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Lettera dei familiari dall'Argentina: «Perché Samuele ha ucciso Gabriela?»

Lettera dei familiari dall'Argentina: «Perché Samuele ha ucciso Gabriela?»

12 Gennaio 2017, 11:20

Lo strazio dei genitori nel Paese sudamericano

Luca Pelagatti

Non sono solo due le vite finite la notte di Natale. Certo, la gelida contabilità dei verbali parla di due morti, Gabriela e Kelly, si concentra sui segni lasciati dal coltello, cataloga le tracce, ricostruisce alibi e moventi. Però in questo feroce inventario dell'orrore manca un capitolo: ed è quello che riguarda le vittime che fino ad oggi sono rimaste senza nome, invisibili e lontane dall'Angelica club. Ma non per questo meno coinvolte, meno straziate.

Per capirlo fino in fondo abbiamo dovuto attendere fino ad oggi e leggere, con emozione sempre crescente, le parole arrivate dall'altra parte dell'Oceano, per la precisione da Rosario, in Argentina. Il paese dove Gabriela ha vissuto la prima parte della sua vita, dove ha lasciato un bagaglio di affetti veri, dove vivono ancora i genitori. Che proprio nei giorni di Natale, quelli che t'aspetti portino l'emozione di una telefonata per gli auguri e di un sorriso da lontano, hanno invece scoperto che la loro figlia non li avrebbe potuti chiamare più. E che oltre al dolore si stava spalancando per loro un nuovo baratro. Fatto di verità mai neppure sfiorate.

«Mi chiamo Ariel Fasciolo, sono il cognato di Gabriela e in questa parte di mondo continuiamo a piangere», scrive il marito della sorella della donna. Che poi, con compostezza venata di sgomento, racconta della nuova routine a cui questo delitto ha obbligato la sua famiglia: che ora scorre senza pace le pagine web del giornale per trovare notizie, informazioni. E, almeno, provare a comprendere.

«I suoi genitori anziani ancora non capiscono perché si è lasciata influenzare da questa persona (Samuele) ed ha scelto il mondo della notte e la prostituzione», scrive il cognato quasi con pudore, senza inveire. Ma solo invocando quella giustizia che è la sola possibile risposta a un gesto che non può avere giustificazioni.

Non solo: Ariel Fasciolo si preoccupa ora per le figlie di Gabriela con cui non riesce neppure a mettersi in contatto e chiede un contatto. Per sapere del processo, certo, ma anche e soprattutto di Gabriela, del suo funerale, del solo modo rimasto alla sua famiglia per dirle addio.

«I suoi genitori non capiscono perché quell'uomo l'ha uccisa visto che lo consideravano come un figlio», continua poi chiedendo a qualcuno di mettersi in contatto con loro. Loro, ovvero i familiari, gli amici, chi resta a fare i conti con il dolore, chi deve continuare a vivere. Ma che ora e per sempre ricorderà quelle vite finite. Sentendo che anche la propria non sarà mai più la stessa.

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