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Parma, la rovente estate di via Burla

Parma, la rovente estate di via Burla

30 Agosto 2017, 14:02

Proteste e risse fra detenuti, suicidi, sovraffollamento, pochi agenti. Il carcere è una polveriera

Michele Ceparano

L'estate rovente di via Burla. L'atmosfera nei penitenziari, e specialmente in quello parmigiano, è sempre piuttosto calda, ma questa è stata un'estate ad altissima tensione. Specialmente negli ultimi giorni si sono registrati alcuni fatti che hanno incrinato ulteriormente l'equilibrio già molto precario dell'istituto penitenziario che è già una «polveriera» per diversi problemi tra cui non va dimenticato quello di una cronica insufficienza di agenti. L'ultimo episodio risale a domenica pomeriggio quando i detenuti della Media sicurezza si sono rifiutati di rientrare in sezione. Ne ha dato notizia l'Osapp, l'organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria.

Ufficialmente la rivolta sarebbe legata alla qualità del cibo che viene distribuito all'interno del carcere, ma la rivendicazione avrebbe invece altre origini. In particolare, alla base della rivolta ci sarebbe la richiesta dei detenuti del lato B (quelli più problematici) di concedere anche a loro il regime delle celle aperte, come avviene nelle altre sezioni cosiddette a «sorveglianza dinamica» in cui i detenuti possono muoversi per un numero maggiore di ore e in spazi molto più ampi.

La rivolta è durata diverse ore e solamente nel tardo pomeriggio la situazione è stata riportata alla normalità: ci sono stati però attimi di tensione tra i detenuti e gli agenti di polizia penitenziaria. Le cose poi si sono «sistemate». Ma fino a quando, ci si chiede all'interno della struttura di via Burla?

La protesta appena riportata dal sindacato non è stato l'unico episodio movimentato accaduto nel carcere di Parma negli ultimi giorni. Poco tempo prima, infatti, si era scatenata una rissa tra detenuti sempre della Media sicurezza durante la quale un maghrebino aveva colpito altri quattro reclusi, tre suoi connazionali e un italiano, con una sorta di arma bianca, tipo coltello, che lui stesso era riuscito a costruirsi.

L'aggressore avrebbe aggredito gli altri quattro detenuti per questioni legate alla distribuzione di psicofarmaci all'interno del carcere.

Nel corso dell'aggressione, ora oggetto dell'indagine da parte della polizia penitenziaria, i quattro detenuti sono stati colpiti dal maghrebino con fendenti al petto e alle gambe e hanno dovuto sottoporsi alle cure dei medici; tutti giudicati guaribili in quindici giorni.

Senza poi parlare dell'emergenza suicidi o tentativi di suicidio. Negli ultimi tre mesi due sono stati infatti i detenuti che si sono tolti la vita, tra cui recentemente Samuele Turco, che nel Natale scorso uccise Gabriela Altamirano e Luca Manici, per tutti a Parma «la Kelly». Pochi giorni fa si è registrato invece un tentativo di suicidio: un detenuto italiano si è infatti tagliato le vene ed è stato trasportato da un'ambulanza del 118 all'ospedale Maggiore dove i medici lo hanno salvato in extremis.

Questi ultimi fatti - la protesta dei detenuti, la rissa per gli psicofarmaci con quattro persone ferite e finite all'ospedale, i suicidi e i tentativi di togliersi la vita - accaduti nell'istituto di via Burla hanno un minimo comune denominatore. Si sono infatti tutti consumati nella Media sicurezza (dove è recluso anche Solomon Nyantakyi e in cui sono detenute le persone che hanno commesso reati cosiddetti comuni, molti dei quali legati alla droga). E' il reparto dell'istituto penitenziario parmigiano in cui c'è più sovraffollamento e in cui si è di fronte alle maggiori problematiche, legate soprattutto alla tossicodipendenza, alle emergenze sanitarie e psichiatriche ma anche alla convivenza interetnica.

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