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Graiani, il vigile del fuoco volante

Graiani, il vigile del fuoco volante

23 Gennaio 2017, 09:48

Parla Gabriele Graiani, vigile del fuoco di Parma: merito di una squadra formidabile

Chiara Pozzati

Le mani nodose disperatamente intrecciate alle sue. Mentre il verricello lo strappa alle case traboccanti neve, con la vecchina tra le braccia. Quella che può essere la nonna dell’Italia intera è ferita dentro e fuori. «Stia tranquilla signora sono qua» le, e forse si, ripete. Poi a bordo del Drago 60, l’elicottero AB412, arrivano i baci. E il placido sorriso della vecchina affiora e scioglie ogni paura. «E’ stato un turbinio d’emozioni che non si cancella. Ricorderò ogni sguardo stravolto, grato, ogni mano stretta alla mia, ogni uomo, donna e bimbo. Porterò tutti in un cassetto del cuore».

Gabriele Graiani, 55 anni, è appena rientrato da Ascoli. Il pompiere di via Chiavari, nonché responsabile operativo dei vigili del fuoco elisoccorritori dell’Emilia Romagna, ruba gli ultimi minuti alla moglie, alla sua quotidianità, per raccontarci anche questo spicchio di storia. In due giorni il suo gruppo – il reparto volo di Bologna – ha salvato 41 persone sparse tra le case abbarbicate sull’Appennino marchigiano. Gabriele lo conosciamo bene, per le sue prodezze, ma soprattutto per l’avversione atavica ai riflettori. Per questo non stupisce che la prima frase – dopo un caloroso saluto – sia: «Sia chiaro, il mio è stato un gruppo formidabile. Niente personalismi per carità». Così, spieghiamo subito che l’équipe del reparto volo di Bologna era composta da due piloti, un tecnico di bordo e due elisoccorritori (uno dei quali era Graiani).

«Fondamentale è il lavoro in sinergia. Se i piloti non fossero stati in grado di mantenere stabile l'elicottero – anche in condizioni estreme, di scarsa visibilità – nessuno sarebbe riuscito a far nulla». E tocchi con mano l’esperienza e la tecnica di questi uomini capaci di capirsi con un battito di ciglia. Che sanno anestetizzare le emozioni, quando è necessario essere concentrati al massimo.

«Abbiamo lavorato dall’alba fino a sera, proprio per recuperare quante più persone possibili» chiosa ancora il pompiere parmigiano. Le prime ad avvistare l’elicottero della speranza sono state quindici persone («fra cui donne e bimbi») rimaste prigioniere delle proprie case ad Arola (frazioncina di Acquasanta Terme, sempre in provincia di Ascoli). Case buie, fredde. Tutto intorno muri di neve, alcuni alti fino a tre metri. Stessa cieca disperazione a Piandelloro, dove Drago 60 ha «ripescato» sei anziani, fra cui alcuni 90enni, rimasti isolati per quattro giorni. Un’operazione delicatissima e segnata dalla determinazione dei pompieri dei cieli: «Quando siamo approdati a Piandelloro la prima volta le condizioni erano troppo avverse e abbiamo dovuto desistere. Sarebbe stato troppo pericoloso tentare qualsiasi manovra» spiega Graiani.

Ecco perché hanno atteso giusto l’alba – e le condizioni meteo necessarie – per tornare. Prodezze a mezz'aria non per gloria, ma per salvare vite. Come ad Agore, quando un nipote in ansia per la propria nonna ha chiesto l’intervento della squadra. «Insieme a lui siamo andati a recuperare questa signora e un altro residente per cui ci siamo calati proprio di fronte alla porta di casa». Non c’è stato tempo per chiedere un nome, in quei momenti si pensa solo a «galleggiare» con l’elicottero dove non si può arrancare a piedi. Però quegli occhi «lucidi dei nonni, tornati bimbi impauriti di fronte alla neve che inghiotte, non si dimenticano. E nemmeno la gratitudine semplice e autentica di chi ti bacia e ti stringe la mano, ma se potesse ti regalerebbe il mondo».

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