindi agli insegnanti di far vedere la foto in classe e di dire: "Cosa ci insegna questa porta?". I ragazzi da soli non sono in grado di interpretare e hanno bisogno di uno sguardo adulto per prendere coscienza».
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