MONICA TIEZZI
«Quando sono arrivato stavo per fare una battuta all'infermiere: “allora ci siete ancora...”. Poi mi sono morso la lingua».
Ore 15, sala d'attesa dell'Ematologia e Centro trapianti midollo osseo, quello al centro della bufera giudiziaria, al sesto piano della torre delle medicine dell'ospedale Maggiore. Le notizie sull'ennesimo scandalo che investe la sanità - per chi è alle prese con la personale e quotidiana lotta alla malattia - si possono prendere anche con ironia. Fa così un paziente, uno dei 12 in attesa della chiamata dell'infermiere: «Quando ho letto i particolari sull'inchiesta qualche domanda me la sono posta. Saranno giusti i farmaci che sto prendendo o sono un favore a qualche azienda? Chiederò ai medici, perché gli effetti collaterali sono tanti».
«Sono cose che fanno male, creano sfiducia - interviene un'altra paziente - Frequento il reparto da otto anni, ho sempre trovato medici e infermieri competenti. Ora questo scandalo... si metta nei nostri panni». «Una vergogna. Ora vogliamo sapere tutto» incalza una signora.
L'altra faccia dell'inchiesta Conquibus è questa: malati spaesati e pieni di dubbi, e un'alleanza terapeutica in alcuni casi da ricostruire.
Per questo ieri direttore del Maggiore e rettore dell'ateneo si sono affrettati a rassicurare sulla continuità delle cure i tanti pazienti del reparto (circa 200 quelli in terapia attiva). Ma il danno è grande.
«È una vicenda triste che crea sfiducia in un settore di eccellenza in Italia, e di certo a Parma, dove il trapianto non compatibile è fatto ai massimi livelli - dice Rita Malavolta, presidente nazionale e della sezione regionale Emilia-Romagna di Admo, l'Associazione donatori di midollo osseo - L'ematologia in Italia è all'avanguardia e offre servizi gratuiti, particolare non scontato altrove. Attendiamo gli esiti dell'indagine e restiamo impegnati a trovare donatori da registro, che resta la prima scelta se non ci sono familiari compatibili».
Richiama ad una maggiore vigilanza sui «luminari» Giovanni Oliva, referente della Cisl per l'ospedale Maggiore: «Chi entra in un'azienda pubblica deve essere sempre sotto la lente di ingrandimento. E bisogna migliorare anche le selezioni del personale». Ma sulla continuità delle cure aggiunge: «Dietro i dirigenti ci sono equipe in grado di affrontare tutte le situazioni».
«Ci preoccupano i contraccolpi per l'utenza. L'ospedale deve recuperare credibilità sul livello assistenziale, in un reparto che resta un fiore all'occhiello» dice Paolo Bertoletti del Sindacato pensionati Cgil.
Dei contraccolpi sul personale parla invece Rosalba Calandra Checco, segretaria generale della Funzione pubblica Cgil: «Si sentono denigrati dagli scandali anche gli operatori sanitari, e sono tanti, che lavorano per il bene comune».
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