Luca Pelagatti
«Vi pare possibile che una persona si becchi una coltellata solo perché va ai giardinetti per fare giocare il proprio bambino?». La risposta, ovviamente, è no. E non ci dovrebbe essere nient'altro da aggiungere. Ma la nostra città ormai non riesce più a riconoscersi, fa fatica a capirsi. E quindi può succedere anche questo: che per regalare una mezz'ora d'afa sullo scivolo al proprio figlio ci si ritrovi al pronto soccorso. Con il sangue sulla maglia a domandarsi cosa sarebbe successo se la lama avesse colpito qualche centimetro più in la. Mario (il nome è di fantasia, su richiesta dell'interessato) ha 47 anni, una lenta cadenza nostrana ma parla a raffica. Con l'urgenza di chi vorrebbe raccontare a tutti qualcosa di cui non si dà pace. «Il parco dei Vetrai, tra via Milano e via Europa, l'ho scoperto per caso e mi sembrava un posto tranquillo, senza rischi. Così, venerdì pomeriggio, verso le 18, ci sono andato con mio figlio. Lui giocava sullo scivolo, sul dondolo e io mi sono fermato all'ombra di uno dei due gazebo di legno». In tutto sono poche decine di metri di erba gialla e piante che non ne vogliono sapere di crescere. E Mario a tutto avrebbe pensato tranne che ad avere paura. «Ad un certo punto ho notato quel tale: età intorno ai trent'anni, corporatura massiccia. L'ho guardato perché aveva un passo deciso, sembrava nervoso. Appena entrato nel parco, dalla parte di via Europa, ha buttato con rabbia a terra la sigaretta e ha puntato verso l'altro gazebo. E ha iniziato a strepitare». La ricostruzione dei carabinieri svelerà poi che quell'uomo, un tunisino ben noto alle forze dell'ordine, era ubriaco, che molti hanno già avuto a che fare con i suoi scoppi d'ira, che è uno di quelli da cui è sempre meglio girare al largo. Ma Mario non lo poteva sapere. Per lui era solo uno che urlava e inveiva. Così Mario ha iniziato a guardare. Cercando di capire cosa stesse accadendo. «Ho visto che litigava con dei ragazzi che stavano sotto l'altro gazebo. Si sentiva gridare, erano agitati. Ad un certo punto ho visto che ha spintonato uno di quelli con cui stava discutendo e che quello è finito a terra». Poteva finire qui. Se Mario avesse rispettato le regole non scritte del fatti sempre e comunque gli affari tuoi il suo pomeriggio avrebbe potuto prendere una piega diversa. Il padre avrebbe preso per mano il bambino e avrebbe girato le spalle al parco e a quel tale. «Invece senza immaginare mi sono appena avvicinato, ho incrociato lo sguardo di quello che era stato buttato a terra». Per lui era una reazione normale. Per quel magrebino ubriaco è diventata una provocazione. «Si è girato verso di me, mi ha urlato cosa avessi da guardare, di farmi i fatti miei. E io gli ho risposto di darsi una calmata». La storia finisce qui. O meglio: tutto succede adesso. Ma è come se si trattasse di un film già scritto, di un copione visto anche troppe volte. «Mi è venuto incontro, mi si è piazzato davanti, era chiaro che voleva litigare. Io sul momento non ho realizzato il rischio, gli ho ripetuto di calmarsi e quello ha allungato la mano all'indietro, verso le tasche». Poteva sembrare il gesto di chi carica un pugno: invece lo straniero ha afferrato una forbice da elettricista che teneva in tasca e con quella ha iniziato a colpire. «Mi ha rifilato tre colpi, sembravano pugni dati in maniera sgraziata diretti verso il mio petto, sotto l'ascella. Allora l'ho allontanato, ho provato a difendermi, l'ho colpito a mia volta per scacciarlo e quello, in effetti, è fuggito». Mentre Mario, troppo tardi, ha cominciato a preoccuparsi. «Non avevo ancora compreso di essere stato ferito. Ho sentito il fianco bagnato, ho visto la maglietta tagliata. E allora uno di quelli che erano li mi ha indicato il costato: “Stai sanguinando”, mi ha detto». A quel punto è partita la telefonata al 118 e il ferito è stato soccorso dagli operatori mentre una pattuglia dei carabinieri setacciava la zona. «Io sono andato al pronto soccorso, per fortuna le ferite non sono profonde, guarirò in pochi giorni». Ma resta la domanda iniziale: è possibile rimediare delle coltellate ai giardinetti, vicino allo scivolo dove giocano i bambini? «Ecco, secondo me non è giusto. Ecco perché io ho sporto denuncia, perché voglio che quella persona risponda di quello che ha fatto, che non accada più». I carabinieri, per parte loro, dicono di avere già identificato l'aggressore, che lo stanno cercando, che si tratta solo di rintracciarlo e contestargli quell'assalto. Ma questo sarà materia per la cronaca dei prossimi giorni. Per ora resta lo sconcerto di Mario. E la frase che continua a ripetere: «Io subito ho pensato a mio figlio, volevo evitare che gli succedesse qualcosa. E questo è ciò che conta. Ma una cosa del genere proprio no, non la potevo immaginare. E se questa adesso è la nostra città, allora c'è qualcosa che non funziona».
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