GEORGIA AZZALI
«A mali estremi, estremi rimedi». Avrebbe rispolverato l'antico proverbio, Luigi Colla, parlando con alcuni conoscenti del suo rapporto con Elisa. Di quella storia lunga 13 anni, ma ormai al capolinea. Che lei voleva chiudere, mentre lui avrebbe fatto di tutto per tenere accanto a sé la compagna. Fino ad ucciderla. Inquietanti e profetiche, quelle parole che sarebbero state pronunciate da Colla qualche giorno prima del delitto: il giudice Mattia Fiorentini, che lo scorso novembre l'ha condannato in primo grado a 30 anni, ne è convinto. «Non si dubita che Colla Luigi avesse conservato dentro di sé, sino all'ultimo, la speranza di convincere Pavarani Elisa a rivedere la propria determinazione, motivo per il quale si era presentato all'appuntamento curato nell'aspetto, ma - scrive il giudice nelle motivazioni della sentenza depositate nei giorni scorsi - altrettanto certo è che, laddove la ragazza non avesse acconsentito a riprendere la relazione, l'imputato aveva già deliberato che non le avrebbe consentito di uscire viva dal proprio appartamento (questo il reale significato delle parole "a mali estremi, estremi rimedi", pronunciate dal Colla pochi giorni prima)».
Un uomo disperato, perché avrebbe dovuto rimettere insieme i pezzi della sua vita, e allo stesso tempo egoista e infantile. Ma altrettanto lucido e determinato, secondo il giudice, nel pianificare l'omicidio. Aveva chiesto a Elisa quell'appuntamento, il 10 settembre del 2016, per tentare di ricucire i fili del rapporto. Una decina di giorni prima, però, al ritorno da una breve vacanza a Riccione, lei le aveva chiesto una pausa di riflessione. Ma in realtà Elisa, 39 anni, aveva già deciso: accanto a lei, da qualche tempo, c'era un altro uomo, di cui Colla, 44 anni, ha sempre detto di non sapere nulla. E quell'incontro nell'appartamento di largo Carli, avrebbe dovuto chiarire definitivamente la situazione. Aveva ancora qualche lieve speranza, Colla, ma allo stesso tempo era consapevole della determinazione di Elisa: nei giorni precedenti amici e conoscenti gli avevano detto che la donna era decisa a voltare pagina. Quindi, secondo il giudice, Colla gioca la carta dell'«incontro chiarificatore», ma ha già pianificato l'omicidio. La prova? Quelle ricerche in internet di voci come «omicidio volontario», «infermità di mente» e carcere di Parma. Insomma, quando ha capito che le possibilità di far cambiare idea a Elisa erano praticamente nulle, «ha maturato il proposito omicida - sottolinea il giudice -, lo ha mantenuto nei giorni immediatamente precedenti al delitto e lo ha realizzato poche ore dopo il suo ultimo accesso sul web, una volta ingerito un cocktail di sostanze (alcol, Lexotan e marijuana) appositamente assunte per vincere i naturali freni inibitori».
Colla aveva tentato di spiegare quelle navigazioni in internet, dicendo che quelle informazioni sarebbero state utili a un collega di lavoro, di cui ha fatto il nome, alle prese con un problema giudiziario. «... il racconto - spiega il giudice - appare già di prim'acchito come un tentativo posticcio di imbastire una ricostruzione alternativa all'ipotesi della premeditazione... La narrazione è priva di dettagli fondamentali, inerenti la fantomatica aggressione e non spiega in alcun modo le ricerche inerenti il "delitto passionale", il "delitto d'onore" e l'"infermità mentale", oltre che le numerosissime ricerche sulle tecniche di decriptazione delle chiamate anonime, attraverso le quali il Colla aveva cercato di capire se e come fosse possibile risalire al numero chiamante in caso di telefonate con ID "nascosto"».
La casa di largo Carli diventa una trappola mortale per Elisa. Le prime due coltellate la colpiscono alle spalle, poi almeno altri sette fendenti al torace e all'addome. Nessun segno di lotta né di resistenza da parte della donna, tranne una minima reazione dopo i due colpi in iniziali. Al contrario - annota il giudice - «se fosse vero che il Colla aveva afferrato d'impeto l'arma del delitto dalla cucina in un moto di rabbia, se ne sarebbe accorta e avrebbe posto in essere una strenua difesa».
Aveva paura, Elisa. Ma più per lui che per se stessa. Tre giorni prima dell'omicidio aveva chiamato, in piena notte, la madre di Colla per dirle che aveva sentito Luigi molto inquieto. Temeva potesse farsi del male. Non pensava potesse accanirsi su di lei.
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