Katia Golini
E' il gioco di squadra la condizione necessaria. Se Parma vuole portare a casa il titolo di Capitale della cultura 2020 non può correre in ordine sparso. Ne è convinto Alessandro Chiesi, imprenditore e presidente di «Parma, io ci sto!», che fin dall'inizio ha supportato il progetto di candidatura. «Facendo squadra e puntando sulle nostre eccellenze possiamo costruire una progettualità a lungo termine che coinvolga tutta la città. La cultura permea ogni ambito, ogni attività» aveva detto giovedì dal palco della Crociera dell'Ospedale vecchio in occasione della presentazione del dossier di candidatura di Parma, di fianco a Giacomo Rizzolatti, membro del comitato scientifico e all'assessore alla Cultura del Comune Michele Guerra.
«Lavorare compatti è necessario. E' il progetto in sé che lo richiede ed è il progetto che, per come è stato presentato, è nato proprio puntando sul concetto della compattezza e unione delle forze. Questo progetto è dell'intera comunità, non di un ente o un'istituzione soltanto. E' un progetto di tutta la città».
Energie e idee ne sono state messe in moto parecchie. Un buon segnale?
«Di questo fatto molto positivo va dato merito all'assessore Michele Guerra, che si è dimostrato realmente aperto alla discussione e al confronto fin dal primo momento. Il dossier lo testimonia chiaramente».
Quali le prime impressione di cui avete avuto sentore?
«I primi commenti, raccolti anche a caldo giovedì dopo la presentazione del dossier, sono davvero tutti positivi. Trapela chiaro l'orgoglio dei parmigiani di essere protagonisti di questa impresa che viene percepita come una grande opportunità per tutta la città e per l'intero territorio».
Questa volta possiamo farcela?
«Rispetto al passato le condizioni sono diverse, a partire dal clima che si è creato intorno a questo grande obiettivo. Io ci credo, possiamo farcela».
Quali i punti forti del programma, oltre ovviamente al coinvolgimento della città?
«Nel dossier occupa ampio spazio un filo conduttore dirimente: il racconto della storia di Parma. Cos'è Parma e chi sono i parmigiani, cosa significa per noi cultura. Questo approccio può fare la differenza. Dal dossier emerge l'immagine di una città capace di lavorare unita per la valorizzazione delle proprie eccellenze e capace di fare cultura a 360 gradi. Con tutto quello che la parola cultura contempla: conoscenza, storia, arte, ma anche tradizioni, valori, attenzione ai mille aspetti della vita. Quello che emerge chiaramente dal dossier presentato al ministero si evince che Parma non propone solo una sfilza di progetti slegati e indipendenti uno dall'altro, ma una visione ampia e un modo di essere. Direi che emerge un piano di azione generale e fondamentale per fare cultura indipendentemente dall'esito finale».
«Parma, io ci sto!» non poteva non accettare di essere protagonista di questa grande sfida?
«Considerata l'impostazione, visto l'approccio dell'assessore non potevamo non esserci. Partecipare a questa sfida è un modo per accendere i riflettori sulle cose che valgono. Abbiamo aderito in modo molto convinto».
Se non dovessimo vincere continuerete ad appoggiare il progetto?
«Ci siamo oggi e ci saremo domani. Abbiamo un tavolo della cultura aperto e le azioni di “Parma, io ci sto!” continueranno qualsiasi sia l'esito della competizione. Ora abbiamo un piano delle iniziative culturali e un piano di sviluppo e valorizzazione dei luoghi. Un piano che indica la strada da percorrere da oggi in poi per diversi anni. E' un dato molto significativo e importante».
Al momento l'entusiasmo è alle stelle. In caso di sconfitta la batosta potrebbe risultare più cocente?
«A volte dalle batoste ci si risolleva più forti di prima. In questo caso di vince o si perde tutti insieme. Spero continui a prevalere lo spirito di squadra. Così andremo avanti comunque compatti e forti».
I progetti del dossier
Un fenomenale intreccio di idee. Uno spiegamento di energie entusiasmante. In un plico gigante è racchiusa la «ricetta segreta» che potrebbe portare Parma a diventare Capitale della cultura nel 2020. Il dossier resta «riservato», per stoppare le scopiazzature. Ma, dopo la presentazione di giovedì all'Ospedale vecchio, i progetti cardine si fanno sempre più chiari. Il tempo, il filo conduttore. La contemporaneità, uno dei pilastri dei progetti. La nostra storia, un principio ineludibile. Ecco dunque la trama, a grandi linee, del grande progetto che fa di Parma una delle candidate papabili.
«Il futuro della memoria»
L'epicentro di tutto l'impianto è la Crociera dell'Ospedale vecchio, che ospiterà «Il futuro della memoria», progetto volto a mettere in rete il sistema degli archivi e delle biblioteche attraverso un processo di virtualizzazione delle fonti documentarie al fine di renderle sempre più accessibili attraverso l'utilizzo delle tecnologie. Sarà una sorta di percorso esperienziale multimediale per dare voce agli archivi, patrimonio di inestimabile valore.
«Open call»
Quattro le proposte di «Open call», ossia chiamate esterne di giovani artisti che verranno a Parma per interrogarsi sui luoghi della città e lanciare proposte innovative sulla loro rivitalizzazione. Occhi nuovi e idee mai sentite a confronto.
Fondamentale su questo fronte la collaborazione con il Gai (il Circuito giovani artisti italiani che, per questa occasione ha scelto di collaborare solo con Parma).
Chiaramente evocativi tutti i titoli: «Cultura per tutti, cultura di tutti», «Industria creative driven» (che vedrà le imprese chiamate ad «esporsi» in prima persona per aderire alla proposta di invitare artisti sui luoghi di lavoro), «Temporary Signs», (bando per artisti under 35 che inventeranno installazioni creative da disseminare in giro per tutta la città), «Creativity Sustainability» (call rivolta alle città creative Unesco che si ritroveranno a Parma per escogitare nuovi percorsi di valorizzazione dei propri territori).
«Per Parma 2020»
Il teatro Regio sperimenterà la stagione di musica Novecentesca, indagando il concetto di tempo dal punto di vista musicale. Opere, allestimenti multimediali, concerti da camera: il cartellone del Regio sarà diverso dal solito. Senza escludere installazioni d'arte. Potrebbe arrivare a teatro anche Bill Viola.
Teatro Due
«Il trionfo del tempo e del disinganno» il filo rosso delle attività di Teatro Due, che proporrà una riflessione sul teatro, la bellezza e il barocco attraverso nuove produzioni sceniche all'avanguardia.
«La città delle muse»
Giochi di luce, realtà aumentata, installazioni e tanta musica, ovunque. E' questa la proposta della Fondazione Prometeo che porterà le sue iniziative dal quartiere San Leonardo alla Casa del suono, dal ponte Romano al ponte Nord, dalla Pilotta alla Casa della musica fino alla confluenza della Parma con il Baganza dove la magia di getti luminescenti incanterà a distanza. K.G.
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