Chiara Pozzati
Delle scritte demenziali comparse di fianco al negozio Magicover ne abbiamo parlato giusto ieri. Ma c’è un altro sfregio che brucia in via D’Azeglio. «Pirati», con grafia panciuta e spray nero, si è materializzato su una delle colonne della Santissima Annunziata. Il tutto alimentando la rabbia (e anche il senso di appartenenza) di mezzo quartiere. Ingiustificabile cicatrice, ma anche un vero e proprio rebus da sciogliere. Perché nessuno riesce a comprendere cosa realmente significhi il messaggio e a chi fosse rivolto. Si sa solo che è spuntata nella stessa notte di scorribande sui muri, quella tra martedì e mercoledì, diventando un piccolo «casus». «Certo rappresenta lo scempio della bellezza, ma a me piacerebbe incontrare gli autori di questo gesto e non additarli». Allarga le braccia Andrea Grossi, padre superiore dei frati francescani che sono l'anima del «duomo dell'Oltretorrente». Un pizzico d’amarezza traspare dagli occhi, ma sfodera il tono dell’urgenza quando mette in chiaro che «la polemica urlata non porta a nulla. E, nonostante il modo banale, superficiale e scorretto, chi ha scritto voleva dire qualcosa». Anche se perfino a lui quel «pirati» è difficile da interpretare. «Non saprei proprio a cosa fosse riferito. Magari è legato alle altre scritte, magari è un messaggio per noi, forse una bravata. Ma il senso è riuscire a capire cosa ci sia dietro». Non porgere l’altra guancia, ma andare oltre la rabbia per comprendere e tentare di tendere la mano a chi ha sbagliato. Il frate ammette che questo gioiello della fine del ‘500, una delle chiese più amate della città, è generalmente molto rispettato: «Ci sentiamo proprio all’interno di un’isola stimata. Al centro di una casbah, un crocevia di speranza». Già, perché è proprio all’ombra dell’Annunziata che la mensa della carità di Padre Lino mette a tavola tutto il mondo. Con una precisazione: «L’accoglienza non passa solo attraverso il buon cibo - chiosa ancora il francescano -. Ogni giorno cerchiamo di far sentire a casa ogni persona che si affida a noi». Un’impresa non semplice, perché spesso disagio e dolore non sono fardelli semplici da sopportare e qualche avventore diventa più irrequieto.
«Eppure, almeno dal mio arrivo, nel 2013, è la prima volta che i writers deturpano la basilica». C’è un’altra scritta che s’intravede nonostante la pazienza chirurgica per toglierla, «ma è molto vecchia. Non saprei dire a quanto tempo fa risale». Certo ci fu la profanazione dell’antico crocifisso danneggiato, a fine giugno di ormai due anni fa, «ma la natura dell’episodio fu diversa ancora» taglia corto il padre superiore. Che con garbo chiarisce di non volere tornare su quell’episodio. E torna a bomba a quei «pirati» di oggi: «Forse è stata solo una bravata, forse voleva essere un messaggio preciso rivolto a non si sa chi. Ma colgo l’occasione per ricordare che la bellezza è fatta di piccole cose. Di fronte alla basilica non c’è solo la scritta, ma anche le sigarette lasciate ogni giorno da persone perbene, le biciclette accostate al muro talmente strette da lasciare segni…». Insomma serve l’aiuto e la cura di tutti. E se il religioso tiene a smorzare polemiche, il resto del quartiere alza la voce: «Chiunque sia stato non si può che definire teppista, vandalo. E non sono atti da prendere alla leggera» tuonano alcuni residenti e fedeli. La speranza è che le telecamere della videosorveglianza comunale abbiano «catturato» la mano molesta (e anche un volto). Anche se per capire il motivo di questo gesto, forse non basta un fotogramma.
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da BCC Rivarolo Mantovano
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata