Vanni Buttasi
Dagli applausi per gli spettacoli al Crazy Horse di Parigi a quelli di un'aula del plesso biotecnologico di via Volturno dove ha presentato la tesi su una pubblicazione scientifica sulla «Core stability» per conseguire la laurea triennale in Scienze motorie con il massimo dei voti: 110 e lode.
E' decisamente cambiato il mondo per Deborah Lettieri, conosciuta con il nome d'arte di Gloria da Parma, in questi ultimi due mesi ma lei, sorridendo, puntualizza: «Ne valeva la pena».
Così abbiamo avvicinato Deborah Lettieri, che il 30 luglio festeggia il compleanno («Quanti? Le ballerine del Crazy non hanno età»), appena dopo aver concluso brillantemente il suo corso di studi: la prima domanda è obbligo, perché Scienze motorie? «Avevo iniziato - sottolinea - perché insegnavo danza. In Italia non c'è una formazione artistica universitaria nel campo della danza che consenta di avere sbocchi professionali. Così avevo deciso di iscrivermi a Scienze motorie perché mi dava basi importanti. Poi Parigi ha chiamato, era l'inizio del 2012, ho risposto senza esitare e sono partita dicendo che avrei completato i tre esami che mi mancavano il prima possibile. Poi il Crazy Horse mi ha ingaggiata a tempo pieno e ho dovuto rimandare per troppo tempo il completamento degli studi».
Si ferma un attimo e poi riprende: «Quest'anno mi sono sono decisa, ho ripreso in mano i libri tra una prova e l'altra e poi mi sono presa due mesi di tempo per tornare a casa in famiglia e studiare a tempo pieno. Ho trascorso il primo mese sui libri, così ho preparato due esami in uno. E' stato difficile rimettermi nell'ottica dello studio ma grazie al sostegno di mio padre Raffaele e della sua compagna Aurora, che mi preparava i pasti, e mi coccolano come una principessa sono arrivata al fatidico giorno della laurea. Il sostegno delle persone che mi sono state vicino è stato molto importante, vorrei poter ringraziarle ufficialmente una ad una ma credo loro sappiano quanto sono grata».
Il discorso si sposta sulla laurea: «Subito dopo il superamento degli esami, ho lavorato sulla presentazione di un articolo scientifico sull'importanza dell'allenamento del “Core” nei ballerini. Lo studio prevedeva un programma di allenamento di nove settimane sulla Core stability per poi andare ad osservare il miglioramento della performance e di alcuni gesti tecnici su un gruppo di 24 ballerine. Ho scelto questo articolo perché è stato un'ispirazione per un futuro progetto che vorrei realizzare con l'Università di Parma: uno studio posturale sulle ragazze del Crazy Horse. La mia relatrice è stata la professoressa Giuliana Gobbi: insieme a lei, ho parlato con il professor Prisco Mirandola, presidente del corso di laurea in Scienze motorie, e con il professor Marco Vitale, direttore del dipartimento di Scienze biomediche, biotecnologiche e traslazionali dell'Università di Parma, del mio desiderio di realizzare questo studio ed ho ricevuto grande disponibilità da parte loro».
Ancora emozionata, nonostante le esperienze vissute sul palcoscenico parigino del Crazy Horse, Deborah Lettieri si sofferma ancora su questa giornata: «E' bellissimo, anche se un po' stressante. Emozioni molto diverse da quelle che provo sul palcoscenico, in questo ambiente mi sento meno a mio agio, ma la soddisfazione per il raggiungimento di un importante traguardo che aspettavo da tempo è enorme. Sono felice di aver concluso questo percorso e, siccome non mi fermo mai, ora penso già a cosa altro poter iniziare. Questi due mesi sono stati il periodo più lungo lontano dal palcoscenico del Crazy Horse, ho fatto lezioni di danza in questo lasso di tempo, ma la scena mi manca. Da Parigi è arrivata anche Maryse Cochet, ex responsabile di produzione del Crazy Horse, ora in pensione. Siamo molto legate perché ancora prima che io arrivassi a Parigi mi parlava al telefono in italiano, una volta arrivata in Francia mi ha fatto sentire a casa ed è stata un grande aiuto tra le difficoltà incontrate nel primo periodo in un Paese straniero, all'epoca il mio francese era tutt'altro che fluente».
La conversazione si sposta, poi, sulla sua esperienza di artista in una Parigi che, negli ultimi anni, è mutata totalmente a causa degli attentati terroristici. «L'ambiente è decisamente cambiato - racconta -, io sono abbastanza tranquilla, cerco di non modificare la mia vita a causa degli ultimi eventi, cerco di non lasciarmi spaventare, ma naturalmente, anch'io adesso, faccio molta più attenzione ai luoghi che frequento. Parigi resta una città magica, non bisogna lasciare che la paura prenda il sopravvento, i francesi in questo danno un ottimo esempio. Adoro ancora Parigi, anche se i miei familiari ed amici mi mancano e tra le cose di Parma, la cucina è quella che ritrovo sempre con più gioia».
«Ritornando - aggiunge -, invece, all'esperienza al Crazy Horse, la giudico positiva al cento per cento. Mi ha fatto crescere come ballerina, come interprete e come persona. Ha saputo tirar fuori una parte di femminilità e di grinta che in me erano nascoste, rifarei tutto da capo senza esitazioni. La prima volta sul palcoscenico? Timori, un po' di vergogna: non avevo mai ballato topless, ho una formazione di danza classica e contemporanea. Certamente non mi aspettavo un giorno di riuscire ad esibirmi su un palco di tale prestigio».
Infine con Deborah Lettieri parliamo anche del rapporto con le sue colleghe di scena: «Andiamo d'amore e d'accordo. Tanto che anche una collega Enny Gmatic voleva venire a sostenermi proprio nel giorno della mia laurea, purtroppo non ha avuto i giorni liberi. Con le ragazze siamo amiche anche nella vita, passiamo molto tempo insieme anche fuori dal Crazy. Ti basti questo aneddoto per capire il rapporto instaurato tra noi ballerine: quando una collega lascia la scena, ognuna di noi dà una foto o un video per questa ragazza, poi facciamo un montaggio in modo che le resti un regalo, che è anche un ricordo, del tempo passato con le altre ragazze al Crazy Horse».
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